UFFICIO DELLE LETTURE
Martedì, 03 marzo 2026
MARTEDI
DELLA SECONDA SETTIMANA DI QUARESIMA
V O Dio, vieni a salvarmi.
R Signore, vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
Lode a te, Signore, re di eterna gloria.
INNO
Quando l’Ufficio delle letture si dice nelle ore del giorno:
Creatore e sovrano di tutto,
vincendo le furie del mare,
hai tratto alla luce la terra,
bellissima nostra dimora.
Tu di vivaci fiori l’adorni
e, quasi mensa regale
di frutti ricoprendola e di mèssi,
la presenti ai tuoi figli.
Così alla fresca tua rugiada, o Dio,
verdeggi il deserto dell’anima;
lavi ogni macchia il pianto,
ogni ribelle fremito si plachi.
La nostra volontà alla tua si accordi
e rifugga dal male,
il cuore si arrenda alla grazia
e schivi gli atti che arrecano morte.
A te eleviamo, o Padre, la preghiera,
a te che regni nei secoli
con l’unico tuo Figlio
e lo Spirito santo. Amen.
latino
Tellúris ingens Conditor,
mundi solum qui éruens,
pulsis aquæ moléstiis,
terram dedísti immóbilem,
Ut germen aptum próferens,
fulvis decóra flóribus,
fecúnda fructu sísteret
pastúmque gratum rédderet:
Mentis perústæ vúlnera
munda viróre grátiæ,
ut facta fletu díluat
motúsque pravos átterat,
Iussis tuis obtémperet,
nullis malis appróximet,
bonis repléri gáudeat
et mortis actum nésciat.
Præsta, Pater piíssime,
per Iesum Christum Dóminum,
qui tecum in perpétuum
regnat cum sancto Spíritu. Amen.
in canto
Creatore e sovrano di tutto,
vincendo le furie del mare,
hai tratto alla luce la terra,
bellissima nostra dimora.
Di fiori vivaci l’adorni
e, quasi regale banchetto,
di frutti e di messi arricchita,
la doni ogni giorno ai tuoi figli.
Così alla tua rugiada
verdeggi il deserto dell’anima;
il pianto cancelli le colpe,
si plachino i cuori ribelli.
Si compia il tuo disegno,
dal male ci salvi il tuo amore;
il cuore si arrenda alla grazia,
fuggendo le azioni di morte.
Ascolta la nostra preghiera,
o Padre, che regni nei secoli
con l’unico Figlio diletto,
insieme allo Spirito santo. Amen.
INNO
Quando l’Ufficio delle letture si dice nelle ore notturne o nelle prime ore del mattino:
Tu, Giorno eterno, che vivi e risplendi
dell’increata luce del Padre,
guarda propizio chi devoto illumina
di lieti canti la notte.
Vinci, Signore, le nostre tenebre:
sperdi le schiere dei dèmoni,
gli animi scuoti sì che il torpore
non soffochi le menti.
I servi che ti implorano
pietosamente ascolta: la lode
che a te si leva, Cristo, ci meriti
grazia, perdono e pace.
A te la gloria ascenda e il nostro giubilo,
o mite Re d’amore,
al Padre e allo Spirito Paraclito
negli infiniti secoli. Amen.
latino
Consors patérni lúminis,
lux ipse lucis et dies,
noctem canéndo rúmpimus:
assíste postulántibus.
Aufer tenébras méntium,
fuga catérvas dǽmonum,
expélle somnoléntiam
ne pigritántes óbruat.
Sic, Christe, nobis ómnibus
indúlgeas credéntibus,
ut prosit exorántibus
quod præcinéntes psállimus.
Sit, Christe, rex piíssime,
tibi Patríque glória
cum Spíritu Paráclito,
in sempitérna sæcula. Amen.
in canto
Tu, Giorno eterno, che splendi
nel Padre, la luce increata,
accogli propizio chi illumina
la notte con canti festosi.
Le tenebre vinci, Signore:
disperdi le schiere dei dèmoni,
gli animo scuoti dal sonno
che soffoca i cuori e le menti.
Ascolta i tuoi servi che implorano
l’amore sul giorno nascente:
o Cristo, la lode ci ottenga
la grazia, il perdono, la pace.
Sei degno di onore e di gloria,
o Re, nostro mite Signore,
col Padre e lo Spirito santo
nel tempo e nei secoli eterni. Amen.
CANTICO DEI TRE GIOVANI
Cfr. Dn 3, 52-56
Ogni creatura lodi il Signore
Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto il tuo nome glorioso e santo, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto sei tu nel tuo tempio santo glorioso, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto sei tu sul trono del tuo regno, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi †
e siedi sui cherubini, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto sei tu nel firmamento del cielo, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito santo, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Come era nel principio e ora e sempre
nei secoli dei secoli, amen, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
SALMODIA
Salmo 36
Il destino dell’empio e del giusto
Beati i miti perché erediteranno la terra (Mt 5, 5).
I (1-11)
Ant. 1 Confida nel Signore e fa’ il bene.
Non adirarti contro gli empi, *
non invidiare i malfattori.
Come fieno presto appassiranno, *
cadranno come erba del prato.
Confida nel Signore e fa’ il bene, *
abita la terra e vivi con fede.
Cerca la gioia nel Signore, *
esaudirà i desideri del tuo cuore.
Manifesta al Signore la tua via, *
confida in lui: compirà la sua opera;
farà brillare come luce la tua giustizia, *
come il meriggio il tuo diritto.
Sta’ in silenzio davanti al Signore *
e spera in lui;
non irritarti per chi ha successo, *
per l’uomo che trama insidie.
Desisti dall’ira e deponi lo sdegno, *
non irritarti: faresti del male,
poiché i malvagi saranno sterminati, *
ma chi spera nel Signore possederà la terra.
Ancora un poco e l’empio scompare, *
cerchi il suo posto e più non lo trovi.
I miti invece possederanno la terra *
e godranno di una grande pace.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
Ant. 1 Confida nel Signore e fa’ il bene.
II (12-29)
Ant. 2 Sono stato fanciullo e ora sono vecchio: *
non ho mai visto il giusto abbandonato.
L’empio trama contro il giusto, *
contro di lui digrigna i denti.
Ma il Signore ride dell’empio, *
perché vede arrivare il suo giorno.
Gli empi sfoderano la spada e tendono l’arco †
per abbattere il misero e l’indigente, *
per uccidere chi cammina sulla retta via.
La loro spada raggiungerà il loro cuore *
e i loro archi si spezzeranno.
Il poco del giusto è cosa migliore *
dell’abbondanza degli empi;
le braccia degli empi saranno spezzate, *
ma il Signore è il sostegno dei giusti.
Conosce il Signore la vita dei buoni, *
la loro eredità durerà per sempre.
Non saranno confusi nel tempo della sventura *
e nei giorni della fame saranno saziati.
Poiché gli empi periranno, †
i nemici del Signore appassiranno come lo splendore dei prati, *
tutti come fumo svaniranno.
L’empio prende in prestito e non restituisce, *
ma il giusto ha compassione e dà in dono.
Chi è benedetto da Dio possederà la terra, *
ma chi è maledetto sarà sterminato.
Il Signore fa sicuri i passi dell’uomo *
e segue con amore il suo cammino.
Se cade non rimane a terra, *
perché il Signore lo tiene per mano.
Sono stato fanciullo e ora sono vecchio, †
non ho mai visto il giusto abbandonato *
né i suoi figli mendicare il pane.
Egli ha sempre compassione e dà in prestito, *
per questo la sua stirpe è benedetta.
Sta’ lontano dal male e fa’ il bene, *
e avrai sempre una casa.
Perché il Signore ama la giustizia e non abbandona i suoi fedeli; †
gli empi saranno distrutti per sempre *
e la loro stirpe sarà sterminata.
I giusti possederanno la terra *
e la abiteranno per sempre.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
Ant. 2 Sono stato fanciullo e ora sono vecchio: *
non ho mai visto il giusto abbandonato.
III (30-40)
Ant. 3 La legge del suo Dio è nel suo cuore, *
i suoi passi non vacilleranno.
La bocca del giusto proclama la sapienza, *
e la sua lingua esprime la giustizia;
la legge del suo Dio è nel suo cuore, *
i suoi passi non vacilleranno.
L’empio spia il giusto *
e cerca di farlo morire.
Il Signore non lo abbandona alla sua mano, *
nel giudizio non lo lascia condannare.
Spera nel Signore e segui la sua via: †
ti esalterà e tu possederai la terra *
e vedrai lo sterminio degli empi.
Ho visto l’empio trionfante *
ergersi come cedro rigoglioso;
sono passato e più non c’era, *
l’ho cercato e più non si è trovato.
Osserva il giusto e vedi l’uomo retto, *
l’uomo di pace avrà una discendenza.
Ma tutti i peccatori saranno distrutti, *
la discendenza degli empi sarà sterminata.
La salvezza dei giusti viene dal Signore, *
nel tempo dell’angoscia è loro difesa;
il Signore viene in loro aiuto e li scampa, †
li libera dagli empi e dà loro salvezza, *
perché in lui si sono rifugiati.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
Ant. 3 La legge del suo Dio è nel suo cuore, *
i suoi passi non vacilleranno.
Kyrie eleison, Kyrie eleison, Kyrie eleison.
V Tu sei benedetto, Signore.
R Amen.
L Benedicimi, Padre.
V Per Cristo, che è via e verità,
la divina Maestà ci benedica.
R Amen.
PRIMA LETTURA
Dt 26, 1-19
Dal libro del Deuteronomio
Professione di fede dei figli di Israele
Parole di Mosè a Israele:
«Quando sarai entrato nel paese che il Signore tuo Dio ti darà in eredità e lo possiederai e là ti sarai stabilito, prenderai le primizie di tutti i frutti del suolo da te raccolti nel paese che il Signore tuo Dio ti darà, le metterai in una cesta e andrai al luogo che il Signore tuo Dio avrà scelto per stabilirvi il suo nome. Ti presenterai al sacerdote in carica in quei giorni e gli dirai: “Io dichiaro oggi al Signore tuo Dio che sono entrato nel paese che il Signore ha giurato ai nostri padri di darci”. Il sacerdote prenderà la cesta dalle tue mani e la deporrà davanti all’altare del Signore tuo Dio: “Mio padre era un Arameo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa. Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù. Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione; il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi, e ci condusse in questo luogo e ci diede questo paese, dove scorre latte e miele. Ora, ecco, io presento le primizie dei frutti del suolo che tu, Signore, mi hai dato”. Le deporrai davanti al Signore tuo Dio e ti prostrerai davanti al Signore tuo Dio; gioirai, con il levita e con il forestiero che sarà in mezzo a te, di tutto il bene che il Signore tuo Dio avrà dato a te e alla tua famiglia.
Quando avrai finito di prelevare tutte le decime delle tue entrate, il terzo anno, l’anno delle decime, e le avrai date al levita, al forestiero, all’orfano e alla vedova perché ne mangino nelle tue città e ne siano sazi, dirai dinanzi al Signore tuo Dio: “Ho tolto dalla mia casa ciò che era consacrato e l’ho dato al levita, al forestiero, all’orfano e alla vedova secondo quanto mi hai ordinato; non ho trasgredito, né dimenticato alcuno dei tuoi comandi. Non ne ho mangiato durante il mio lutto; non ne ho tolto nulla quando ero immondo e non ne ho dato nulla per un cadavere; ho obbedito alla voce del Signore mio Dio; ho agito secondo quanto mi hai ordinato. Volgi lo sguardo dalla dimora della tua santità, dal cielo, e benedici il tuo popolo d’Israele e il suolo che ci hai dato come hai giurato ai nostri padri, il paese dove scorre latte e miele!”.
Oggi il Signore tuo Dio ti comanda di mettere in pratica queste leggi e queste norme; osservale dunque, mettile in pratica, con tutto il cuore, con tutta l’anima. Tu hai sentito oggi il Signore dichiarare che egli sarà il tuo Dio, ma solo se tu camminerai per le sue vie e osserverai le sue leggi, i suoi comandi, le sue norme e obbedirai alla sua voce. Il Signore ti ha fatto oggi dichiarare che tu sarai per lui un popolo particolare, come egli ti ha detto, ma solo se osserverai tutti i suoi comandi; egli quanto a gloria, rinomanza e splendore ti porrà sopra tutte le nazioni che ha fatto e tu sarai un popolo consacrato al Signore tuo Dio come egli ha promesso».
RESPONSORIO
R Ti sia gradito, Signore, il nostro servizio;
devotamente ti supplichiamo:
fa’ che non restiamo confusi,
quando verrai a giudicare la terra.
V Noi ti preghiamo, Dio compassionevole:
fa’ che non restiamo confusi,
quando verrai a giudicare la terra.
L Benedicimi, Padre.
V La grazia dello Spirito santo
illumini i nostri sensi e il nostro cuore.
R Amen.
SECONDA LETTURA
Dal libro «Alla sposa» di Tertulliano, presbitero
(II, 3-9: CCL I, 385-387)
Sublime bellezza del matrimonio cristiano
«Una donna, dopo la morte del marito – dice Paolo – è libera; sposi chi vuole, purché nel Signore» (1Cor 7, 39).
A questo punto, senza dubbio, non c’è più nulla su cui discutere. Infatti sull’argomento, del quale si sarebbe potuto discutere ancora, l’Apostolo ha rivelato la legge divina. Perché non usassimo indebitamente delle sue parole: «sposi chi vuole», aggiunse: «purché nel Signore», cioè nel nome del Signore, cosa indubitabile per un cristiano.
Quel santo apostolo, dunque, il quale preferisce che vedove e vergini perseverino nella castità e ci esorta ad imitarlo, non prescrive nessuna altra legge per le nuove nozze, se non che avvengano nel Signore. A questa sola condizione concede che si venga meno alla continenza. «Purché nel Signore», dice; aggiunse così autorevolezza alla sua legge.
«Purché»: con qualunque parola e in qualunque modo tu esprimerai questo precetto, riesce oneroso: ordina, consiglia, prescrive, esorta, prega, minaccia. È una sentenza categorica e inesorabile, ed eloquente nella sua concisione.
Come potremmo essere in grado di descrivere la felicità di quel matrimonio che la Chiesa unisce, il sacrificio conferma, la benedizione consacra, gli angeli annunciano, il Padre ratifica? Infatti nemmeno in terra i figli si sposano in modo legittimo e valido senza il consenso dei padri.
È come un giogo di due fedeli che condividono una sola speranza, un comune desiderio, un’unica norma di vita, una medesima servitù. Entrambi fratelli, entrambi compagni di servizio; nessuna differenza nello spirito e nella carne, piuttosto veramente «due esseri in una sola carne» (cfr. Gn 2, 24). Dove una è la carne, è uno anche lo spirito: insieme pregano, insieme si amano, insieme trascorrono i tempi di digiuno, insegnandosi l’un l’altro, l’un l’altro esortandosi, l’un l’altro offrendosi sostegno.
Entrambi ugualmente stanno nella Chiesa di Dio, ugualmente nel divino banchetto, ugualmente nelle angustie, nelle persecuzioni, nei momenti di sollievo.
Nessuno dei due nasconde qualcosa all’altro, nessuno evita l’altro, nessuno gli è molesto. Spontaneamente, se infermo, è visitato, se povero, soccorso. Le elemosine si fanno senza costrizione, i sacrifici senza difficoltà, la diligenza quotidiana si esercita senza impaccio; il segno di croce non è furtivo, il ringraziamento non è timoroso, la benedizione non è silenziosa. Tra i due risuonano salmi e inni, e reciprocamente fanno a gara per vedere chi canti meglio per il suo Signore. Cristo, vedendo e udendo questo, si rallegra. A questi manda la sua pace. Dove ci sono due, anch’egli è presente; dove egli è presente, non si trova nessun malvagio. Questi sono i precetti che la voce dell’Apostolo ci ha lasciato ben comprensibili nella loro concisione. Se sarà necessario, richiamali alla tua mente.
SECONDA LETTURA
Dalla lettera enciclica Mysterium Fidei di san Paolo VI, papa
(nn. 36-41.45 passim in Enchiridion delle Encicliche 7, nn. 879-887 passim)
Nel sacrificio della messa Cristo si fa presente sacramentalmente
Vari sono i modi secondo i quali Cristo è presente alla sua Chiesa. È utile richiamare un po' più diffusamente questa bellissima verità che la Costituzione della Sacra Liturgia ha esposto brevemente (cf. SC, n. 7). Cristo è presente alla sua Chiesa che prega, essendo egli colui che «prega per noi, prega in noi ed è pregato da noi: prega per noi come nostro Sacerdote; prega in noi come nostro Capo; è pregato da noi come nostro Dio» (S. Agostino); è lui stesso che ha promesso: Dove sono due o tre riuniti in nome mio là sono io in mezzo a loro (Mt 18, 20). Egli è presente alla sua Chiesa che esercita le opere di misericordia non solo perché quando facciamo un po' di bene a uno dei suoi più umili fratelli lo facciamo allo stesso Cristo (cf Mt 25, 40), ma anche perché è Cristo stesso che fa queste opere per mezzo della sua Chiesa, soccorrendo sempre con divina carità gli uomini. È presente alla sua Chiesa pellegrina anelante al porto della vita eterna, giacché egli abita nei nostri cuori mediante la fede (cf. Ef 3, 17), e in essi diffonde la carità con l'azione dello Spirito Santo, da lui donatoci (cf. Rm 5, 5).
In altro modo, ma verissimo anch'esso, egli è presente alla sua Chiesa che predica, essendo l'Evangelo che essa annunzia parola di Dio, che viene annunziata in nome e per autorità di Cristo Verbo di Dio incarnato e con la sua assistenza, perché sia «un solo gregge sicuro in virtù di un solo pastore» (S. Agostino).
È presente alla sua Chiesa che regge e governa il popolo di Dio, poiché la sacra potestà deriva da Cristo e Cristo, «Pastore dei pastori» (S. Agostino), assiste i pastori che la esercitano, secondo la promessa fatta agli Apostoli.
Inoltre in modo ancora più sublime Cristo è presente alla sua Chiesa che in suo nome celebra il Sacrificio della Messa e amministra i Sacramenti.
[...] Queste varie maniere di presenza riempiono l'animo di stupore e offrono alla contemplazione il mistero della Chiesa. Ma ben altro è il modo, veramente sublime, con cui Cristo è presente alla sua Chiesa nel sacramento dell'Eucaristia, che perciò è tra gli altri Sacramenti «più soave per la devozione, più bello per l'intelligenza, più santo per il contenuto» (Egidio Romano); contiene infatti lo stesso Cristo ed è «quasi la perfezione della vita spirituale e il fine di tutti i Sacramenti» (S. Tommaso d'Aquino).
Tale presenza si dice «reale» non per esclusione, quasi che le altre non siano «reali», ma per antonomasia perché è sostanziale, e in forza di essa, infatti, Cristo, Uomo-Dio, tutto intero si fa presente. Malamente dunque qualcuno spiegherebbe questa forma di presenza [... ] riducendola ai limiti di un simbolismo [...].
La costante istruzione impartita dalla Chiesa ai catecumeni, il senso del popolo cristiano, la dottrina definita dal Concilio di Trento e le stesse parole con cui Cristo istituì la SS. Eucaristia ci obbligano a professare «che l'Eucaristia è la carne del nostro Salvatore Gesù Cristo, che ha patito per i nostri peccati e che il Padre per sua benignità ha risuscitato» (Ignazio di Antiochia).
Se all’Ufficio delle Letture seguono immediatamente le Lodi si omettono l’orazione seguente e l’introduzione di Lodi e si recita immediatamente il Cantico di Zaccaria.
ORAZIONE
Tu hai voluto, Padre, che nella Chiesa
l’uomo e la donna sponsalmente si unissero
in un vincolo di amore perenne;
la tua benedizione ogni giorno più larga discenda
sui coniugi cristiani,
perché concordemente si impegnino
a vivere secondo il vangelo
e sempre nella loro casa
sperimentino la presenza del Figlio tuo,
nostro Signore e nostro Dio,
che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.
Quando l'Ufficio delle letture si recita nelle ore notturne o nelle prime del mattino, invece dell'orazione riportata si può sempre dire l'orazione seguente:
Allontana, o Dio, ogni tenebra
dal cuore dei tuoi servi
e dona alle nostre menti la tua luce.
Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio,
che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.
CONCLUSIONE
V Benediciamo il Signore.
R Rendiamo grazie a Dio.