UFFICIO DELLE LETTURE

Mercoledì, 13 agosto 2025

MERCOLEDI
DELLA DICIANNOVESIMA SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

V   O Dio, vieni a salvarmi.
R   Signore, vieni presto in mio aiuto.

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.
Alleluia.

INNO

Quando l’Ufficio delle letture si dice nelle ore del giorno:

Tu che l’immensa volta del cielo
stupendamente di luce avvampi
e di vaghi colori
adorni la bellezza del creato;

tu che nel quarto giorno hai voluto
il fiammeggiante globo del sole
e l’alternante gioco della luna
e il nitido corso degli astri,

così scandendo nell’ordine il tempo
e misurando le notti
e i giorni e i mesi e gli anni,
ascolta, Padre, la nostra preghiera.

Sciogli l’orrido gelo della colpa,
rischiara il cuore degli uomini,
impreziosisci l’anima
della tua santa grazia.

Noi t’imploriamo, o Dio,
per il tuo Figlio unigenito
che regna con te nei secoli
e con lo Spirito santo. Amen.

latino

Cæli Deus sanctíssime,
qui lúcidum centrum poli
candóre pinguis ígneo
augens decóri lúmina.

Quarto die qui flámmeam
solis rotam constítuens,
lunæ minístras órdini
vagos recúrsus síderum.

Ut nóctibus vel lúmini
diremptiónis términum,
primórdiis et ménsium
signum dares notíssimum:

Illúmina cor hóminum,
abstérge sordes méntium,
resólve culpæ vínculum,
evérte moles críminum.

Præsta, Pater piíssime,
per Iesum Christum Dóminum,
qui tecum in perpétuum
regnat cum sancto Spíritu.   Amen.

in canto

La volta immensa del cielo
avvampi di luce stupenda;
tu doni colori splendenti,
bellezza per tutto il creato.

Nel tuo disegno hai voluto
il globo del sole raggiante,
di notte la candida luna,
e il nitido corso degli astri.

Ascolta la nostra preghiera,
o Padre, nel tempo che scorre:
i giorni coi mesi e con gli anni
in pace serena conduci.

Sciogliendo il gelo del male,
rischiara il cuore dell’uomo;
e l’anima rendi preziosa,
immersa in un fiume di grazia.

Unanimi noi t’imploriamo,
o Padre col Figlio unigenito,
che regna con te e con lo Spirito
nel tempo e nei secoli eterni. Amen.

INNO

Quando l’Ufficio delle letture si dice nelle ore notturne o nelle prime ore del mattino:

Non sono impallidite ancora in cielo
l’ultime stelle, e già dal sonno, o Dio,
sorge la Chiesa a mattinar lo sposo
con animo adorante.

Così ci sia donato,
dopo la lunga notte,
di varcare le soglie del tuo regno
inni cantando a te con cuore nuovo.

O Trinità beata,
a te, suprema fonte dell’essere,
il coro dei redenti
leva felice l’inno nei secoli.   Amen.

latino

Nocte surgéntes vigilémus omnes,
semper in psalmis meditémur atque
víribus totis Dómino canámus
     dúlciter hymnos,

Ut, pio regi páriter canéntes,
cum suis sanctis mereámur aulam
íngredi cæli, simul et beátam
     dúcere vitam.

Glória summum résonet Paréntem,
glória Natum, paritérque sanctum
Spíritum dulci modulétur hymno
     omne per ævum.   Amen.

in canto

Ancora nel cielo scintillano
le ultime stelle, o Dio,
e già la tua Chiesa dal sonno
si desta e canta allo Sposo.

Così varcheremo la soglia
del Giorno di luce infinita,
trascorsa la notte del tempo,
cantando gioiosi nel Regno.

A te, uno e trino Signore,
sorgente suprema dell’essere,
elevino tutti i redenti
un inno di festa nei secoli. Amen.

CANTICO DEI TRE GIOVANI

Cfr. Dn 3, 52-56

Ogni creatura lodi il Signore

Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto il tuo nome glorioso e santo, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto sei tu nel tuo tempio santo glorioso, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto sei tu sul trono del tuo regno, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi †
     e siedi sui cherubini, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto sei tu nel firmamento del cielo, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito santo, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Come era nel principio e ora e sempre
     nei secoli dei secoli, amen, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

SALMODIA

Salmo 88, 2-38

La misericordia di Dio per la casa di Davide

Dalla discendenza di Davide secondo la promessa Dio trasse per Israele un salvatore, Gesù (At 13, 23).

I (2-19)

Ant. 1   La tua fedeltà è fondata nei cieli, Signore.

Canterò senza fine le grazie del Signore, *
     con la mia bocca annunzierò la tua fedeltà nei secoli,

perché hai detto: «La mia grazia rimane per sempre»; *
     la tua fedeltà è fondata nei cieli.

«Ho stretto un’alleanza con il mio eletto, *
     ho giurato a Davide mio servo:
stabilirò per sempre la tua discendenza, *
     ti darò un trono che duri nei secoli».

I cieli cantano le tue meraviglie, Signore, *
     la tua fedeltà nell’assemblea dei santi.
Chi sulle nubi è uguale al Signore, *
     chi è simile al Signore tra gli angeli di Dio?

Dio è tremendo nell’assemblea dei santi, *
     grande e terribile tra quanti lo circondano.

Chi è uguale a te, Signore, Dio degli eserciti? *
     Sei potente, Signore, e la tua fedeltà ti fa corona.

Tu domini l’orgoglio del mare, *
     tu plachi il tumulto dei suoi flutti.
Tu hai calpestato Raab come un vinto, *
     con braccio potente hai disperso i tuoi nemici.

Tuoi sono i cieli, tua è la terra, *
     tu hai fondato il mondo e quanto contiene;
il settentrione e il mezzogiorno tu li hai creati, *
     il Tabor e l’Ermon cantano il tuo nome.

È potente il tuo braccio, *
     forte la tua mano, alta la tua destra.
Giustizia e diritto sono la base del tuo trono, *
     grazia e fedeltà precedono il tuo volto.

Beato il popolo che ti sa acclamare *
     e cammina, o Signore, alla luce del tuo volto:
esulta tutto il giorno nel tuo nome, *
     nella tua giustizia trova la sua gloria.

Perché tu sei il vanto della sua forza *
     e con il tuo favore innalzi la nostra potenza.
Perché del Signore è il nostro scudo, *
     il nostro re, del Santo d’Israele.

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. 1   La tua fedeltà è fondata nei cieli, Signore.

II (20-30)

Ant. 2   «Ho trovato Davide, mio servo, *
             con il mio santo olio l'ho consacrato».

Un tempo parlasti in visione ai tuoi santi dicendo: †
     «Ho portato aiuto a un prode, *
     ho innalzato un eletto tra il mio popolo.

Ho trovato Davide, mio servo, *
     con il mio santo olio l’ho consacrato;
la mia mano è il suo sostegno, *
     il mio braccio è la sua forza.

Su di lui non trionferà il nemico, *
     né l’opprimerà l’iniquo.
Annienterò davanti a lui i suoi nemici *
     e colpirò quelli che lo odiano.

La mia fedeltà e la mia grazia saranno con lui *
     e nel mio nome si innalzerà la sua potenza.
Stenderò sul mare la sua mano *
     e sui fiumi la sua destra.

Egli mi invocherà: Tu sei mio padre, *
     mio Dio e roccia della mia salvezza.
Io lo costituirò mio primogenito, *
     il più alto tra i re della terra.

Gli conserverò sempre la mia grazia, *
     la mia alleanza gli sarà fedele.
Stabilirò per sempre la sua discendenza, *
     il suo trono come i giorni del cielo.

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. 2   «Ho trovato Davide, mio servo, *
             con il mio santo olio l'ho consacrato».

III (31-38)

Ant. 3   «Non violerò la mia alleanza; *
             non muterò la mia promessa».

Se i suoi figli abbandoneranno la mia legge *
     e non seguiranno i miei decreti,
se violeranno i miei statuti *
     e non osserveranno i miei comandi,

punirò con la verga il loro peccato *
     e con flagelli la loro colpa.

Ma non gli toglierò la mia grazia *
     e alla mia fedeltà non verrò mai meno.
Non violerò la mia alleanza; *
     non muterò la mia promessa.

Sulla mia santità ho giurato una volta per sempre: *
     certo non mentirò a Davide.

In eterno durerà la sua discendenza, *
     il suo trono davanti a me quanto il sole,
sempre saldo come la luna, *
     testimone fedele nel cielo».

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. 3   «Non violerò la mia alleanza; *
             non muterò la mia promessa».

Kyrie eleison, Kyrie eleison, Kyrie eleison.

V   Tu sei benedetto, Signore.
R   Amen.

L    Benedicimi, Padre.
V   Per Cristo, che è via e verità,
      la divina Maestà  ci benedica.
R   Amen.

PRIMA LETTURA

2Re 6, 24-25. 32 - 7, 16

Dal secondo libro dei Re

La Samaria liberata miracolosamente dall'assedio

Dopo aver lasciato Israele Ben-Hadàd, re di Aram, radunò tutto il suo esercito e venne ad assediare Samaria. Ci fu una carestia eccezionale in Samaria, mentre l’assedio si faceva più duro, tanto che una testa d’asino si vendeva ottanta sicli d’argento e un quarto di qab di tuberi cinque sicli. Eliseo stava seduto in casa; con lui sedevano gli anziani. Il re si fece precedere da un uomo. Prima che arrivasse il messaggero, quegli disse agli anziani: «Avete visto? Quel figlio di assassino ordina che mi si tolga la vita. Fate attenzione! Quando arriva il messaggero, chiudete la porta; tenetelo fermo sulla porta. Forse dietro non si sente il rumore dei piedi del suo padrone?». Stava ancora parlando con loro, quando il re scese da lui e gli disse: «Tu vedi quanto male ci viene dal Signore; che aspetterò più io dal Signore?». Ma Eliseo disse: «Ascolta la parola del Signore: Dice il Signore: A quest’ora, domani, alla porta di Samaria una sea di farina costerà un siclo e anche due sea di orzo costeranno un siclo». Ma lo scudiero, al cui braccio il re si appoggiava, rispose all’uomo di Dio: «Già, il Signore apre le finestre in cielo! Avverrà mai una cosa simile?». Quegli disse: «Ecco, tu lo vedrai con gli occhi, ma non ne mangerai».
Ora c’erano quattro lebbrosi davanti alla porta. Essi dicevano fra di loro: «Perché stiamo seduti qui ad attendere la morte? Se risolviamo di andare in città, in città c’è la fame e vi moriremo. Se stiamo qui, moriremo ugualmente. Ora, su, andiamo all’accampamento degli Aramei; se ci lasceranno in vita, vivremo; se ci uccideranno, moriremo». Si alzarono al crepuscolo per andare all’accampamento degli Aramei e giunsero fino al limite del loro campo. Ebbene, là non c’era nessuno. Il Signore aveva fatto udire nell’accampamento degli Aramei rumore di carri, scalpitio di cavalli e chiasso di un grande esercito. Essi si erano detti l’un l’altro: «Ecco, il re di Israele ha assoldato contro di noi i re degli Hittiti e i re dell’Egitto per assalirci». Alzatisi all’imbrunire, erano fuggiti, lasciando le loro tende, i loro cavalli e i loro asini e il campo come si trovava; erano fuggiti per mettersi in salvo. Quei lebbrosi, giunti al limite del campo, entrarono in una tenda e, dopo aver mangiato e bevuto, portarono via argento, oro e vesti, che andarono a nascondere. Ritornati, entrarono in un’altra tenda; portarono via tutto e andarono a nasconderlo. Si dissero: «Non è giusto quello che facciamo; oggi è giorno di buone notizie, mentre noi ce ne stiamo zitti. Se attendiamo fino all’alba di domani, potrebbe sopraggiungerci un castigo. Andiamo ora, entriamo in città e annunziamolo alla reggia». Vi andarono; chiamarono le guardie della città e riferirono loro: «Siamo andati nel campo degli Aramei; ecco, non c’era nessuno né si sentiva voce umana. C’erano cavalli e asini legati e le tende intatte». Le guardie allora gridarono e la notizia fu portata dentro la reggia.
Il re si alzò di notte e disse ai suoi ufficiali: «Vi dirò quello che hanno fatto con noi gli Aramei. Sapendo che siamo affamati, hanno abbandonato il campo per nascondersi in campagna, dicendo: Appena usciranno dalla città, li prenderemo vivi e poi entreremo in città». Uno dei suoi ufficiali rispose: «Si prendano i cinque cavalli che sono rimasti in questa città, caso mai capiterà loro come alla moltitudine di Israele, e mandiamo a vedere». Presero allora due carri con i cavalli; il re li mandò a seguire l’esercito degli Aramei, dicendo: «Andate e vedete». Li seguirono fino al Giordano; ecco tutta la strada era piena di abiti e di oggetti che gli Aramei avevano gettato via nella fretta. I messaggeri tornarono e riferirono al re.
Allora uscirono tutti e saccheggiarono il campo degli Aramei. Una sea di farina si vendette per un siclo, così pure due sea di orzo si vendettero per un siclo, secondo la parola del Signore.

RESPONSORIO

Cfr. Sal 118, 89. 124; Mc 11, 24

R   La parola del Signore
      è stabile come il cielo:
           egli agisce con il suo servo
           secondo il suo amore.

V   Tutto quello che domandate nella preghiera,
      abbiate fede di averlo ottenuto:
           egli agisce con il suo servo
           secondo il suo amore.

L    Benedicimi, Padre.
V   La grazia dello Spirito santo
      illumini i nostri sensi e il nostro cuore.
R   Amen.

SECONDA LETTURA

Da «La regola pastorale» di san Gregorio Magno, papa

(II, 7: PL 77, 38-39)
Il pastore sta attento sia al bene interiore sia alle necessità esteriori

Il pastore non attenui la cura della vita interiore nelle occupazioni esterne, né tralasci di provvedere alle necessità esteriori per la sollecitudine del bene interiore, affinché, dedito alle attività esterne, non venga meno alla vita spirituale; oppure, occupato solo in essa, manchi di rendere quel che deve al prossimo nell'attività esterna.
Accade spesso che alcuni, dimentichi di essere stati preposti ai fratelli per le loro anime, si dedicano con ogni sforzo del cuore al servizio degli interessi secolari, e l'essere presenti a questi li fa esultare di gioia, e anche quando sono assenti anelano a essi, giorno e notte, nell'agitazione di un pensiero inquieto. Quando poi, forse per una interruzione occasionale, sono liberi da essi e quieti, questa stessa quiete li affatica ancor peggio; infatti giudicano un piacere essere oppressi dall'attività e considerano una fatica non faticare in occupazioni terrestri. Così accade che, mentre godono di essere incalzati da inquietudini mondane, ignorano i beni interiori che avrebbero dovuto insegnare agli altri. Per cui sicuramente anche la vita dei sudditi intorpidisce poiché, mentre aspirano al progresso spirituale, inciampano contro l'esempio del superiore come contro un ostacolo che si trova lungo il cammino. Infatti quando la testa è malata anche le membra perdono vigore, e nella ricerca del nemico non serve che l'esercito segua con prestezza, se la stessa guida del cammino perde la strada. Nessuna esortazione innalza gli animi dei sudditi e nessun rimprovero è castigo efficace contro le loro colpe, poiché, sebbene colui che è preposto alle anime eserciti l'ufficio di giudice terreno, la cura del pastore non è rivolta alla custodia del gregge e i sudditi non possono cogliere la luce della verità perché, quando interessi terreni occupano i sensi del pastore, la polvere spinta dal vento della tentazione acceca gli occhi della Chiesa.
Perciò il Redentore del genere umano, volendoci trattenere dalla ingordigia del ventre, dopo aver detto: «Fate attenzione che i vostri cuori non siano gravati dalla crapula e dall'ubriachezza» (Lc 21, 34), subito aggiunse: «o nelle preoccupazioni di questa vita»; e poi ancora introduce il timore proseguendo con forza: «che non vi sopravvenga improvviso quel giorno» (Lc 21, 34). E di quale venuta si tratti lo manifesta dicendo: «Verrà infatti come un laccio su tutti coloro che siedono sulla faccia di tutta la terra» (Lc 21, 35). Quindi ancora dice: «Nessuno può servire a due padroni» (Mt 6, 24). Perciò Paolo interdice le anime religiose dal commercio col mondo dichiarando o piuttosto consigliando pressantemente: «Nessuno che militi per Dio si immischi in affari secolari per potere piacere a colui che l'ha arruolato» (2Tm 2, 4). Perciò prescrive alle guide della Chiesa di essere liberi da altri interessi e mostra loro come provvedere quando si tratti di cercare consigli, dicendo: «Pertanto, se avrete delle liti riguardo a interessi secolari stabilite come giudici persone da niente nella Chiesa» (cfr. 1Cor 6, 14), perché all'amministrazione dei beni terreni servano quelli che non sono dotati di alcun dono spirituale. Come se dicesse apertamente: poiché non sanno penetrare le realtà interiori, operino almeno per le necessità esterne.

LAUS ANGELORUM MAGNA

Gloria a Dio nell’alto dei cieli, *
     e pace in terra agli uomini di buona volontà.

Noi ti lodiamo, ti eleviamo un inno, *
     ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo.
Ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, *
     Signore Dio, Re del cielo.

Dio Padre onnipotente, *
     Gesù Cristo e Spirito santo.

Signore Dio, *
     Figlio del Padre.

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, *
     accogli la nostra supplica.
Tu che siedi alla destra del Padre, *
     abbi pietà di noi.

Sii tu la nostra guida e il nostro aiuto; *
     salvaci, rendici puri, conservaci nella tua pace.
Liberaci dai nemici *
     e dalle tentazioni.

Perché tu solo il santo, *
     tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo,
Gesù Cristo, *
     nella gloria di Dio Padre con lo Spirito santo.

Ogni giorno ti benediciamo, *
     e lodiamo il tuo nome per sempre.
Dégnati oggi, Signore, *
     di custodirci senza peccato.

Benedetto sei tu, Signore; *
     mostrami il tuo volere.
Vedi la mia miseria e la mia pena *
     e perdona tutti i miei peccati.

Dalle mie labbra fiorisca la lode, *
     la lode al nostro Dio.
Possa io vivere per lodarti: *
     mi aiutino i tuoi giudizi.

Come pecora smarrita vado errando; *
     cerca il tuo servo perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.

Presto ci venga incontro la tua misericordia, †
     perché siamo troppo infelici: *
     aiutaci, Dio, nostra salvezza.

Benedetto sei tu, Signore, Dio dei nostri padri, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.   Amen.

LAUS ANGELORUM MAGNA

Glória in excélsis Deo *
     et in terra pax homínibus bonæ voluntátis.

Laudámus te, hymnum dícimus tibi, *
     benedícimus te, adorámus te, glorificámus te.
Grátias tibi ágimus propter magnam glóriam tuam, *
     Dómine Deus rex cæléstis.

Deus Pater omnípotens, *
     Iesu Christe et sancte Spíritus.

Dómine Deus, *
     Fílius Patris.

Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi, *
     sύscipe deprecatiónem nostram;
qui sedes ad déxteram Patris, *
     miserére nobis.

Miserére nobis: sύbveni nobis, dírige nos: *
     consérva nos, munda nos, pacífica nos,
libera nos ad inimícis, *
     a tentatiónibus.

Quia tu solus sanctus, *
     tu solus Dóminus, tu solus Altíssimus
Iesu Christie *
     in glória Dei Patris cum sancto Spíritu.

Per síngulos dies benedícimus te, *
     et laudámus nomen tuum in ætérnum, et in sæculum sæculi.

Dignáre, Dómine, die isto, *
     sine peccáto nos custodíre.

Benedíctus es, Dómine, *
     doce me iustítias tuas.
Vide humilitátem meam et labórem meum *
     et dimítte ómnia peccáta mea.

Eructábunt lábia mea hymnum, *
     hymnum Deo nostro.
Vivet ánima mea et laudábit te, *
     et iudícia tua adiuvábunt me.

Errávi sicut ovis, quæ períerat: *
     requíre servum tuum, quia mandáta tua non sum oblítus.

Cito antícipet nos misericórdia tua, Dómine, †
     quia páuperes factin sumus nimis, *
     ádiuva nos, Deus salutáris noster.

Benedíctus es, Dómine, Deus patrum nostrórum, *
     et laudábilis et gloriósus in sæcula sæculórum.   Amen.

Se all’Ufficio delle Letture seguono immediatamente le Lodi si omettono l’orazione seguente e l’introduzione di Lodi e si recita immediatamente il Cantico di Zaccaria.

ORAZIONE

Ci benedica la tua grazia, o Dio,
e ci conduca alla vita eterna.
Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio,
che vive e regna con te, nell'unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.


Quando l'Ufficio delle letture si recita nelle ore notturne o nelle prime del mattino, invece dell'orazione riportata si può sempre dire l'orazione seguente:

Allontana, o Dio, ogni tenebra
dal cuore dei tuoi servi
e dona alle nostre menti la tua luce.
Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio,
che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.

CONCLUSIONE

V   Benediciamo il Signore.
R   Rendiamo grazie a Dio.