UFFICIO DELLE LETTURE

Giovedì, 25 settembre 2025

SANT'ANÀTALO
E TUTTI I SANTI VESCOVI MILANESI
Festa

V   O Dio, vieni a salvarmi.
R   Signore, vieni presto in mio aiuto.

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.
Alleluia.

INNO

Quando l’Ufficio delle letture si dice nelle ore del giorno:

Vita dei santi, Cristo, unica via,
o sola speranza del mondo,
o sorgente di pace e di giustizia,
voci e cuori a te inneggiano.

Se qualche luce di virtù tu vedi,
ogni parola vera,
ogni infiammata volontà di bene,
è, Signore, tua grazia.

Dona quiete ai tempi incerti,
salda custodisci la fede,
rinvigorisci i deboli,
perdona i peccatori.

Gloria si canti al Padre
e all’unico suo Figlio,
dolce si levi la lode allo Spirito
negli infiniti secoli.   Amen.

latino

Vita sanctórum, via, spes salúsque,
Christe, largítor probitátis atque
cónditor pacis, tibi voce, sensu
pángimus hymnum:

Cuius est virtus manifésta totum
quod pii possunt, quod habent, quod ore,
corde vel factis cúpiunt, amóris
igne flagrántes.

Témporum pacem, fídei tenórem,
lánguidis curam veniámque lapsis,
ómnibus præsta páriter beátæ
múnera vitæ.

Glória summum résonet Paréntem,
glória Natum, paritérque sanctum
Spíritum dulci modulétur hymno
omne per ævum.   Amen.

in canto

O Cristo, sei vita dei santi,
salvezza e speranza del mondo;
sorgente di pace e giustizia,
ti cantano i cuori e le voci.

Se qualche virtù in noi vedi,
parole sincere di vita,
il nostro cammino nel bene
è frutto, Signore, di grazia.

Da’ quiete ai tempi insicuri,
saldezza a una fragile fede,
ai deboli dona vigore,
a tutti perdona i peccati.

Al Padre si cantino lodi
e all’unico Figlio Signore,
onore allo Spirito santo
per sempre nei secoli eterni. Amen.

INNO

Quando l’Ufficio delle letture si dice nelle ore notturne o nelle prime ore del mattino:

La nostra lode accogli,
o Creatore eterno delle cose,
che, notte e giorno avvicendando,
rendi più vario e grato il tempo.

Alta regna la notte
e già s’ode il canto del gallo,
gioioso presagio di luce
all’ansia del viandante.

Si desta allora e ad oriente appare
la stella palpitante del mattino,
la torma squagliasi dei vagabondi,
abbandonando i vicoli del male.

Il gallo canta. La sua voce placa
il furioso fragore dell’onda;
e Pietro, roccia che fonda la Chiesa,
la colpa asterge con lacrime amare.

Orsù leviamoci animosi e pronti:
tutti risveglia il richiamo del gallo
e gli indolenti accusa che si attardano
sotto le coltri dormigliando ancora.

Il gallo canta. Torna la speranza:
l’infermo sente rifluir la vita,
il sicario nasconde il suo pugnale,
negli smarriti la fede rivive.

Gesù Signore, guardaci pietoso,
quando, tentati, incerti vacilliamo:
se tu ci guardi, le macchie dileguano
e il peccato si stempera nel pianto.

Tu, vera luce, nei cuori risplendi,
disperdi il torpore dell’anima:
a te sciolga il labbro devoto
la santa primizia dei canti.

Gloria a Dio Padre
e all’unico suo Figlio
con lo Spirito santo
nella distesa dei secoli.   Amen.

latino

Ætérne rerum Cónditor,
noctem diémque qui regis,
et témporum das témpora,
ut álleves fastídium;

Præco diéi iam sonat,
noctis profúndæ pérvigil,
noctúrna lux viantibus
a nocte noctem ségregans.

Hoc excitátus lúcifer
solvit polum calígine,
hoc omnis errónum chorus
vias nocéndi déserit.

Hoc nauta vires cólligit
pontíque mitescunt freta,
hoc ipse Petra Ecclésiæ
canénte culpam diluit.

Surgámus ergo strénue!
gallus iacentes excitat,
et somnoléntos íncrepat,
Gallus negantes arguit.

Gallo canénte spes redit,
ægris salus refúnditur,
mucro latrónis cónditur,
lapsis fides revértitur.

Iesu, labántes respice,
et nos vidéndo córrige,
si réspicis, lapsus cadunt,
fletúque culpa sólvitur.

Tu lux refúlge sensibus,
mentísque somnum díscute,
te nostra vox primum sonet
et ore solvámus tibi.

Deo Patri sit glória
eiúsque soli Fílio,
cum Spíritu Paráclito
in sempíterna sǽcula.   Amen.

in canto

Accogli nel canto la lode,
eterno Creatore del mondo,
che notte e giorno avvicendi
rendendo più vario il tempo.

Ancora la notte è oscura
e già si ode il canto del gallo,
gioioso presagio di luce
all’ansia dell’uomo in cammino.

Si desta e appare ad oriente
la stella del primo mattino;
la torma di uomini infidi
rifugge da vie tortuose.

Il canto del gallo è una voce
sul cupo fragore dell’onda;
e Pietro, la roccia di Cristo,
con lacrime asperge la colpa.

Leviamoci pronti e animosi:
il canto del gallo risveglia
e accusa i pigri indolenti,
che ancora nel sonno si attardano.

Così la speranza ritorna:
il male abbandona il violento,
fluisce la vita all’infermo,
la fede rivive nei cuori.

Clemente Signore, difendici:
incerti e tentati noi siamo!
Se guardi, le macchie dileguano:
nel pianto il peccato laviamo.

Tu, luce, risplendi nell’uomo,
disperdi il torpore dell’anima:
a te sciolga il labbro devoto
la santa primizia dei canti.

La gloria innalziamo al Padre
e all’unico Figlio risorto,
insieme allo Spirito santo,
per sempre nei secoli eterni. Amen.

CANTICO DEI TRE GIOVANI

Cfr. Dn 3, 52-56

Ogni creatura lodi il Signore

Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto il tuo nome glorioso e santo, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto sei tu nel tuo tempio santo glorioso, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto sei tu sul trono del tuo regno, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi †
     e siedi sui cherubini, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto sei tu nel firmamento del cielo, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito santo, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Come era nel principio e ora e sempre
     nei secoli dei secoli, amen, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

SALMODIA

Cantico - Sir 45, 6-7. 15-17

L’onore del sacerdozio

Tu sei stato scelto tra i figli di Israele, tra i sacri frutti sei stato giudicato primizia (S. Ambrogio).

Ant. 1   Il Signore lo scelse come suo sacerdote *
             perché gli offrisse l'unico sacrificio,
             e gli elevasse incenso odoroso.

Mosè innalzò Aronne, santo come lui, *
     suo fratello, della tribù di Levi.
Stabilì con lui un’alleanza perenne *
     e gli diede il sacerdozio tra il popolo.

Lo onorò con splendidi ornamenti *
     e gli fece indossare una veste di gloria.

Mosè lo consacrò *
     e l’unse con l’olio santo.

Costituì un’alleanza perenne per lui *
     e per i suoi discendenti, finché dura il cielo:
quella di presiedere al culto †
     ed esercitare il sacerdozio *
     e benedire il popolo nel nome del Signore.

Il Signore lo scelse tra tutti i viventi *
     perché gli offrisse sacrifici,
incenso e profumo come memoriale *
     e perché compisse l’espiazione per il suo popolo.

Gli affidò i suoi comandamenti *
     il potere sulle prescrizioni del diritto,
perché insegnasse a Giacobbe i decreti *
     e illuminasse Israele nella sua legge.

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. 1   Il Signore lo scelse come suo sacerdote *
             perché gli offrisse l'unico sacrificio,
             e gli elevasse incenso odoroso.

Cantico - Is 40, 10-17

Dio buon pastore

O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! (Rm 11, 33).

Ant. 2   «Io cercherò le mie pecore – dice il Signore – , *
             le passerò in rassegna
             come il pastore passa in rassegna il suo gregge».

Ecco, egli ha con sé il premio *
     e i suoi trofei lo precedono.

Come un pastore egli fa pascolare il gregge *
     e con il suo braccio lo raduna;
porta gli agnellini sul petto *
     e conduce pian piano le pecore madri.

Chi ha misurato con il cavo della mano
          le acque del mare *
     e ha calcolato l’estensione dei cieli con il palmo?

Chi ha misurato con il moggio
          la polvere della terra, †
     ha pesato con la stadera le montagne *
     e i colli con la  bilancia?

Chi ha diretto lo spirito del Signore *
     e come suo consigliere gli ha dato suggerimenti?

A chi ha chiesto consiglio, perché lo istruisse *
     e gli insegnasse il sentiero della giustizia,
lo ammaestrasse nella scienza *
     e gli rivelasse la via della prudenza?

Ecco, le nazioni son come una goccia da un secchio, †
     contano come il pulviscolo sulla bilancia; *
     ecco, le isole pesano quanto un granello di polvere.

Il Libano non basterebbe per accendere il rogo, *
     né le sue bestie per l’olocausto.
Tutte le nazioni sono come un nulla davanti a lui, *
     come niente e vanità sono da lui ritenute.

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. 2   «Io cercherò le mie pecore – dice il Signore – , *
             le passerò in rassegna
             come il pastore passa in rassegna il suo gregge».

Cantico - Sir 46, 14-16. 19-20

Lode del profeta e del sacerdote del Dio altissimo

Dopo l’avvento di Cristo, che offrì sé stesso per la salvezza del popolo, i sacerdoti cominciano a offrire sé stessi come vittime (S. Ambrogio).

Ant. 3   Sacerdote santo di Dio,
             sei stato riconosciuto fedele nelle tue parole *
             davanti a numerosi testimoni.

Secondo la legge del Signore governò la comunità *
     e il Signore volse lo sguardo benevolo su Giacobbe.
Per la sua fedeltà si dimostrò profeta, *
     con le parole fu riconosciuto veggente verace.

Egli invocò il Signore onnipotente, †
     quando i nemici lo premevano all’intorno, *
     con l’offerta di un agnello da latte.

Prima dell’ora del suo eterno sonno, *
     così attestò davanti al Signore e al suo Messia:

«Denari e neanche dei sandali, †
     da alcun vivente ho accettato» *
     e nessuno poté contraddirlo.

Perfino dopo la sua morte profetizzò, *
     predicendo al re la sua fine;
anche dal sepolcro levò ancora la voce *
     per allontanare in una profezia
          l’iniquità dal popolo.

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. 3   Sacerdote santo di Dio,
             sei stato riconosciuto fedele nelle tue parole *
             davanti a numerosi testimoni.

Kyrie eleison, Kyrie eleison, Kyrie eleison.

V   Tu sei benedetto, Signore.
R   Amen.

L    Benedicimi, Padre.
V   Per le intercessioni del vescovo sant'Anàtalo e dei Ss. vescovi milanesi
      il Signore ci conceda benedizione e salvezza.
R   Amen.

PRIMA LETTURA

1Ts 2, 1-13. 19-20

Dalla prima lettera ai Tessalonicesi di san Paolo, apostolo

La fatica apostolica

Voi stessi, fratelli, sapete bene che la nostra venuta in mezzo a voi non è stata vana. Ma dopo avere prima sofferto e subìto oltraggi a Filippi, come ben sapete, abbiamo avuto nel nostro Dio il coraggio di annunziarvi il vangelo di Dio in mezzo a molte lotte. E il nostro appello non è stato mosso da volontà di inganno, né da torbidi motivi, né abbiamo usato frode alcuna: ma come Dio ci ha trovati degni di affidarci il vangelo, così lo predichiamo, non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio, che prova i nostri cuori. Mai infatti abbiamo pronunziato parole di adulazione, come sapete, né avuto pensieri di cupidigia: Dio ne è testimone.
E neppure abbiamo cercato la gloria umana, né da voi né da altri, pur potendo far valere la nostra autorità di apostoli di Cristo.
Invece siamo stati amorevoli in mezzo a voi come una madre nutre e ha cura delle proprie creature. Così affezionati a voi, avremmo desiderato darvi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari.
Voi ricordate infatti, fratelli, la nostra fatica e il nostro travaglio: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno vi abbiamo annunziato il vangelo di Dio.
Voi siete testimoni, e Dio stesso è testimone, come è stato santo, giusto, irreprensibile il nostro comportamento verso di voi credenti; e sapete anche che, come fa un padre verso i propri figli, abbiamo esortato ciascuno di voi, incoraggiandovi e scongiurandovi a comportarvi in maniera degna di quel Dio che vi chiama al suo regno e alla sua gloria.
Proprio per questo anche noi ringraziamo Dio continuamente, perché, avendo ricevuto da noi la parola divina della predicazione, l’avete accolta non quale parola di uomini, ma, come è veramente, quale parola di Dio, che opera in voi che credete.
Chi infatti, se non proprio voi, potrebbe essere la nostra speranza, la nostra gioia e la corona di cui ci possiamo vantare, davanti al Signore nostro Gesù, nel momento della sua venuta? Siete voi la nostra gloria e la nostra gioia.

RESPONSORIO

R   Ho visto un raduno di santi:
      spettacolo leggiadro come roseto in fiore
      in una valle ombrosa!
           Il loro profumo è soave
           come quello dei gigli.

V   All'ombra del Signore trovano pace i giusti;
      dolce è il loro ricordo 
      come una vite dai mille germogli.
           Il loro profumo è soave
           come quello dei gigli.

L   Benedicimi, Padre.
V   Il vescovo sant'Anàtalo
      e tutti i santi vescovi milanesi
      che gioiosamente ricordiamo,
      intercedano per noi presso il Signore.
R   Amen.

SECONDA LETTURA

Breve notizia sui nomi, la vita e le opere degli antichi santi vescovi milanesi

Non dimentichiamoci di coloro che ci hanno spiegato la parola di Dio

Il primo vescovo milanese fu Anàtalo, che secondo la tradizione era di origine greca e fondò la nostra Chiesa verso la metà del II secolo. A lui successe Caio, poi Castriziano, indi Calimero. L'episcopato di Mona arrivò quasi fino all'editto di Milano dell'imperatore Costantino, che pose fine alle persecuzioni. Mìrocle, la cui santa eredità è ricordata da Ambrogio, prese parte ai sinodi di Roma e di Arles, che trattarono la questione dello scisma dei Donatisti. A lui subentrò Materno, poi Protaso, che andò al concilio di Sardia dove difese la dottrina sancita a Nicea, e accolse a Milano con grande benevolenza Atanasio di Alessandria, non esitando a scagionarlo dalle accuse presso l'imperatore Costante. I successori di Protaso furono Eustorgio, primo di questo nome, Dionigi, Ambrogio e Simpliciano, ciascuno dei quali è singolarmente ricordato nella nostra liturgia. Dopo Simpliciano ascese alla cattedra milanese Venerio, già diacono di Ambrogio, che fu zelante espositore delle verità della fede. Su preghiera del concilio di Cartagine, mandò molti presbiteri e diaconi in aiuto alla Chiesa africana. Màrolo, originario della provincia del Tigri, fu un pastore vigile e solerte. Dopo di lui ci fu Martiniano, che costruì due chiese in onore dei santi. Poi venne Glicerio. 
Durante le devastazioni dei barbari salì alla sede episcopale di Milano Làzzaro. Il greco Eusebio riedificò, come è tramandato, i sacri edifici distrutti da Attila e con paterna carità soccorse il popolo a lui affidato.
Radunò un concilio provinciale per condannare l'eresia di Eutìche in conformità all'insegnamento del «Tomo a Flaviano» di papa Leone. Proseguirono nell'impegno di restaurare la disciplina ecclesiastica i santi vescovi Geronzio, Benigno e Senatore, il quale, ancora presbitero, accompagnò Abbondio, vescovo di Como, inviato in Oriente da san Leone Magno per difendere la fede cattolica contro l'eresia monofìsita. 
La carità di Eustorgio, secondo di questo nome, profusa verso la popolazione italica deportata dai Burgundi, è celebrata da sant'Avito, vescovo di Vienne nelle Gallie. Anche Magno, dopo di lui, si adoperò con l'eloquenza e con il pagamento del riscatto a ridare la libertà ai prigionieri.
Insigne fu l'azione di governo di Dazio, che sostenne il papa Vigilio nella controversia dei «Tre Capitoli». Morì a Costantinopoli nell'anno 552, sfinito dalla vio¬lenza degli oppositori e dalle tribolazioni. Onorato, succeduto a sant'Aussano, fu costretto dall'invasione dei Longobardi a rifugiarsi a Genova. Il primo vescovo che, dopo l'esilio genovese, riportò a Milano la residenza fu san Giovanni Buono, di origine ligure. A lui subentrò per breve tempo Antonino. Dopo sant'Ampelio fu eletto Mansueto, che per invito di papa Agatone indisse a Milano un concilio provinciale e partecipò con i suoi suffraganei al sinodo romano, sottoscrivendone la condanna dei monoteliti. Alla morte di Mansueto divenne vescovo Benedetto. Conclude la splendida corona dei presuli antichi, venerati dalla nostra Chiesa con culto liturgico, san Natale, che resse la diocesi soltanto per quattordici mesi verso la metà del secolo VIII e fu sepolto nella basilica di san Giorgio al Palazzo, che egli stesso aveva edificato.

TE DEUM

Noi ti lodiamo, Dio, *
ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre, *
tutta la terra ti adora.

A te cantano gli angeli *
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo *
il Signore Dio dell’universo.

I cieli e la terra *
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli *
e la candida schiera dei martiri;

le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico Figlio, *
e lo Spirito Santo Paraclito.

O Cristo, re della gloria, *
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre *
per la salvezza dell’uomo.

Vincitore della morte, *
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.

Soccorri i tuoi figli, Signore, *
che hai redento col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria *
nell’assemblea dei santi.

Salva il tuo popolo, Signore, *
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo, *
Lodiamo il tuo nome per sempre.

Degnati oggi, Signore, *
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia: *
in te abbiamo sperato.

Pietà di noi, Signore, *
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza, *
non saremo confusi in eterno.

TE DEUM

Te Deum laudámus: *
     te Dóminum confitémur.
Te ætérnum Patrem *
     omnis terra venerátur.

Tibi omnes ángeli, *
     tibi cæli et univérsæ potestátes:
tibi chérubim et séraphim *
     incessábili voce proclámant:

Sanctus, Sanctus, Sanctus *
     Dóminus Deus Sábaoth.
Pleni sunt cæli et terra *
     maiestátis glóriæ tuæ.

Te gloriósus *
     apostolórum chorus,
te prophetárum *
     laudábilis númerus,
te mártyrum candidátus *
     laudat exércitus.

Te per orbem terrárum *
     sancta confitétur Ecclésia
Patrem *
     Imménsæ maiestátis,

venerándum tuum verum *
     et únicum Filium,
Sanctum quoque *
     Paráclitum Spíritum.

Te rex glóriæ, *
     Christe.
Tu Patris *
     sempitérnus es Fílius.
Tu, ad liberándum susceptúrus hóminem, *
     non horruísti Vírginis úterum.

Tu, devícto mortis acúleo, *
     apertuísti credéntibus regna cælórum.
Tu ad déxteram Dei sedes, *
     in glória Patris.
Iudex *
     créderis esse ventúrus.

Te ergo, quæsumus, tuis fámulis súbveni, *
     quos pretióso sánguine redemísti.
Ætérna fac cum sanctis tuis *
     in glória numerári.

Salvum fac pópulum tuum, Dómine, *
     et bénedic hereditáti tuæ.
Et rege eos, *
     et extólle illos usque in ætérnum,.

Per síngulos dies *
     benedícimus te;
et laudámus nomen tuum in sæculum, *
     et in sæculum sæculi.

Dignáre, Dómine, die isto *
     sine peccáto nos custodire.
Miserére nostri, Dómine, *
     miserére nostri.

Fiat misericórdia tua, Dómine, super nos, *
     quemádmodum sperávimus in te.
In te, Dómine, sperávi: *
     non confúndar in ætérnum.

Se all’Ufficio delle Letture seguono immediatamente le Lodi si omettono l’orazione seguente e l’introduzione di Lodi e si recita immediatamente il Cantico di Zaccaria.

ORAZIONE

Padre, che lungo i tempi
manifesti in questa nostra Chiesa
la multiforme grazia del Salvatore,
donaci di corrispondere con tutto lo slancio dell’anima
alla tua eterna elezione e di cantare un giorno
coi nostri santi vescovi in cielo
l’inno della tua lode.
Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio,
che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.

CONCLUSIONE

V   Benediciamo il Signore.
R   Rendiamo grazie a Dio.