UFFICIO DELLE LETTURE

Sabato, 28 febbraio 2026

SABATO
PRIMA SETTIMANA DI QUARESIMA

V   O Dio, vieni a salvarmi.
R   Signore, vieni presto in mio aiuto.

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.

Lode a te, Signore, re di eterna gloria.

INNO

Dio cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro (Gn 2, 2).

Quando l’Ufficio delle letture si dice nelle ore del giorno:

O misteriosa fonte dell’essere
che le bellezze del mondo hai creato
e hai dato fine all’opera
nella quiete del settimo giorno,

a te i solerti figli
pur nel riposo anelino
e nella vita innocente contemplino
la serena letizia del tuo volto.

O, se ingrati peccammo,
amaro pianto lavi il nostro errore,
sì che non ci impaùri, o Dio pietoso,
l’ora del tuo giudizio.

Accogli, Padre, la nostra preghiera
per Gesù Cristo che regna
con te e con lo Spirito santo
negli infiniti secoli.   Amen.

latino

Rerum, Deus, fons ómnium,
qui, rebus actis ómnibus,
totíus orbis ámbitum
censu replésti múnerum,

Ac, mole tanta cóndita,
tandem quiétem díceris
sumpsísse, dans labóribus
ut nos levémur grátius:

Concéde nunc mortálibus
deflére vitæ crímina,
instáre iam virtútibus
et munerári prósperis,

Ut cum treméndi iúdicis
horror suprémus cœperit,
lætémur omnes ínvicem
pacis repléti múnere.

Præsta, Pater piíssime,
per Iesum Christum Dóminum,
qui tecum in perpétuum
regnat cum sancto Spíritu.   Amen.

in canto

O fonte nascosta dell’essere,
al mondo bellezze hai donato:
compiuto il disegno mirabile,
riposi nel settimo giorno.

A te come figli solerti
noi tutti sperando aneliamo:
concedi una vita innocente,
serena dinanzi al tuo volto.

Se ingrati e infedeli peccammo,
il pianto purifichi il cuore;
ci salvi l’amore, o Dio,
nell’ora del tuo giudizio.

Accogli la nostra preghiera,
o Padre, per Cristo Signore,
che regna con te e con lo Spirito
per sempre nei secoli eterni. Amen.

INNO

Quando l’Ufficio delle letture si dice nelle ore notturne o nelle prime ore del mattino:

Il gallo annunzia il giorno,
chiama la nuova luce:
il Signore dei cuori
in questo canto ci dèsta alla vita,

e dice: «Su! Scuotete ogni torpore,
ogni pigrizia fugga,
in opere vegliate di giustizia:
vicino è il mio ritorno».

Quando l’alba rosseggia ad oriente,
intenti alla fatica
trovi i tuoi servi e ravvivi
la luminosa speranza.

O Figlio, nato prima d’ogni aurora,
col tuo vitale chiarore disperdi
l’ottenebrante sonno dello spirito;
la tua pietà ci sciolga da ogni male.

O Re d’amore, gloria
a te cantiamo e al Padre,
nell’unità del Paraclito
per la distesa dei secoli.   Amen.

latino

Ales diéi núntius
lucem propínquam præcinit;
nos excitátor méntium
iam Christus ad vitam vocat.

«Auférte — clamat — léctulos
ægros, sopóros, désides;
castíque, recti ac sóbrii
vigiláte; iam sum próximus».

Ut, cum corúscis flátibus
auróra cælum spárserit,
omnes labóre exércitos
confírmet ad spem lúminis.

Iesum ciámus vócibus
flentes, precántes, sóbrii;
inténta supplicátio
dormíre cor mundum vetat.

Tu, Christe, somnum dísice,
tu rumpe noctis víncula,
tu solve peccátum vetus
novúmque lumen íngere.

Sit, Christe, rex piíssime,
tibi Patríque glória
cum Spíritu Paráclito,
in sempitérna sæcula.   Amen.

in canto

Il gallo annunzia il giorno,
chiamando la luce che sorge:
benigno Signore dei cuori,
ci desti così alla vita.

Solerte ci scuoti dal sonno,
torpore e pigrizia allontani,
ci inviti ad opere giuste:
il tuo ritorno è vicino!

Rosseggia ormai l’alba ad oriente,
e pronti alla loro fatica
già trovi i tuoi servi operosi,
aperti a serena speranza.

O Giorno che vinci l’aurora,
col tuo vitale chiarore
disperdi la notte del cuore:
ci sciolga il tuo amore dal male.

Risorto e Re della gloria,
a te e al Padre cantiamo,
uniti allo Spirito santo
nel tempo e nei secoli eterni. Amen.

CANTICO DEI TRE GIOVANI

Cfr. Dn 3, 52-56

Ogni creatura lodi il Signore

Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto il tuo nome glorioso e santo, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto sei tu nel tuo tempio santo glorioso, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto sei tu sul trono del tuo regno, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi †
     e siedi sui cherubini, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto sei tu nel firmamento del cielo, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito santo, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Come era nel principio e ora e sempre
     nei secoli dei secoli, amen, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

SALMODIA

Cantico Es 15, 1-4a. 8-13. 17-18

Inno di vittoria per il passaggio del Mare Rosso

Coloro che avevano vinto la bestia cantavano il cantico di Mosè, servo di Dio (Ap 15, 2-3).

Ant. 1   Libera, o Dio, il tuo popolo, *
             che hai guidato col tuo favore.

Voglio cantare in onore del Signore; †
     perché ha mirabilmente trionfato, *
     ha gettato in mare cavallo e cavaliere.

Mia forza e mio canto è il Signore, *
     egli mi ha salvato.
È il mio Dio e lo voglio lodare, *
     è il Dio di mio padre e lo voglio esaltare!

Dio è prode in guerra, *
     si chiama Signore.
I carri del faraone e il suo esercito *
     li ha gettati in mare.

Al soffio della tua ira si accumularono le acque, †
     si alzarono le onde come un argine, *
     si rappresero gli abissi in fondo al mare.

Il nemico aveva detto: «Inseguirò, raggiungerò, †
     spartirò il bottino, se ne sazierà la mia brama, *
     sfodererò la spada, li conquisterà la mia mano!».

Soffiasti con il tuo alito: li coprì il mare, *
     sprofondarono come piombo in acque profonde.

Chi è come te fra gli dèi, *
     chi è come te, maestoso in santità, Signore?
Chi è come te, tremendo nelle imprese, *
     operatore di prodigi?

Stendesti la destra: *
     li inghiottì la terra.
Guidasti con il tuo favore questo popolo che hai riscattato, *
     lo conducesti con forza alla tua santa dimora.

Lo fai entrare *
     e lo pianti sul monte della tua promessa,
luogo che per tua sede, Signore, hai preparato, *
     santuario che le tue mani, Signore, hanno fondato.

Il Signore regna *
     in eterno e per sempre!

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. 1   Libera, o Dio, il tuo popolo, *
             che hai guidato col tuo favore.

Salmo 104

Dio è fedele alle sue promesse

Gli apostoli annunziarono a tutte le genti i prodigi operati da Dio nella sua venuta (S. Atanasio).

I (1-25)

Ant. 2   Questo è il tempo del compimento
             delle antiche promesse; *
             Onnipotente, ascoltaci pietoso nell’angoscia.

Lodate il Signore e invocate il suo nome, *
     proclamate tra i popoli le sue opere.
Cantate a lui canti di gioia, *
     meditate tutti i suoi prodigi.

Gloriatevi del suo santo nome: *
     gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
Cercate il Signore e la sua potenza, *
     cercate sempre il suo volto.

Ricordate le meraviglie che ha compiute, *
     i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca:
voi, stirpe di Abramo, suo servo, *
     figli di Giacobbe, suo eletto.

È lui il Signore, nostro Dio, *
     su tutta la terra i suoi giudizi.

Ricorda sempre la sua alleanza: *
     parola data per mille generazioni,
l’alleanza stretta con Abramo *
     e il suo giuramento ad Isacco.

La stabilì per Giacobbe come legge, *
     come alleanza eterna per Israele:
«Ti darò il paese di Cànaan *
     come eredità a voi toccata in sorte».

Quando erano in piccolo numero, *
     pochi e forestieri in quella terra,
e passavano di paese in paese, *
     da un regno ad un altro popolo,

non permise che alcuno li opprimesse *
     e castigò i re per causa loro:
«Non toccate i miei consacrati, *
     non fate alcun male ai miei profeti».

Chiamò la fame sopra quella terra *
     e distrusse ogni riserva di pane.
Davanti a loro mandò un uomo, *
     Giuseppe, venduto come schiavo.

Gli strinsero i piedi con ceppi, *
     il ferro gli serrò la gola,
finché si avverò la sua predizione *
     e la parola del Signore gli rese giustizia.

Il re mandò a scioglierlo, *
     il capo dei popoli lo fece liberare;
lo pose signore della sua casa, *
     capo di tutti i suoi averi,

per istruire i capi secondo il suo giudizio *
     e insegnare la saggezza agli anziani.

E Israele venne in Egitto, *
     Giacobbe visse nel paese di Cam come straniero.
Ma Dio rese assai fecondo il suo popolo, *
     lo rese più forte dei suoi nemici.

Mutò il loro cuore e odiarono il suo popolo, *
     contro i suoi servi agirono con inganno.

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. 2   Questo è il tempo del compimento
             delle antiche promesse; *
             Onnipotente, ascoltaci pietoso nell’angoscia.

II (26-45)

Ant. 3   Il Signore fece uscire il suo popolo
             con esultanza, *
             i suoi eletti con canti di gioia.

Mandò Mosè suo servo *
     e Aronne che si era scelto.

Compì per mezzo loro i segni promessi *
     e nel paese di Cam i suoi prodigi.

Mandò le tenebre e si fece buio, *
     ma resistettero alle sue parole.
Cambiò le loro acque in sangue *
     e fece morire i pesci.

Il loro paese brulicò di rane *
     fino alle stanze dei loro sovrani.
Diede un ordine e le mosche vennero a sciami *
     e le zanzare in tutto il loro paese.

Invece delle piogge mandò loro la grandine, *
     vampe di fuoco sul loro paese.
Colpì le loro vigne e i loro fichi, *
     schiantò gli alberi della loro terra.

Diede un ordine e vennero le locuste *
     e bruchi senza numero;
divorarono tutta l’erba del paese *
     e distrussero il frutto del loro suolo.

Colpì nel loro paese ogni primogenito, *
     tutte le primizie del loro vigore.
Fece uscire il suo popolo con argento e oro, *
     fra le tribù non c’era alcun infermo.

L’Egitto si rallegrò della loro partenza *
     perché su di essi era piombato il terrore.
Distese una nube per proteggerli *
     e un fuoco per illuminarli di notte.

Alla loro domanda fece scendere le quaglie *
     e li saziò con il pane del cielo.
Spaccò una rupe e ne sgorgarono acque, *
     Scorrevano come fiumi nel deserto,

perché ricordò la sua parola santa *
     data ad Abramo suo servo.

Fece uscire il suo popolo con esultanza, *
     i suoi eletti con canti di gioia.
Diede loro le terre dei popoli, *
     ereditarono la fatica delle genti,

perché custodissero i suoi decreti *
     e obbedissero alle sue leggi.

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. 3   Il Signore fece uscire il suo popolo
             con esultanza, *
             i suoi eletti con canti di gioia.

Kyrie eleison, Kyrie eleison, Kyrie eleison.

V   Tu sei benedetto, Signore.
R   Amen.

L    Benedicimi, Padre.
V   Per Cristo, che è via e verità,
      la divina Maestà  ci benedica.
R   Amen.

PRIMA LETTURA

Dt 16, 1-17

Dal libro del Deuteronomio

La celebrazione delle feste

Parole di Mosè a Israele:
«Osserva il mese di Abib e celebra la pasqua in onore del Signore tuo Dio perché nel mese di Abib il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire dall’Egitto, durante la notte. Immolerai la pasqua al Signore tuo Dio: un sacrificio di bestiame grosso e minuto, nel luogo che il Signore avrà scelto per stabilirvi il suo nome. Non mangerai con essa pane lievitato; per sette giorni mangerai con essa gli azzimi, pane di afflizione perché sei uscito in fretta dal paese d’Egitto; e così per tutto il tempo della tua vita tu ti ricorderai il giorno in cui sei uscito dal paese d’Egitto. Non si veda lievito presso di te, entro tutti i tuoi confini, per sette giorni; della carne, che avrai immolata la sera del primo giorno, non resti nulla fino al mattino. Non potrai immolare la pasqua in una qualsiasi città che il Signore tuo Dio sta per darti, ma immolerai la pasqua soltanto nel luogo che il Signore tuo Dio avrà scelto per fissarvi il suo nome; la immolerai alla sera, al tramonto del sole, nell’ora in cui sei uscito dall’Egitto. Farai cuocere la vittima e la mangerai nel luogo che il Signore tuo Dio avrà scelto; la mattina te ne potrai tornare e andartene alle tue tende. Per sei giorni mangerai azzimi e il settimo giorno vi sarà una solenne assemblea per il Signore tuo Dio; non farai alcun lavoro.
Conterai sette settimane; da quando si metterà la falce nella messe comincerai a contare sette settimane; poi celebrerai la festa delle settimane per il Signore tuo Dio, offrendo nella misura della tua generosità e in ragione di ciò in cui il Signore tuo Dio ti avrà benedetto. Gioirai davanti al Signore tuo Dio tu, tuo figlio, tua figlia, il tuo schiavo e la tua schiava, il levita che sarà nelle tue città e l’orfano e la vedova che saranno in mezzo a te, nel luogo che il Signore tuo Dio avrà scelto per stabilirvi il suo nome. Ti ricorderai che sei stato schiavo in Egitto e osserverai e metterai in pratica queste leggi.
Celebrerai la festa delle capanne per sette giorni, quando raccoglierai il prodotto della tua aia e del tuo torchio; gioirai in questa tua festa, tu, tuo figlio e tua figlia, il tuo schiavo e la tua schiava e il levita, il forestiero, l’orfano e la vedova che saranno entro le tue città. Celebrerai la festa per sette giorni per il Signore tuo Dio, nel luogo che avrà scelto il Signore, perché il Signore tuo Dio ti benedirà in tutto il tuo raccolto e in tutto il lavoro delle tue mani e tu sarai contento.
Tre volte all’anno ogni tuo maschio si presenterà davanti al Signore tuo Dio, nel luogo che egli avrà scelto: nella festa degli azzimi, nella festa delle settimane e nella festa delle capanne; nessuno si presenterà davanti al Signore a mani vuote. Ma il dono di ciascuno sarà in misura della benedizione che il Signore tuo Dio ti avrà dato».

RESPONSORIO

Cfr. Zc 1, 3

R   Mutiamo l’abito di gioia nelle vesti di lutto,
      mortifichiamo e piangiamo davanti al Signore.
           Egli è misericordioso
           e perdona i nostri peccati.

V   «Convertitevi a me – dice il Signore –
      e io mi rivolgerò a voi».
           Egli è misericordioso
           e perdona i nostri peccati.

L    Benedicimi, Padre.
V   La grazia dello Spirito santo
      illumini i nostri sensi e il nostro cuore.
R   Amen.

SECONDA LETTURA

Dal «Trattato sulla penitenza» di sant’Ambrogio, vescovo

(L I, 5, 22. 23; 7, 30-32: SAEMO 17, 187. 191-193)
Il Signore aspetta la nostra conversione

Il Signore ha detto: «Se convertendoti, gemerai, allora sarai salvato» (Is 30, 15). Attende i nostri gemiti, però temporanei, per condonarci quelli che non hanno fine; attende le nostre lacrime, per profondere la sua misericordia. Così nel vangelo, mosso a compassione dalle lacrime di una madre vedova, ne risuscitò il figlio. Attende la nostra conversione per ritornare anch’egli all’amicizia, che durerebbe in noi, se non si insinuasse in noi alcuna colpa. Ma siccome con i nostri peccati ci rendiamo colpevoli di un’offesa, egli si sdegna affinché ci umiliamo. Ci umiliamo per essere degni più di compassione che di castigo. Te lo insegni senza incertezza Geremia, quando dice: «Poiché il Signore non respingerà in eterno, perché, dopo avere umiliato, avrà compassione secondo l’abbondanza della sua misericordia. Egli non ha umiliato con tutto il suo cuore né ha respinto i figli degli uomini» (Lam 3, 31-33).
Signore Gesù, mi sono rivolto interamente alla tua Chiesa. Manda dunque agli sbocchi delle strade, raccogli i buoni e i cattivi, fa’ entrare nella tua Chiesa storpi, ciechi e zoppi.
Comanda di riempire la tua casa, fa’ entrare tutti alla tua cena, perché, a patto che ti segua, ne renderai degno chi inviterai. Viene naturalmente respinto chi non ha l’abito nuziale, cioè la veste della carità, il manto della grazia.
La tua famiglia non dice: «Sono sana, non ho bisogno del medico», ma dice: «Guariscimi, Signore, e sarò guarita, salvami e sarò salvata» (Ger 17, 14). Perciò la figura della tua Chiesa si trova in quella donna che ti si accostò alle spalle e toccò la frangia della tua veste, «dicendo fra sé: “Se riuscirò a toccare le sua veste, sarò salva”» (Mt 9, 20-21). Questa Chiesa confessa le sue ferite, questa vuole essere curata.
Anche tu, Signore, desideri guarire tutti; ma non tutti vogliono essere curati.

SECONDA LETTURA

Dalla esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi di san Paolo VI, papa

(nn. 13-14 in Enchiridion Vaticanum 5 . Documenti ufficiali della Santa Sede 1974-1976, nn. 1600-1601)

Evangelizzazione, vocazione propria della Chiesa

Coloro che accolgono con sincerità la Buona Novella, proprio in virtù di questo accoglimento e della fede partecipata, si riuniscono nel nome di Gesù per cercare insieme il Regno, costruirlo, viverlo. L'ordine dato agli Apostoli - «Andate, proclamate la Buona Novella» - vale anche, sebbene in modo differente, per tutti i cristiani. È proprio per ciò che Pietro chiama questi ultimi «Popolo che Dio si è acquistato perché proclami le sue opere meravigliose (cfr. 1 Pt 2, 9), quelle medesime meraviglie che ciascuno ha potuto ascoltare nella propria lingua (cfr. At 2, 11). Del resto, la Buona Novella del Regno, che viene e che è iniziato, è per tutti gli uomini di tutti i tempi. Quelli che l'hanno ricevuta e quelli che essa raccoglie nella comunità della salvezza, possono e devono comunicarla e diffonderla.
La Chiesa lo sa. Essa ha una viva consapevolezza che la parola del Salvatore - «Devo annunziare la buona novella del Regno di Dio» (Lc 4, 43) - si applica in tutta verità a lei stessa. E volentieri aggiunge con S. Paolo: «Per me evangelizzare non è un titolo di gloria, ma un dovere. Guai a me se non predicassi il Vangelo!» (1 Cor 9, 16). È con gioia e conforto che Noi abbiamo inteso, al termine della grande Assemblea dell'ottobre 1974, queste parole luminose: «Vogliamo nuovamente confermare che il mandato d'evangelizzare tutti gli uomini costituisce la missione essenziale della Chiesa» (Cfr. Dichiarazioni dei Padri Sinodali, 4), compito e missione che i vasti e profondi mutamenti della società attuale non rendono meno urgenti. Evangelizzare, infatti, è la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda. Essa esiste per evangelizzare, vale a dire per predicare ed insegnare, essere il canale del dono della grazia, riconciliare i peccatori con Dio, perpetuare il sacrificio del Cristo nella S. Messa che è il memoriale della sua morte e della sua gloriosa risurrezione.

Se all’Ufficio delle Letture seguono immediatamente le Lodi si omettono l’orazione seguente e l’introduzione di Lodi e si recita immediatamente il Cantico di Zaccaria.

ORAZIONE

Concedi, Padre, ai tuoi servi
di correggere i vizi dell’umana debolezza,
perché il popolo dei redenti
possa accostarsi ai misteri pasquali
libero dal disonore delle colpe.
Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio,
che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.


Quando l'Ufficio delle letture si recita nelle ore notturne o nelle prime del mattino, invece dell'orazione riportata si può sempre dire l'orazione seguente:

Allontana, o Dio, ogni tenebra
dal cuore dei tuoi servi
e dona alle nostre menti la tua luce.
Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio,
che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.

CONCLUSIONE

V   Benediciamo il Signore.
R   Rendiamo grazie a Dio.