UFFICIO DELLE LETTURE

Domenica, 22 marzo 2026

DOMENICA
DELLA QUINTA SETTIMANA DI QUARESIMA

V   O Dio, vieni a salvarmi.
R   Signore, vieni presto in mio aiuto.

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.

Lode a te, Signore, re di eterna gloria.

INNO

Quando l’Ufficio delle letture si dice nelle ore del giorno:

Col prodigio stupendo della luce,
rifulgente primizia,
hai dato origine al mondo
e all’implacabile corsa dei giorni.

Tu che hai domato il caos tenebroso
con l’alternarsi mirabile
di aurore e di tramonti,
ascolta, Padre, la voce che implora.

Oh! Non accada all’anima,
dispersa nei beni fuggevoli,
di legarsi ostinata nella colpa
e perdere la tua vita;

ma, immune dal peccato,
eluso ogni pericolo,
arrivi alla porta del cielo
ed entri al premio eterno.

Ascolta, Dio pietoso, la preghiera
per Gesù Cristo Signore,
che regna con te nei secoli
e con lo Spirito santo.   Amen.

latino

Lucis creátor óptime,
lucem diérum próferens,
primórdiis lucis novæ
mundi parans oríginem;

Qui mane iunctum vésperi
diem vocári præcipis:
tætrum chaos illábitur;
audi preces cum flétibus.

Ne mens graváta crímine
vitæ sit exsul múnere,
dum nil perénne cógitat
seséque culpis ílligat.

Cælórum pulset íntimum,
vitále tollat præmium;
vitémus omne nóxium,
purgémus omne péssimum.

Præsta, Pater piíssime,
per Iesum Christum Dóminum,
qui tecum in perpétuum
regnat cum sancto Spíritu.   Amen.

in canto

Prodigio stupendo è la luce!
Con essa origine hai dato
al mondo e alla corsa dei giorni,
o Padre, creatore potente.

Il caos tenebroso hai domato,
donandoci aurore e tramonti,
mirabile danza nel tempo:
ascoltaci, eterno Signore!

Il cuore dell’uomo assetato,
disperso nei beni fuggevoli,
non cerchi ostinato la colpa,
perdendo la vita e la pace;

ma, immune da ogni peccato,
elusi pericoli e inganni,
arrivi alla porta del cielo
ed entri felice nel regno.

Ascoltaci, Dio pietoso,
per Cristo Signore risorto:
uniti allo Spirito santo
vivete e regnate per sempre. Amen.

INNO

Quando l’Ufficio delle letture si dice nelle ore notturne o nelle prime ore del mattino:

La nostra lode accogli,
o Creatore eterno delle cose,
che, notte e giorno avvicendando,
rendi più vario e grato il tempo.

Alta regna la notte
e già s’ode il canto del gallo,
gioioso presagio di luce
all’ansia del viandante.

Si desta allora e ad oriente appare
la stella palpitante del mattino,
la torma squagliasi dei vagabondi,
abbandonando i vicoli del male.

Il gallo canta. La sua voce placa
il furioso fragore dell’onda;
e Pietro, roccia che fonda la Chiesa,
la colpa asterge con lacrime amare.

Orsù leviamoci animosi e pronti:
tutti risveglia il richiamo del gallo
e gli indolenti accusa che si attardano
sotto le coltri dormigliando ancora.

Il gallo canta. Torna la speranza:
l’infermo sente rifluir la vita,
il sicario nasconde il suo pugnale,
negli smarriti la fede rivive.

Gesù Signore, guardaci pietoso,
quando, tentati, incerti vacilliamo:
se tu ci guardi, le macchie dileguano
e il peccato si stempera nel pianto.

Tu, vera luce, nei cuori risplendi,
disperdi il torpore dell’anima:
a te sciolga il labbro devoto
la santa primizia dei canti.

Gloria a Dio Padre
e all’unico suo Figlio
con lo Spirito santo
nella distesa dei secoli.   Amen.

latino

Ætérne rerum Cónditor,
noctem diémque qui regis,
et témporum das témpora,
ut álleves fastídium;

Præco diéi iam sonat,
noctis profúndæ pérvigil,
noctúrna lux viantibus
a nocte noctem ségregans.

Hoc excitátus lúcifer
solvit polum calígine,
hoc omnis errónum chorus
vias nocéndi déserit.

Hoc nauta vires cólligit
pontíque mitescunt freta,
hoc ipse Petra Ecclésiæ
canénte culpam diluit.

Surgámus ergo strénue!
gallus iacentes excitat,
et somnoléntos íncrepat,
Gallus negantes arguit.

Gallo canénte spes redit,
ægris salus refúnditur,
mucro latrónis cónditur,
lapsis fides revértitur.

Iesu, labántes respice,
et nos vidéndo córrige,
si réspicis, lapsus cadunt,
fletúque culpa sólvitur.

Tu lux refúlge sensibus,
mentísque somnum díscute,
te nostra vox primum sonet
et ore solvámus tibi.

Deo Patri sit glória
eiúsque soli Fílio,
cum Spíritu Paráclito
in sempíterna sǽcula.   Amen.

in canto

Accogli nel canto la lode,
eterno Creatore del mondo,
che notte e giorno avvicendi
rendendo più vario il tempo.

Ancora la notte è oscura
e già si ode il canto del gallo,
gioioso presagio di luce
all’ansia dell’uomo in cammino.

Si desta e appare ad oriente
la stella del primo mattino;
la torma di uomini infidi
rifugge da vie tortuose.

Il canto del gallo è una voce
sul cupo fragore dell’onda;
e Pietro, la roccia di Cristo,
con lacrime asperge la colpa.

Leviamoci pronti e animosi:
il canto del gallo risveglia
e accusa i pigri indolenti,
che ancora nel sonno si attardano.

Così la speranza ritorna:
il male abbandona il violento,
fluisce la vita all’infermo,
la fede rivive nei cuori.

Clemente Signore, difendici:
incerti e tentati noi siamo!
Se guardi, le macchie dileguano:
nel pianto il peccato laviamo.

Tu, luce, risplendi nell’uomo,
disperdi il torpore dell’anima:
a te sciolga il labbro devoto
la santa primizia dei canti.

La gloria innalziamo al Padre
e all’unico Figlio risorto,
insieme allo Spirito santo,
per sempre nei secoli eterni. Amen.

RESPONSORIO

R   Nel tempo propizio alla salvezza
      a te leviamo il nostro canto accorato.
           Ti confessiamo le nostre colpe:
           perdonaci, Signore.

V   Tu sei testimone e giudice,
      e nessuno ti inganna.
           Ti confessiamo le nostre colpe:
           perdonaci, Signore.

SALMODIA

Cantico - Is 26, 9-20

Carme di risurrezione

Svégliati, o tu che dormi, dèstati dai morti e Cristo ti illuminerà (Ef 5, 14).

Ant. 1   Di notte anela a te l’anima mia, *
             al mattino ti cerca il mio spirito.

Di notte anela a te l’anima mia, *
     al mattino ti cerca il mio spirito,
perché quando pronunzi i tuoi giudizi sulla terra, *
     giustizia imparano gli abitanti del mondo.

Si usi pure clemenza all’empio, *
     non imparerà la giustizia;
sulla terra egli distorce le cose diritte *
     e non guarda alla maestà del Signore.

Signore, sta alzata la tua mano, *
     ma essi non la vedono.

Vedano, arrossendo, il tuo amore geloso per il popolo; *
     anzi, li divori il fuoco preparato per i tuoi nemici.

Signore, ci concederai la pace, *
     poiché tu dai successo a tutte le nostre imprese.

Signore nostro Dio, altri padroni, diversi da te, ci hanno dominato, *
     ma noi te soltanto, il tuo nome invocheremo.

I morti non vivranno più, *
     le ombre non risorgeranno;

poiché tu li hai puniti e distrutti, *
     hai fatto svanire ogni loro ricordo.

Hai fatto crescere la nazione, Signore, †
     hai fatto crescere la nazione, ti sei glorificato, *
     hai dilatato tutti i confini del paese.

Signore, nella tribolazione ti abbiamo cercato; *
     a te abbiamo gridato nella prova, che è la tua correzione.

Come una donna incinta che sta per partorire †
     si contorce e grida nei dolori, *
     così siamo stati noi di fronte a te, Signore.

Abbiamo concepito, sentito le doglie, *
     abbiamo partorito vento;
non abbiamo portato salvezza al paese *
     e non sono nati abitanti nel mondo.

Ma di nuovo vivranno i tuoi morti, *
     risorgeranno i loro cadaveri.

Si sveglieranno ed esulteranno *
     quelli che giacciono nella polvere,
perché la tua rugiada è rugiada luminosa; *
     la terra darà alla luce le ombre.

«Va’, popolo mio, entra nelle tue stanze *
     e chiudi dietro di te la porta.
Nasconditi per un istante *
     finché non sia passato lo sdegno».

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. 1   Di notte anela a te l’anima mia, *
             al mattino ti cerca il mio spirito.

Cantico - 1 Cr 16, 8-22

Lode dell’alleanza con il Signore

Tutte queste cose sono state scritte per ammonimento nostro, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi (1Cor 10, 22).

Ant. 2   Cantate in onore del Signore,
             e inneggiate a lui, *
             ripetete a tutti i suoi prodigi.

Lodate il Signore, acclamate il suo nome; *
     manifestate ai popoli le sue gesta.

Cantate in suo onore, a lui inneggiate, *
     narrate tutti i suoi prodigi.
Gloriatevi del suo santo nome; *
     gioisca il cuore di quanti ricercano il Signore.

Cercate il Signore e la sua forza, *
     ricercate sempre il suo volto.
Ricordate i prodigi che egli ha compiuto *
     i suoi miracoli e i giudizi della sua bocca.

Stirpe di Israele suo servo, *
     figli di Giacobbe, suoi eletti,
egli, il Signore, è il nostro Dio; *
     in tutta la terra fanno legge i suoi giudizi.

Si ricorda sempre dell’alleanza, *
     della parola data a mille generazioni,
dell’alleanza conclusa con Abramo, *
     del giuramento fatto a Isacco,

confermato a Giacobbe come statuto, *
     a Israele come alleanza perenne:
«A te darò il paese di Canaan, *
     come tua parte di eredità».

Eppure costituivano un piccolo numero: *
     erano pochi e per di più stranieri nel paese.
Passarono dall’una all’altra nazione, *
     da un regno a un altro popolo.

Egli non tollerò che alcuno li opprimesse; *
     per essi egli castigò i sovrani:
«Non toccate i miei consacrati, *
     non maltrattate i miei profeti».

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. 2   Cantate in onore del Signore,
             e inneggiate a lui, *
             ripetete a tutti i suoi prodigi.

Cantico - 1 Cr 16, 23-33

Il Signore re e giudice di tutta la terra

Essi cantavano un cantico nuovo davanti al trono al cospetto dell’Agnello (Ap 14, 3).

Ant. 3   Gli dèi di tutti i popoli sono un nulla; *
             il Signore, invece, ha formato il cielo.

Cantate al Signore, abitanti di tutta la terra; *
     annunziate ogni giorno la sua salvezza.
Proclamate fra i popoli la sua gloria, *
     fra tutte le nazioni i suoi prodigi.

Difatti grande è il Signore, degno di lode, *
     tremendo sopra tutti gli dèi.
Gli dèi di tutti i popoli sono un nulla; *
     il Signore, invece, ha formato il cielo.

Davanti a lui stanno maestà e splendore; *
     potenza e bellezza nel suo santuario.

Date al Signore, stirpi dei popoli, *
     date per il Signore gloria e onore.
Date per il Signore gloria al suo nome, †
     presentatevi a lui con offerte, *
     prostratevi al Signore in sacri ornamenti.

Tremate davanti a lui, abitanti di tutta la terra; *
     egli fissò il mondo sì che non crolli.

Gioiscano i cieli ed esulti la terra; *
     si dica fra i popoli: «Il Signore regna».

Frema il mare con quanto contiene; *
     tripùdi la campagna con quanto è in essa.
Gridino di giubilo gli alberi della foresta †
     di fronte al Signore, *
     perché viene per giudicare la terra.

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. 3   Gli dèi di tutti i popoli sono un nulla; *
             il Signore, invece, ha formato il cielo.

Kyrie eleison, Kyrie eleison, Kyrie eleison.

V   Tu sei benedetto, Signore.
R   Amen.

L    Benedicimi, Padre.
V   Per Cristo, che è via e verità,
      la divina Maestà  ci benedica.
R   Amen.

PRIMA LETTURA

Eb 10, 26-39

Dalla lettera agli Ebrei

L’attesa del giudizio

Fratelli, se pecchiamo volontariamente dopo aver ricevuto la piena conoscenza della verità, non rimane più alcun sacrificio per i peccati, ma soltanto una terribile attesa del giudizio e la vampa di un fuoco pronto a divorare i ribelli. Quando qualcuno ha violato la legge di Mosè, «viene messo a morte» senza pietà «sulla parola di due o tre testimoni». Pensate quanto maggiore sarà il castigo di cui sarà ritenuto meritevole chi avrà calpestato il Figlio di Dio e considerato profano quel sangue dell’alleanza dal quale è stato un giorno santificato e avrà disprezzato lo Spirito della grazia! Conosciamo infatti colui che ha detto: «A me la vendetta! Io darò la retribuzione!» (Dt 32, 35). E ancora: «Il Signore giudicherà il suo popolo» (Dt 32, 36). È terribile cadere nelle mani del Dio vivente!
Richiamate alla memoria quei primi giorni nei quali, dopo essere stati illuminati, avete dovuto sopportate una grande e penosa lotta, ora esposti pubblicamente a insulti e tribolazioni, ora facendovi solidali con coloro che venivano trattati in questo modo. Infatti avete preso parte alle sofferenze dei carcerati e avete accettato con gioia di esser spogliati delle vostre sostanze, sapendo di possedere beni migliori e più duraturi.
Non abbandonate dunque la vostra fiducia, alla quale è riservata una grande ricompensa. Avete solo bisogno di costanza, perché dopo aver fatto la volontà di Dio possiate raggiungere la promessa.
«Ancora un poco, infatti, un poco appena, e colui che deve venire, verrà e non tarderà. Il mio giusto vivrà mediante la fede; ma se indietreggia, la mia anima non si compiace in lui» (cfr. Ab 2, 3. 4).
Noi però non siamo di quelli che indietreggiano a loro perdizione, bensì uomini di fede per la salvezza della nostra anima.

RESPONSORIO

Cfr. Sal 101, 2

R   Vieni a liberarci,
      Giudice dell’universo.
           Tu sei il nostro Redentore
           e il Salvatore del mondo.

V   Signore, ascolta la nostra preghiera,
      a te giunga il mio grido.
          Tu sei il nostro Redentore
           e il Salvatore del mondo.

L    Benedicimi, Padre.
V   La grazia dello Spirito santo
      illumini i nostri sensi e il nostro cuore.
R   Amen.

SECONDA LETTURA

Dai «Trattati sul vangelo di Giovanni» di sant’Agostino, vescovo

(Tract. 49, 1. 2. 3: CCL XXXVI, 419-421)
Risuscita Lazzaro colui che ha creato l’uomo

Fra tutti i miracoli compiuti da nostro Signore Gesù Cristo, quello della risurrezione di Lazzaro è forse il più strepitoso. Ma se consideriamo chi è colui che lo ha compiuto, la nostra gioia dovrà essere ancora più grande della meraviglia. Risuscitò un uomo colui che fece l’uomo; egli infatti è l’Unigenito del Padre, per mezzo del quale, come sapete, furono fatte tutte le cose. Ora, se per mezzo di lui furon fatte tutte le cose, fa meraviglia che per mezzo di lui sia risuscitato uno, quando ogni giorno tanti nascono per mezzo di lui? È cosa più grande creare gli uomini che risuscitarli. Tuttavia egli si degnò creare e risuscitare: creare tutti e risuscitarne alcuni. Infatti, benché il Signore Gesù abbia compiuto molte cose, non tutte sono state scritte; lo stesso san Giovanni evangelista afferma che Cristo Signore disse e fece molte cose che non furono scritte; ma furono scelte quelle che si ritenevano sufficienti per la salvezza dei credenti.
Tu hai udito che il Signore Gesù risuscitò un morto: ciò ti basti per convincerti che, se avesse voluto, avrebbe potuto risuscitare tutti i morti. Del resto si è riservato di far questo alla fine del mondo; poiché «verrà l’ora in cui tutti quelli che sono nei sepolcri, udranno la sua voce e ne usciranno»; così dice colui che, come avete sentito, con un grande miracolo risuscitò uno che era morto da quattro giorni. Egli risuscitò un morto in decomposizione; ma benché in tale stato, quel cadavere conservava ancora la forma delle membra. Nell’ultimo giorno, ad un cenno, ricostituirà il corpo dalle ceneri.
Ma bisognava che intanto compisse alcune cose, che a noi servissero come segni della sua potenza per credere in lui e prepararci a quella risurrezione che sarà per la vita, non per il giudizio. È in questo senso che egli ha detto: «Verrà l’ora in cui tutti quelli che sono nei sepolcri, udranno la sua voce e ne usciranno, quelli che hanno agito bene per la risurrezione della vita, quelli che hanno agito male per la risurrezione del giudizio» (Gv 5, 28-29).
Apprendiamo dal vangelo che tre sono i morti risuscitati dal Signore, e ciò non senza un significato. Sì, perché le opere del Signore non sono soltanto dei fatti, ma anche dei segni.
Risuscitò la figlia del capo della sinagoga, che si trovava ancora in casa, risuscitò il giovane figlio della vedova, che era già stato portato fuori della città, risuscitò Lazzaro, che era stato sepolto da quattro giorni.
Esamini ciascuno la sua anima: se pecca muore, giacché il peccato è la morte dell’anima. A volte si pecca solo col pensiero: ti sei compiaciuto di ciò che è male, hai acconsentito, hai peccato, il consenso ti ha ucciso; però la morte è solo dentro di te, perché il cattivo pensiero non si è ancora tradotto in azione. Il Signore, per indicare che egli risuscita tal sorta di anime, risuscitò quella fanciulla che ancora non era stata portata fuori; ma giaceva morta in casa, a significare il peccato occulto.
Se però non soltanto hai ceduto col pensiero al male, ma lo hai anche tradotto in opere, è come se il morto fosse uscito dalla porta; ormai sei fuori, e sei un morto portato alla sepoltura. Il Signore tuttavia risuscitò anche quel giovane e lo restituì a sua madre vedova. Se hai peccato, pentiti! e il Signore ti risusciterà e ti restituirà alla Chiesa, che è la tua madre.
Il terzo morto è Lazzaro. Siamo di fronte al caso più grave, che è l’abitudine perversa. Una cosa infatti è peccare, un’altra è contrarre l’abitudine al peccato. Chi pecca, ma subito si emenda, subito riprende a vivere; perché non è ancora prigioniero dell’abitudine, non è ancora sepolto. Chi invece pecca abitualmente, è già sepolto, e ben si può dire che «già mette fetore», nel senso che la cattiva fama che si è fatta comincia a diffondersi come un pestifero odore. Così sono coloro che ormai sono abituati a tutto e rotti ad ogni scelleratezza. Inutile dire a uno di costoro: non fare così!
Come fa a sentirti chi è come sepolto sotto terra, corrotto, oppresso dal peso dell’abitudine? Né tuttavia la potenza di Cristo è incapace di risuscitare anche uno ridotto così.
Abbiamo visto e conosciamo molti di questi peccatori: nessuno disperi, nessuno presuma di sé. È male disperare, ed è male presumere di sé. Non disperare e scegli dove poter collocare la tua speranza.

Se all’Ufficio delle Letture seguono immediatamente le Lodi si omettono l’orazione seguente e l’introduzione di Lodi e si recita immediatamente il Cantico di Zaccaria.

ORAZIONE

Il tuo Unigenito, o Dio,
sorgente in te della nostra vita immortale,
ha risvegliato Lazzaro con la sua forza divina
e lo ha strappato alla corruzione del sepolcro:
effondi sui tuoi figli lo Spirito che rinnova,
così che nella verità del mondo interiore
sperimentiamo la risurrezione,
che quasi a figura della nostra rinascita
è stata operata a Betania dal Signore Gesù,
che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.


Quando l'Ufficio delle letture si recita nelle ore notturne o nelle prime del mattino, invece dell'orazione riportata si può sempre dire l'orazione seguente:

Allontana, o Dio, ogni tenebra
dal cuore dei tuoi servi
e dona alle nostre menti la tua luce.
Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio,
che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.

CONCLUSIONE

V   Benediciamo il Signore.
R   Rendiamo grazie a Dio.