UFFICIO DELLE LETTURE
Venerdì, 27 marzo 2026
VENERDI
DELLA QUINTA SETTIMANA DI QUARESIMA
V O Dio, vieni a salvarmi.
R Signore, vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
Lode a te, Signore, re di eterna gloria.
INNO
Dio disse: «Facciamo l’uomo e dòmini» (Gn 1, 26)
Quando l’Ufficio delle letture si dice nelle ore del giorno:
L’alta tua fantasia
ha popolato, Signore, la terra,
con ordinata sapienza chiamando
e fiere e rettili e bestie del campo.
E quasi re, sugli animali ignari
hai posto l’uomo, tua vivente immagine,
dell’universo coscienza e voce:
e così fu compiuto il sesto giorno.
La nostra nobiltà difendi, o Dio,
salva l’uomo dal male
che contamina il cuore
e i tuoi figli avvilisce.
La grazia accordi l’animo alla lode:
ogni groviglio di contesa sciogli,
prosperi nella pace il nostro giorno,
salvaci nella gioia.
A te leviamo, Padre, la supplica
per Gesù Cristo tuo Figlio
che nello Spirito santo
regna con te nei secoli. Amen.
latino
Plasmátor hóminis, Deus,
qui, cuncta solus órdinans,
humum iubes prodúcere
reptántis et feræ genus;
Qui magna rerum córpora,
dictu iubéntis vívida,
ut sérviant per órdinem
subdens dedísti hómini:
Repélle a servis tuis
quicquid per immundítiam
aut móribus se súggerit,
aut áctibus se intérserit.
Da gaudiórum præmia,
da gratiárum múnera;
dissólve litis víncula,
astrínge pacis fœdera.
Præsta, Pater piíssime,
per Iesum Christum Dóminum,
qui tecum in perpétuum
regnat cum sancto Spíritu. Amen.
in canto
L’altissimo tuo pensiero
la terra ha colmato, Signore,
chiamando con ordine saggio
le fiere e le bestie del campo.
E re sopra tutti i viventi
hai posto, a tua immagine, l’uomo:
coscienza e voce del mondo,
vicario del piano di Dio.
Difendi la nostra grandezza
e salvaci, o Dio, dal male,
che il cuore gravato minaccia
e i figli che ami avvilisce.
La grazia conduca alla lode
sciogliendo contese e litigi:
fiorisca nel giorno la pace
e guidaci tu alla gioia.
Ascoltaci, Padre clemente,
per Cristo Gesù tuo Figlio,
che regna con te nello Spirito
da sempre e per sempre nei secoli. Amen.
INNO
Quando l’Ufficio delle letture si dice nelle ore notturne o nelle prime ore del mattino:
Tu che l’arcana voce di Dio
unico Figlio proclama,
o contemplata gloria degli angeli,
sei la salvezza e il vigore del mondo.
Cibo, bevanda, senso alla fatica
tu sei, dolcezza alla quiete, Cristo;
ogni disgusto, ogni triste livore
dall’anima disperdi.
Lieto splendore che vinci le tenebre,
dall’odioso Nemico salvaci;
sciogli dall’impaccio delle colpe e guidaci
alla dimora del cielo.
Al Padre, eterno Signore dei secoli,
all’Unigenito amato, allo Spirito
dal coro dei credenti
gioiosamente si levi il cantico. Amen.
latino
Christe, tu Patris, Patre teste, Proles
tuque sanctórum decus angelórum,
tu salus mundi, via, vita, virtus
créderis esse.
Esto tu noster cibus atque potus,
tu labor, virtus, réquies, amíctus;
livor absístat, tumor, ira, luxus
mæror et omnis.
Lucem infúndens ténebras repélle,
aufer infésti láqueos dracónis,
vincla dissólvens scélerum, fer astra
scándere nobis.
Glória summum résonet Paréntem,
glória Natum, paritérque sanctum
Spíritum dulci modulétur hymno
omne per ævum. Amen.
in canto
La voce arcana di Dio
te unico Figlio proclama:
sei luce gloriosa degli angeli,
salvezza e vigore del mondo.
Tu cibo, bevanda e ristoro,
dolcezza alla quiete, o Cristo;
disperdi dall’anima inquieta
disgusto e triste vigore.
Splendore che vinci la notte,
soccorrici contro il Nemico;
noi, schiavi di colpa, purifica
e guidaci al Regno dei cieli.
Al Padre, Signore dei secoli,
al Figlio Unigenito amato,
uniti nell’unico Spirito,
gioioso si levo il canto. Amen.
CANTICO DEI TRE GIOVANI
Cfr. Dn 3, 52-56
Ogni creatura lodi il Signore
Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto il tuo nome glorioso e santo, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto sei tu nel tuo tempio santo glorioso, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto sei tu sul trono del tuo regno, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi †
e siedi sui cherubini, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto sei tu nel firmamento del cielo, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito santo, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Come era nel principio e ora e sempre
nei secoli dei secoli, amen, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
SALMODIA
Salmo 34, 1-2, 3c. 9-19. 22-23. 27-28
Il Signore salva nella persecuzione
Cristo… con il proprio sangue entrò una volta per sempre nel santuario, procurandoci così una redenzione eterna (Eb 9, 12).
I (1-2. 3c. 9-12)
Ant. 1 Signore, giudica chi mi accusa,
combatti chi mi combatte. *
Afferra i tuoi scudi e sorgi in mio aiuto. †
Signore, giudica chi mi accusa, *
combatti chi mi combatte.
Afferra i tuoi scudi *
e sorgi in mio aiuto.
† Di’ all’anima mia: *
«Sono io la tua salvezza».
Io invece esulterò nel Signore *
per la gioia della sua salvezza.
Tutte le mie ossa dicano: «Chi è come te, Signore, †
che liberi il debole dal più forte, *
il misero e il povero dal predatore?».
Sorgevano testimoni violenti, *
mi interrogavano su ciò che ignoravo,
mi rendevano male per bene: *
una desolazione per la mia vita.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
Ant. 1 Signore, giudica chi mi accusa,
combatti chi mi combatte. *
Afferra i tuoi scudi e sorgi in mio aiuto.
II (13-16)
Ant. 2 Salvami, o Dio, da chi gode della mia caduta *
e contro di me si raduna.
Io, quand’erano malati, vestivo di sacco, †
mi affliggevo col digiuno, *
riecheggiava nel mio petto la mia preghiera.
Mi angustiavo come per l’amico, per il fratello, *
come in lutto per la madre mi prostravo nel dolore.
Ma essi godono della mia caduta, si radunano, *
si radunano contro di me per colpirmi all’improvviso.
Mi dilaniano senza posa, †
mi mettono alla prova, scherno su scherno, *
contro di me digrignano i denti.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
Ant. 2 Salvami, o Dio, da chi gode della mia caduta *
e contro di me si raduna.
III (17-19. 22-23. 27-28)
Ant. 3 Dèstati per la mia causa, Signore.
Fino a quando, Signore, starai a guardare? †
Libera la mia vita dalla loro violenza, *
dalle zanne dei leoni l’unico mio bene.
Ti loderò nella grande assemblea, *
ti celebrerò in mezzo a un popolo numeroso.
Non esultino su di me i nemici bugiardi, *
non strizzi l’occhio chi mi odia senza motivo.
Signore, tu hai visto, non tacere; *
Dio, da me non stare lontano.
Dèstati, svégliati per il mio giudizio, *
per la mia causa, Signore mio Dio.
Esulti e gioisca chi ama il mio diritto, †
dica sempre: «Grande è il Signore *
che vuole la pace del suo servo».
La mia lingua celebrerà la tua giustizia, *
canterà la tua lode per sempre.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
Ant. 3 Dèstati per la mia causa, Signore.
Kyrie eleison, Kyrie eleison, Kyrie eleison.
V Tu sei benedetto, Signore.
R Amen.
L Benedicimi, Padre.
V Per Cristo, che è via e verità,
la divina Maestà ci benedica.
R Amen.
PRIMA LETTURA
Eb 12, 14-29
Dalla lettera agli Ebrei
Accostiamoci al monte del Dio vivente
Fratelli, cercate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai il Signore, vigilando che nessuno venga meno alla grazia di Dio. Non spunti né cresca alcuna radice velenosa in mezzo a voi, che provochi torbidi, così che molti ne siano infettati; non vi sia nessun fornicatore e nessun profanatore, come Esaù, che in cambio di una sola pietanza vendette la sua primogenitura. E voi ben sapete che in seguito, quando volle ottenere in eredità la benedizione, fu respinto, perché non trovò possibilità che il padre mutasse sentimento, sebbene glielo richiedesse con lacrime.
Voi infatti non vi siete accostati a qualche cosa di tangibile, né a un fuoco ardente, né a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano che Dio non rivolgesse più a loro la parola; poiché non potevano sopportare l’intimazione data: «Se anche una bestia tocca il monte sia lapidata» (Es 19, 13). Lo spettacolo, in realtà, era così terrificante che Mosè disse: «Ho paura» e tremò. Voi vi siete invece accostati al monte Sion e alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli, all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti portati alla perfezione, al Mediatore della Nuova Alleanza e al sangue dell’aspersione dalla voce più eloquente di quello di Abele.
Guardatevi perciò di non rifiutare colui che parla; perché se quelli non trovano scampo per aver rifiutato colui che promulgava oracoli sulla terra, molto meno lo troveremo noi, se volteremo le spalle a colui che parla dai cieli. La sua voce infatti un giorno scosse la terra; adesso invece ha fatto questa promessa: «Ancora una volta io scuoterò» non solo «la terra», ma anche «il cielo» (Ag 2, 6). La parola «ancora una volta» sta a indicare che le cose che vengono scosse son destinate a passare, in quanto sono create, perché rimangano quelle che sono incrollabili.
Perciò, poiché noi riceviamo in eredità un regno incrollabile, conserviamo questa grazia e per suo mezzo rendiamo a Dio un culto gradito a lui, con riverenza e timore; perché il nostro «Dio è un fuoco divoratore» (Dt 4, 24).
RESPONSORIO
Cfr. 2Mac 2, 18; Lc 15, 17
R In te, Dio, tutti speriamo
che ci usi presto misericordia.
Così il Signore ha detto:
«Mi rallegrerò di più per un peccatore pentito,
che per novantanove giusti
a cui pentirsi non serve.
V In verità vi dico: ci sarà più gioia in cielo
per un peccatore convertito,
che per novantanove giusti
a cui pentirsi non serve».
L Benedicimi, Padre.
V La grazia dello Spirito santo
illumini i nostri sensi e il nostro cuore.
R Amen.
SECONDA LETTURA
Dal «Trattato su Elia e il digiuno» di sant’Ambrogio, vescovo
21, 89-80; 22, 83-84: CSEL XXXII/I, 460-462. 463-464)
Quali atleti di Cristo,
battiamoci ora da valorosi
Siamo atleti, combattiamo come in uno stadio spirituale. Perciò un buon atleta diceva: «Siamo diventati spettacolo per questo mondo» (1Cor 9, 24), e in un altro passo: «Corro, non come verso una meta incerta, impegno le mie energie non come chi batte l’aria, ma castigo il mio corpo» (1Cor 4, 9), e in un altro passo: «Dimenticando ciò che sta alle mie spalle e cercando di raggiungere ciò che sta davanti a me, tendo alla meta, al premio» (1Cor 9, 26. 27). Siamo dunque atleti, dobbiamo gareggiare secondo le regole. Molte sono le gare, e chi oggi è stato vinto, domani si rifà. Prima si lotta per il premio, poi per la corona. Forse l’atleta sta in ozio, una volta che si è iscritto alla gara? Si esercita ogni giorno, ogni giorno si unge. Gli si dà il cibo esattamente adatto al combattimento, si richiede la disciplina, si custodisce la castità.
Anche tu hai dato il tuo nome al combattimento di Cristo, ti sei iscritto alla gara per la corona: prepàrati, esèrcitati, ungiti con l’olio della letizia, con unguento sparso in abbondanza. Il tuo cibo sia il cibo della sobrietà, non abbia ombra d’intemperanza, ombra di lussuria; la tua bevanda sia alquanto parca, perché non penetri in te una pur lieve ebbrezza, custodisci la castità del corpo per poter essere in grado di ottenere la corona, perché il giudizio che ti meriti non amareggi l’animo dello spettatore e i tuoi sostenitori, vedendoti svogliato, ti abbandonino.
Ti guardano gli arcangeli, le potestà, le dominazioni e quelle diecimila decine di migliaia di angeli. Considera quanto sia indecoroso dover arrossire davanti a un tal numero; entrato nello stadio, eccita il vigore del tuo animo, sciogli i tuoi muscoli. Una volta sceso sul terreno, devi necessariamente coprirti di polvere, affrontare l’ardore del sole estivo. L’afa è pesante, ma dolce la vittoria; molesta la polvere che ti annebbia, ma ammirevole il saperla sopportare. Nessuno entra nello stadio coperto di polvere, ma le lotte rendono polveroso: si raccoglie polvere dov’è in palio la palma della vittoria. Nessuno riceve la corona se rimane ben pulito: la vittoria spetta a chi è coperto di polvere. Vieni dunque, Signore Gesù, si porti la tua corona, manda i vincitori al riposo, i vinti al pentimento. Anche se tu distruggi questo mondo, le tue opere invisibili sono più numerose di quelle che abbiamo visto. Chi è d’animo più angusto, non le vede, si duole che tu distrugga il mondo; ma chi sa guardare le cose invisibili, gode che tu venga per liberarci tutti. Sono lieti gli atleti che possono dire: «Venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra» (Mt 6, 19). Sarà lieta la creazione di essere liberata dalla vanità di questo mondo, essa che geme e partorisce, perché anche la creazione è soggetta alla vanità di questo mondo, finché si moltiplichi l’adozione dei figli e si compia la redenzione di tutto il corpo. Vantaggiosamente distruggerà dunque questo mondo.
Vi sarà infatti un cielo nuovo e «non esisterà più la notte» (Ap 21, 1; 22, 5). Perciò «rivelerà», dice, la sua «faccia» perché «possiamo contemplare senza veli la gloria di Cristo» (2Cor 3, 16. 18). È detto per te: «Accostatevi a lui e siate illuminati» (Sal 33, 6). Prendete il giogo di Cristo. Non spaventatevi perché è un giogo: affrettatevi perché è leggero. Non illividisce il collo, ma gli conferisce onore. Perché esitate, perché tardate? Non lega il collo con catene, ma avvince l’animo con la grazia, non lo costringe con l’imposizione.
Perché dici che non è ancora il momento? Ogni momento è opportuno per il perdono. Se ti offrissi dell’oro, non mi diresti: «Verrò domani», ma lo vuoi subito; nessuno differisce, nessuno adduce scuse. Si promette invece la redenzione dell’anima, e nessuno ha fretta.
SECONDA LETTURA
Dal messaggio radio-televisivo di venerdì 24 marzo 1978 al termine della Via Crucis di san Paolo VI, papa
(in Insegnamenti di Paolo VI, Vol. XVI. 1978, pp. 224-225)
Il mistero della Croce
«Eloi, Eloi, lama sabactani», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mc 15, 34). Questo è l’inizio testuale del Salmo 21, il quale esprime non certo la disperazione, impossibile in Cristo, ma la desolata e sconfinata tristezza della sua anima al colmo della sofferenza, sotto la valanga d’uno spasimante dolore umano d’ogni genere e misura, che Egli, Gesù, in sé riassume e rappresenta, con certo riferimento alla sua causa profonda e originaria, il peccato, di cui Egli innocente sopportava le conseguenze (Cf. 1Pt 2, 22-24), con la loro tragica e fatale conclusione, la morte (Cf. Rom 5, 12). Gesù è schiacciato sotto il peso insopportabile della sorte a Lui destinata, quella dell’Agnello di Dio (Gv 1, 29. 36), quella della vittima totale, quella del suo sacrificio.
Lo stupore soffoca il nostro respiro. Per fortunata vicenda di atti lo sguardo si volge all’intorno, interrogando: ma perché? ma per chi? Noi vorremmo che quanti hanno seguito questo itinerario concedessero alla propria coscienza un istante di spontanea sensibilità, e avessero a sperimentare quel momento di commozione e di simpatia, che non può essere privo d’una prima gioia, quella di sapersi immeritatamente, immensamente amati.
Questo è il mistero della Croce. È il mistero dell’amore di Dio, in Cristo per noi, per ciascuno di noi. San Paolo non cessa di ripeterlo: «Cristo amò me, e ha dato se stesso per me» (Gal 2, 20). E ancora: «Cristo vi ha amati e ha dato se stesso per voi» (Ef 5, 2). Quando eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi (Cf. Rom 5, 10-11). Un amore preveniente (Gv 4, 10), un amore insuperabile (Ibid. 15, 13). Un amore liberatore (Gal 4, 5), un amore gratuito (Ef 1, 6). Un amore sacrificale, «nel sangue di Cristo» (Gv 1, 7).
Che ciascuno di noi faccia nella propria coscienza personale l’esperimento della «Via Crucis»; e dica a se stesso le parole testè ricordate: Io sono stato amato fino alla morte da Cristo! Egli ha amato me, e ha dato se stesso per me! Provi ciascuno ad avere coscienza di questo vivo, personale, infinito amore rivolto da Gesù, Figlio del Dio vivente, alla singola persona che ciascuno di noi è: Io sono stato amato da Cristo così! Io, può dire chiunque, il peccatore, l’incredulo, il debole, l’infelice; nessuno escluda se stesso, ma lasci che la dolce violenza dell’amore di Cristo per lui, proprio per lui, lo avvolga e lo vinca. La vittoria della Croce è la vittoria dell’amore di Cristo. È l’alba della luce, è la rifioritura della nuova vita, che verdeggia sul tronco salutifero della Croce.
Se all’Ufficio delle Letture seguono immediatamente le Lodi si omettono l’orazione seguente e l’introduzione di Lodi e si recita immediatamente il Cantico di Zaccaria.
ORAZIONE
Difendi con la tua potenza, o Dio eterno,
il popolo che ogni giorno nel mondo
per te fatica e combatte,
perché possa conquistare la vittoria della fede
e così riceva la corona di gloria
da Cristo, nostro Signore e nostro Dio,
che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.
Quando l'Ufficio delle letture si recita nelle ore notturne o nelle prime del mattino, invece dell'orazione riportata si può sempre dire l'orazione seguente:
Allontana, o Dio, ogni tenebra
dal cuore dei tuoi servi
e dona alle nostre menti la tua luce.
Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio,
che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.
CONCLUSIONE
V Benediciamo il Signore.
R Rendiamo grazie a Dio.