UFFICIO DELLE LETTURE
Domenica, 02 novembre 2025
DOMENICA
DELLA TRENTUNESIMA SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO
V O Dio, vieni a salvarmi.
R Signore, vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen. Alleluia.
INNO
Quando l’Ufficio delle letture si dice nelle ore del giorno:
Col prodigio stupendo della luce,
rifulgente primizia,
hai dato origine al mondo
e all’implacabile corsa dei giorni.
Tu che hai domato il caos tenebroso
con l’alternarsi mirabile
di aurore e di tramonti,
ascolta, Padre, la voce che implora.
Oh! Non accada all’anima,
dispersa nei beni fuggevoli,
di legarsi ostinata nella colpa
e perdere la tua vita;
ma, immune dal peccato,
eluso ogni pericolo,
arrivi alla porta del cielo
ed entri al premio eterno.
Ascolta, Dio pietoso, la preghiera
per Gesù Cristo Signore,
che regna con te nei secoli
e con lo Spirito santo. Amen.
latino
Lucis creátor óptime,
lucem diérum próferens,
primórdiis lucis novæ
mundi parans oríginem;
Qui mane iunctum vésperi
diem vocári præcipis:
tætrum chaos illábitur;
audi preces cum flétibus.
Ne mens graváta crímine
vitæ sit exsul múnere,
dum nil perénne cógitat
seséque culpis ílligat.
Cælórum pulset íntimum,
vitále tollat præmium;
vitémus omne nóxium,
purgémus omne péssimum.
Præsta, Pater piíssime,
per Iesum Christum Dóminum,
qui tecum in perpétuum
regnat cum sancto Spíritu. Amen.
in canto
Prodigio stupendo è la luce!
Con essa origine hai dato
al mondo e alla corsa dei giorni,
o Padre, creatore potente.
Il caos tenebroso hai domato,
donandoci aurore e tramonti,
mirabile danza nel tempo:
ascoltaci, eterno Signore!
Il cuore dell’uomo assetato,
disperso nei beni fuggevoli,
non cerchi ostinato la colpa,
perdendo la vita e la pace;
ma, immune da ogni peccato,
elusi pericoli e inganni,
arrivi alla porta del cielo
ed entri felice nel regno.
Ascoltaci, Dio pietoso,
per Cristo Signore risorto:
uniti allo Spirito santo
vivete e regnate per sempre. Amen.
INNO
Quando l’Ufficio delle letture si dice nelle ore notturne o nelle prime ore del mattino:
La nostra lode accogli,
o Creatore eterno delle cose,
che, notte e giorno avvicendando,
rendi più vario e grato il tempo.
Alta regna la notte
e già s’ode il canto del gallo,
gioioso presagio di luce
all’ansia del viandante.
Si desta allora e ad oriente appare
la stella palpitante del mattino,
la torma squagliasi dei vagabondi,
abbandonando i vicoli del male.
Il gallo canta. La sua voce placa
il furioso fragore dell’onda;
e Pietro, roccia che fonda la Chiesa,
la colpa asterge con lacrime amare.
Orsù leviamoci animosi e pronti:
tutti risveglia il richiamo del gallo
e gli indolenti accusa che si attardano
sotto le coltri dormigliando ancora.
Il gallo canta. Torna la speranza:
l’infermo sente rifluir la vita,
il sicario nasconde il suo pugnale,
negli smarriti la fede rivive.
Gesù Signore, guardaci pietoso,
quando, tentati, incerti vacilliamo:
se tu ci guardi, le macchie dileguano
e il peccato si stempera nel pianto.
Tu, vera luce, nei cuori risplendi,
disperdi il torpore dell’anima:
a te sciolga il labbro devoto
la santa primizia dei canti.
Gloria a Dio Padre
e all’unico suo Figlio
con lo Spirito santo
nella distesa dei secoli. Amen.
latino
Ætérne rerum Cónditor,
noctem diémque qui regis,
et témporum das témpora,
ut álleves fastídium;
Præco diéi iam sonat,
noctis profúndæ pérvigil,
noctúrna lux viantibus
a nocte noctem ségregans.
Hoc excitátus lúcifer
solvit polum calígine,
hoc omnis errónum chorus
vias nocéndi déserit.
Hoc nauta vires cólligit
pontíque mitescunt freta,
hoc ipse Petra Ecclésiæ
canénte culpam diluit.
Surgámus ergo strénue!
gallus iacentes excitat,
et somnoléntos íncrepat,
Gallus negantes arguit.
Gallo canénte spes redit,
ægris salus refúnditur,
mucro latrónis cónditur,
lapsis fides revértitur.
Iesu, labántes respice,
et nos vidéndo córrige,
si réspicis, lapsus cadunt,
fletúque culpa sólvitur.
Tu lux refúlge sensibus,
mentísque somnum díscute,
te nostra vox primum sonet
et ore solvámus tibi.
Deo Patri sit glória
eiúsque soli Fílio,
cum Spíritu Paráclito
in sempíterna sǽcula. Amen.
in canto
Accogli nel canto la lode,
eterno Creatore del mondo,
che notte e giorno avvicendi
rendendo più vario il tempo.
Ancora la notte è oscura
e già si ode il canto del gallo,
gioioso presagio di luce
all’ansia dell’uomo in cammino.
Si desta e appare ad oriente
la stella del primo mattino;
la torma di uomini infidi
rifugge da vie tortuose.
Il canto del gallo è una voce
sul cupo fragore dell’onda;
e Pietro, la roccia di Cristo,
con lacrime asperge la colpa.
Leviamoci pronti e animosi:
il canto del gallo risveglia
e accusa i pigri indolenti,
che ancora nel sonno si attardano.
Così la speranza ritorna:
il male abbandona il violento,
fluisce la vita all’infermo,
la fede rivive nei cuori.
Clemente Signore, difendici:
incerti e tentati noi siamo!
Se guardi, le macchie dileguano:
nel pianto il peccato laviamo.
Tu, luce, risplendi nell’uomo,
disperdi il torpore dell’anima:
a te sciolga il labbro devoto
la santa primizia dei canti.
La gloria innalziamo al Padre
e all’unico Figlio risorto,
insieme allo Spirito santo,
per sempre nei secoli eterni. Amen.
CANTICO DEI TRE GIOVANI
Cfr. Dn 3, 52-56
Ogni creatura lodi il Signore
Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto il tuo nome glorioso e santo, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto sei tu nel tuo tempio santo glorioso, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto sei tu sul trono del tuo regno, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi †
e siedi sui cherubini, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto sei tu nel firmamento del cielo, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito santo, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Come era nel principio e ora e sempre
nei secoli dei secoli, amen, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
SALMODIA
Cantico Gio 2, 3-10
Dal ventre del pesce Giona pregò il Signore suo Dio
Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera (Rm 12, 12).
Ant. 1 Dal profondo degli inferi ho gridato, *
il Signore ha ascoltato la mia voce.
Nella mia angoscia ho invocato il Signore *
ed egli mi ha esaudito;
dal profondo degli inferi ho gridato *
e tu hai ascoltato la mia voce.
Mi hai gettato nell’abisso, nel cuore del mare *
e le correnti mi hanno circondato;
tutti i tuoi flutti e le tue onde *
sopra di me sono passati.
Io dicevo: «Sono scacciato lontano dai tuoi occhi; *
eppure tornerò a guardare il tuo santo tempio».
Le acque mi hanno sommerso fino alla gola, †
l’abisso mi ha avvolto, *
l’alga si è avvinta al mio capo.
Sono sceso alle radici dei monti, †
la terra ha chiuso le sue spranghe *
dietro a me per sempre.
Ma tu hai fatto risalire dalla fossa la mia vita, *
Signore mio Dio.
Quando in me sentivo venir meno la vita, *
ho ricordato il Signore.
Fino a te è giunta la mia preghiera, *
fino alla tua santa dimora.
Quelli che onorano cose vane e false *
abbandonano il loro amore.
Ma io con voce di lode *
offrirò a te un sacrificio
e adempirò il voto che ho fatto; *
la salvezza viene dal Signore.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
Ant. 1 Dal profondo degli inferi ho gridato, *
il Signore ha ascoltato la mia voce.
Cantico - Sir 51, 1-5. 8. 12
Inno di ringraziamento per la liberazione
Mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo (2Cor 12, 10).
Ant. 2 Ti glorificherò, mio protettore e mio aiuto.
Ti glorificherò, Signore mio re, †
ti loderò, Dio mio salvatore; *
glorificherò il tuo nome,
perché fosti mio protettore e mio aiuto *
e hai liberato il mio corpo dalla perdizione,
dal laccio di una lingua calunniatrice, *
dalle labbra che proferiscono menzogne;
di fronte a quanti mi circondavano †
sei stato il mio aiuto e mi hai liberato, *
secondo la tua grande misericordia e per il tuo nome,
dai morsi di chi stava per divorarmi, *
dalla mano di quanti insidiavano alla mia vita,
dalle molte tribolazioni di cui soffrivo, †
dal soffocamento di una fiamma avvolgente, *
e dal fuoco che non avevo acceso,
dal profondo seno degli inferi, *
dalla lingua impura e dalla parola falsa.
Allora mi ricordai delle tue misericordie, Signore, *
e delle tue opere che sono da sempre,
perché tu liberi quanti in te sperano, *
li salvi dalla mano dei nemici.
Per questo ti ringrazierò e ti darò lode, *
benedirò il nome del Signore.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
Ant. 2 Ti glorificherò, mio protettore e mio aiuto.
Cantico - Ger 31, 2-9
Salva, Signore, il tuo popolo
Come siete partecipi delle sofferenze, così lo siete anche della consolazione (2 Cor 1, 7).
Ant. 3 «Ti ho amato di amore eterno» *
– dice il Signore –.
Così dice il Signore: †
«Ha trovato grazia nel deserto *
un popolo di scampati alla spada;
Israele si avvia a una quieta dimora». *
Da lontano gli è apparso il Signore:
«Ti ho amato di amore eterno, *
per questo ti conservo ancora misericordia.
Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata, *
vergine d’Israele.
Di nuovo ti ornerai dei tuoi tamburi *
e uscirai fra la danza dei festanti.
Di nuovo pianterai vigne sulle colline della Samaria; *
i piantatori, dopo aver piantato, raccoglieranno.
Verrà il giorno in cui grideranno le vedette *
sulle montagne di Efraim:
Su, saliamo a Sion, *
andiamo dal Signore nostro Dio».
Poiché dice il Signore: †
«Innalzate canti di gioia per Giacobbe, *
Esultate per la prima delle nazioni,
fate udire la vostra lode e dite: †
Il Signore ha salvato il suo popolo, *
un resto d’Israele».
Ecco li riconduco dal paese del settentrione *
e li raduno dall’estremità della terra;
fra di essi sono il cieco e lo zoppo, †
la donna incinta e la partoriente; *
ritorneranno qui in gran folla.
Essi erano partiti nel pianto, *
io li riporterò tra le consolazioni;
li condurrò a fiumi d’acqua *
per una strada diritta in cui non inciamperanno;
perché io sono un padre per Israele, *
Efraim è il mio primogenito.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
Ant. 3 «Ti ho amato di amore eterno» *
– dice il Signore –.
Kyrie eleison, Kyrie eleison, Kyrie eleison.
V Tu sei benedetto, Signore.
R Amen.
L Benedicimi, Padre.
V Per Cristo, che è via e verità,
la divina Maestà ci benedica.
R Amen.
PRIMA LETTURA
2Re 24, 20b – 25, 13. 18-21
Gerusalemme presa e devastata. Esilio di Giuda
Dal secondo libro dei Re
Gerusalemme presa e devastata. Esilio di Giuda
Sedecìa si ribellò al re di Babilonia. Nell'anno nono del suo regno, nel decimo mese, il dieci del mese, Nabucodònosor re di Babilonia, con tutto l'esercito, marciò contro Gerusalemme, la circondò da tutte le parti e le costruì intorno opere d'assedio. La città rimase assediata fino all'undecimo anno del re Sedecìa. Al nono giorno del quarto mese, quando la fame dominava la città e non c'era più pane per la popolazione, fu aperta una breccia nelle mura della città. Allora tutti i soldati fuggirono, uscendo dalla città di notte per la via della porta fra le due mura, presso il giardino del re e, mentre i Caldei erano tutt'intorno alla città, presero la via dell'Araba.
I soldati dei Caldei inseguirono il re nelle steppe di Gerico, mentre tutto il suo esercito si disperse abbandonandolo. Il re fu preso e condotto dal re di Babilonia a Ribla ove fu pronunziata contro di lui la sentenza. Furono uccisi alla presenza di Sedecìa i suoi figli e a lui Nabucodònosor fece cavare gli occhi, l'incatenò e lo condusse a Babilonia.
Il settimo giorno del quinto mese – era l'anno decimonono del re Nabucodònosor re di Babilonia – Nabuzardàn, capo delle guardie, ufficiale del re di Babilonia, entrò in Gerusalemme, bruciò il tempio, la reggia e tutte le case di Gerusalemme, dando alle fiamme tutte le case di lusso.
Tutto l'esercito dei Caldei, che era con il capo delle guardie, demolì il muro intorno a Gerusalemme. Nabuzardàn capo delle guardie deportò il resto del popolo che era stato lasciato in città, quanti erano passati disertori al re di Babilonia e il resto della moltitudine. Il capo delle guardie lasciò alcuni fra i più poveri del paese come vignaioli e come campagnoli. I Caldei fecero a pezzi le colonne di bronzo che erano nel tempio, le basi e il bacino grande di bronzo, che erano ivi, e asportarono tutto il loro bronzo in Babilonia.
Il capo delle guardie prese Seraià, sacerdote capo, e Zofonia, sacerdote del secondo ordine, insieme con tre custodi della soglia. Dalla città egli prese un funzionario, che era a capo dei guerrieri, cinque uomini fra gli intimi del re, che furono trovati in città, il segretario del capo dell'esercito, che arruolava il popolo del paese e sessanta uomini del popolo del paese, che si trovavano in città. Nabuzardàn capo delle guardie li prese e li condusse al re di Babilonia, a Ribla. Il re di Babilonia li fece uccidere a Ribla, nel paese di Camat. Così fu deportato Giuda dal suo paese.
RESPONSORIO
Cfr. Sal 78, 1. 5. 9
R O Dio, nella tua eredità sono entrate le nazioni,
hanno profanato il tuo santo tempio.
Fino a quando sarai adirato:
per sempre?
V Aiutaci, Dio nostra salvezza,
per la gloria del tuo nome
salvaci, Signore.
Fino a quando sarai adirato:
per sempre?
L Benedicimi, Padre.
V La grazia dello Spirito santo
illumini i nostri sensi e il nostro cuore.
R Amen.
SECONDA LETTURA
Dal libro della «Imitazione di Cristo»
(L. II, cap. VII, 1-3; cap. VIII, 1-3)
Amare Gesù sopra ogni cosa
Fortunato chi comprende che cosa sia amare Gesù e per lui disprezzare se stessi. Occorre infatti per il suo amore lasciare ogni altro amore: Gesù vuol essere amato sopra ogni cosa, e solo.
L'amore della creatura è ingannevole e malsicuro; l'amore di Gesù, invece, è fermo e costante. E perciò chi s'attacca alla creatura, che ha fine, avrà fine con essa; ma chi abbraccia Gesù non potrà più essere scosso per tutta l'eternità. Amalo dunque, e tienitelo sempre amico: quando tutti ti abbandoneranno, lui solo non ti abbandonerà; e sarà lui a salvarti dalla rovina.
Le creature sono tali che, volente o no, un giorno dovrai lasciarle tutte. Tieniti attaccato a Gesù, prima in vita e poi in morte, affidandoti a lui interamente, perché lui solo può aiutarti.
Il tuo amato è tale, che non ammette affetti estranei: vuole possedere da solo il tuo cuore e farne il suo trono. Gesù verrebbe volentieri ad abitare in te, se tu sapessi liberarti del tutto dalle creature. E tu vedrai sempre che, qualunque cosa tenterai senza lui, appoggiandoti agli uomini, non riuscirai.
Ma dunque, non confidare e non mettere le tue speranze in una canna che si muove a ogni vento: «ogni carne è fieno, e ogni sua gloria, come il fieno, cadrà» (1Pt 1, 24).
Se tu guarderai soltanto alle apparenze esteriori, proverai presto la tua delusione: potrà infatti capitarti di cercare, nei tuoi simili, consolazione o guadagno, e ritrarne, invece, un danno. Ma se in ogni cosa tu cerchi Gesù, non potrai trovare che Gesù, così come, cercando in ogni cosa te stesso, troverai sempre te stesso, con tuo grande scapito.
Quando non cerca Gesù, l'uomo è a se stesso più dannoso che tutto il mondo e tutti i nemici messi insieme. Quando è vicino Gesù, tutto ci appare buono, nulla ci riesce difficile; quando è lontano, tutto è insopportabile. Le consolazioni non bastano, quando Gesù non parla dentro di noi; ma se lui ci dice una sola parola, la nostra consolazione è infinita.
Non si alzò subito, Maria Maddalena, dal luogo in cui stava a piangere, quando Marta le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama»? (Gv 11, 28).
Oh, felice l'ora in cui Gesù, dalle lacrime, chiama anche noi alla gioia! Quanto siamo aridi e duri di cuore, senza lui! quanto sciocchi e vani siamo, quando desideriamo qualcosa che non è lui! Non è questo un danno maggiore che se perdessimo tutto il mondo? E che cosa il mondo può darci senza Gesù?
Essere senza Gesù è un inferno amaro, essere con lui è un dolce paradiso. Nessun nemico mai potrebbe farti alcun male, se tu avessi sempre vicino Gesù. Chi trova Gesù, trova un grande tesoro, anzi il più grande fra tutti i tesori. E chi perde Gesù, perde più assai di tutto il mondo. Chi vive senza Gesù è il più povero degli esseri umani, mentre chi lo trova può ben dirsi il più ricco.
Grande arte è saper stare con Gesù, e grande accortezza è il saperselo conservare.
TE DEUM
Noi ti lodiamo, Dio, *
ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre, *
tutta la terra ti adora.
A te cantano gli angeli *
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo *
il Signore Dio dell’universo.
I cieli e la terra *
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli *
e la candida schiera dei martiri;
le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico Figlio, *
e lo Spirito Santo Paraclito.
O Cristo, re della gloria, *
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre *
per la salvezza dell’uomo.
Vincitore della morte, *
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.
Soccorri i tuoi figli, Signore, *
che hai redento col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria *
nell’assemblea dei santi.
Salva il tuo popolo, Signore, *
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo, *
Lodiamo il tuo nome per sempre.
Degnati oggi, Signore, *
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia: *
in te abbiamo sperato.
Pietà di noi, Signore,
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza,
non saremo confusi in eterno.
TE DEUM
Te Deum laudámus: *
te Dóminum confitémur.
Te ætérnum Patrem *
omnis terra venerátur.
Tibi omnes ángeli, *
tibi cæli et univérsæ potestátes:
tibi chérubim et séraphim *
incessábili voce proclámant:
Sanctus, Sanctus, Sanctus *
Dóminus Deus Sábaoth.
Pleni sunt cæli et terra *
maiestátis glóriæ tuæ.
Te gloriósus *
apostolórum chorus,
te prophetárum *
laudábilis númerus,
te mártyrum candidátus *
laudat exércitus.
Te per orbem terrárum *
sancta confitétur Ecclésia
Patrem *
Imménsæ maiestátis,
venerándum tuum verum *
et únicum Filium,
Sanctum quoque *
Paráclitum Spíritum.
Te rex glóriæ, *
Christe.
Tu Patris *
sempitérnus es Fílius.
Tu, ad liberándum susceptúrus hóminem, *
non horruísti Vírginis úterum.
Tu, devícto mortis acúleo, *
apertuísti credéntibus regna cælórum.
Tu ad déxteram Dei sedes, *
in glória Patris.
Iudex *
créderis esse ventúrus.
Te ergo, quæsumus, tuis fámulis súbveni, *
quos pretióso sánguine redemísti.
Ætérna fac cum sanctis tuis *
in glória numerári.
Salvum fac pópulum tuum, Dómine, *
et bénedic hereditáti tuæ.
Et rege eos, *
et extólle illos usque in ætérnum,.
Per síngulos dies *
benedícimus te;
et laudámus nomen tuum in sæculum, *
et in sæculum sæculi.
Dignáre, Dómine, die isto *
sine peccáto nos custodire.
Miserére nostri, Dómine, *
miserére nostri.
Fiat misericórdia tua, Dómine, super nos, *
quemádmodum sperávimus in te.
In te, Dómine, sperávi: *
non confúndar in ætérnum.
Se all’Ufficio delle Letture seguono immediatamente le Lodi si omettono l’orazione seguente e l’introduzione di Lodi e si recita immediatamente il Cantico di Zaccaria.
ORAZIONE
O Dio, che ti sei accompagnato
ai tre giovani nella fornace infocata
mitigando con la tua potenza
l’ardore e l’impeto delle fiamme,
proteggi e libera dall’insidia del male
la vita dei tuoi servi.
Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio,
che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.
Quando l'Ufficio delle letture si recita nelle ore notturne o nelle prime del mattino, invece dell'orazione riportata si può sempre dire l'orazione seguente:
Allontana, o Dio, ogni tenebra
dal cuore dei tuoi servi
e dona alle nostre menti la tua luce.
Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio,
che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.
CONCLUSIONE
V Benediciamo il Signore.
R Rendiamo grazie a Dio.