UFFICIO DELLE LETTURE

Venerdì, 18 luglio 2025

VENERDI
DELLA QUINDICESIMA SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

V   O Dio, vieni a salvarmi.
R   Signore, vieni presto in mio aiuto.

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.
Alleluia.

INNO

Quando l’Ufficio delle letture si dice nelle ore del giorno:

L’alta tua fantasia
ha popolato, Signore, la terra,
con ordinata sapienza chiamando
e fiere e rettili e bestie del campo.

E quasi re, sugli animali ignari
hai posto l’uomo, tua vivente immagine,
dell’universo coscienza e voce:
e così fu compiuto il sesto giorno.

La nostra nobiltà difendi, o Dio,
salva l’uomo dal male
che contamina il cuore
e i tuoi figli avvilisce.

La grazia accordi l’animo alla lode:
ogni groviglio di contesa sciogli,
prosperi nella pace il nostro giorno,
salvaci nella gioia.

A te leviamo, Padre, la supplica
per Gesù Cristo tuo Figlio
che nello Spirito santo
regna con te nei secoli.   Amen.

latino

Plasmátor hóminis, Deus,
qui, cuncta solus órdinans,
humum iubes prodúcere
reptántis et feræ genus;

Qui magna rerum córpora,
dictu iubéntis vívida,
ut sérviant per órdinem
subdens dedísti hómini:

Repélle a servis tuis
quicquid per immundítiam
aut móribus se súggerit,
aut áctibus se intérserit.

Da gaudiórum præmia,
da gratiárum múnera;
dissólve litis víncula,
astrínge pacis fœdera.

Præsta, Pater piíssime,
per Iesum Christum Dóminum,
qui tecum in perpétuum
regnat cum sancto Spíritu.   Amen.

in canto

L’altissimo tuo pensiero
la terra ha colmato, Signore,
chiamando con ordine saggio
le fiere e le bestie del campo.

E re sopra tutti i viventi
hai posto, a tua immagine, l’uomo:
coscienza e voce del mondo,
vicario del piano di Dio.

Difendi la nostra grandezza
e salvaci, o Dio, dal male,
che il cuore gravato minaccia
e i figli che ami avvilisce.

La grazia conduca alla lode
sciogliendo contese e litigi:
fiorisca nel giorno la pace
e guidaci tu alla gioia.

Ascoltaci, Padre clemente,
per Cristo Gesù tuo Figlio,
che regna con te nello Spirito
da sempre e per sempre nei secoli. Amen.

INNO

Quando l’Ufficio delle letture si dice nelle ore notturne o nelle prime ore del mattino:

Tu che l’arcana voce di Dio
unico Figlio proclama,
o contemplata gloria degli angeli,
sei la salvezza e il vigore del mondo.

Cibo, bevanda, senso alla fatica
tu sei, dolcezza alla quiete, Cristo;
ogni disgusto, ogni triste livore
dall’anima disperdi.

Lieto splendore che vinci le tenebre,
dall’odioso Nemico salvaci;
sciogli dall’impaccio delle colpe e guidaci
alla dimora del cielo.

Al Padre, eterno Signore dei secoli,
all’Unigenito amato, allo Spirito
dal coro dei credenti
gioiosamente si levi il cantico.   Amen.

latino

Christe, tu Patris, Patre teste, Proles
tuque sanctórum decus angelórum,
tu salus mundi, via, vita, virtus
     créderis esse.

Esto tu noster cibus atque potus,
tu labor, virtus, réquies, amíctus;
livor absístat, tumor, ira, luxus
     mæror et omnis.

Lucem infúndens ténebras repélle,
aufer infésti láqueos dracónis,
vincla dissólvens scélerum, fer astra
     scándere nobis.

Glória summum résonet Paréntem,
glória Natum, paritérque sanctum
Spíritum dulci modulétur hymno
     omne per ævum.   Amen.

in canto

La voce arcana di Dio
te unico Figlio proclama:
sei luce gloriosa degli angeli,
salvezza e vigore del mondo.

Tu cibo, bevanda e ristoro,
dolcezza alla quiete, o Cristo;
disperdi dall’anima inquieta
disgusto e triste vigore.

Splendore che vinci la notte,
soccorrici contro il Nemico;
noi, schiavi di colpa, purifica
e guidaci al Regno dei cieli.

Al Padre, Signore dei secoli,
al Figlio Unigenito amato,
uniti nell’unico Spirito,
gioioso si levo il canto. Amen.

CANTICO DEI TRE GIOVANI

Cfr. Dn 3, 52-56

Ogni creatura lodi il Signore

Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto il tuo nome glorioso e santo, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto sei tu nel tuo tempio santo glorioso, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto sei tu sul trono del tuo regno, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi †
     e siedi sui cherubini, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto sei tu nel firmamento del cielo, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito santo, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Come era nel principio e ora e sempre
     nei secoli dei secoli, amen, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

SALMODIA

Salmo 68, 2-22. 30-37

Mi divora lo zelo per la tua casa

Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme (1Pt 2, 21).

I (2-13)

Ant. 1   Mi divora lo zelo per la tua casa, *
             ricadono su di me gli oltraggi di chi ti insulta.

Salvami, o Dio: *
     l’acqua mi giunge alla gola.

Affondo nel fango e non ho sostegno; †
     sono caduto in acque profonde *
     e l’onda mi travolge.

Sono sfinito dal gridare, †
     riarse sono le mie fauci; *
     i miei occhi si consumano nell’attesa del mio Dio.

Più numerosi dei capelli del mio capo *
     sono coloro che mi odiano senza ragione.
Sono potenti i miei nemici che mi calunniano: *
     quanto non ho rubato, lo dovrei restituire?

Dio, tu conosci la mia stoltezza *
     e le mie colpe non ti sono nascoste.

Chi spera in te, a causa mia non sia confuso, *
     Signore, Dio degli eserciti;
per me non si vergogni *
     chi ti cerca, Dio d’Israele.

Per te io sopporto l’insulto *
     e la vergogna mi copre la faccia;
sono un estraneo per i miei fratelli, *
     un forestiero per i figli di mia madre.

Poiché mi divora lo zelo per la tua casa, *
     ricadono su di me gli oltraggi di chi ti insulta.
Mi sono estenuato nel digiuno *
     ed è stata per me un’infamia.

Ho indossato come vestito un sacco *
     e sono diventato il loro scherno.
Sparlavano di me quanti sedevano alla porta, *
     gli ubriachi mi dileggiavano.

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. 1   Mi divora lo zelo per la tua casa, *
             ricadono su di me gli oltraggi di chi ti insulta.

II (14-22)

Ant. 2   Avvicìnati a me, riscattami, Signore, *
             salvami dai miei nemici.

Ma io innalzo a te la mia preghiera, *
     Signore, nel tempo della benevolenza;
per la grandezza della tua bontà, rispondimi, *
     per la fedeltà della tua salvezza, o Dio.

Salvami dal fango, che io non affondi, †
     liberami dai miei nemici *
     e dalle acque profonde.

Non mi sommergano i flutti delle acque †
     e il vortice non mi travolga, *
     l’abisso non chiuda su di me la sua bocca.

Rispondimi, Signore, benefica è la tua grazia; *
     volgiti a me nella tua grande tenerezza.

Non nascondere il volto al tuo servo, *
     sono in pericolo: presto, rispondimi.
Avvicinati a me, riscattami, *
     salvami dai miei nemici.

Tu conosci la mia infamia, †
     la mia vergogna e il mio disonore; *
     davanti a te sono tutti i miei nemici.

L’insulto ha spezzato il mio cuore e vengo meno. †
     Ho atteso compassione, ma invano, *
     consolatori, ma non ne ho trovati.

Hanno messo nel mio cibo veleno *
     e quando avevo sete mi hanno dato aceto.

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. 2   Avvicìnati a me, riscattami, Signore, *
             salvami dai miei nemici.

III (30-37)

Ant. 3   Cieli e terra, mari e quanto in essa si muove, *
             date gloria a Dio.

Io sono infelice e sofferente; *
     la tua salvezza, Dio, mi ponga al sicuro.

Loderò il nome di Dio con il canto, *
     lo esalterò con azioni di grazie,
che il Signore gradirà più dei tori, *
     più dei giovenchi con corna e unghie.

Vedano gli umili e si rallegrino; *
     si ravvivi il cuore di chi cerca Dio,
poiché il Signore ascolta i poveri *
     e non disprezza i suoi che sono prigionieri.

A lui acclamino i cieli e la terra, *
     i mari e quanto in essi si muove.

Perché Dio salverà Sion, †
     ricostruirà le città di Giuda: *
     vi abiteranno e ne avranno il possesso.

La stirpe dei suoi servi ne sarà erede, *
     e chi ama il suo nome vi porrà dimora.

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. 3   Cieli e terra, mari e quanto in essa si muove, *
             date gloria a Dio.

Kyrie eleison, Kyrie eleison, Kyrie eleison.

V   Tu sei benedetto, Signore.
R   Amen.

L    Benedicimi, Padre.
V   Per Cristo, che è via e verità,
      la divina Maestà  ci benedica.
R   Amen.

PRIMA LETTURA

2Sam 11, 1-17. 26-27

Dal secondo libro di Samuele

Il peccato di Davide

Una volta, al tempo in cui i re sogliono andare in guerra, Davide mandò Ioab con i suoi servitori e con tutto Israele a devastare il paese degli Ammoniti. L'esercito pose l'assedio a Rabbà mentre Davide rimaneva a Gerusalemme. Un tardo pomeriggio Davide, alzatosi dal letto, si mise a passeggiare sulla terrazza della reggia. Dall'alto di quella terrazza egli vide una donna che faceva il bagno: la donna era molto bella di aspetto. Davide mandò a informarsi chi fosse la donna. Gli fu detto: «È Betsabea figlia di Eliàm, moglie di Uria l'Hittita». Allora Davide mandò messaggeri a prenderla. Essa andò da lui ed egli giacque con lei, che si era appena purificata dalla immondezza. Poi essa tornò a casa.
La donna concepì e fece sapere a Davide: «Sono incinta». Allora Davide mandò a dire a Ioab: «Mandami Uria l'Hittita», Ioab mandò Uria da Davide. Arrivato Uria, Davide gli chiese come stessero Ioab e la truppa e come andasse la guerra. Poi Davide disse a Uria: «Scendi a casa tua e làvati i piedi». Uria uscì dalla reggia e gli fu mandata dietro una portata della tavola del re. Ma Uria dormì alla porta della reggia con tutti i servi del suo signore e non scese a casa sua. La cosa fu riferita a Davide e gli fu detto: «Uria non è sceso a casa sua». Allora Davide disse a Uria: «Non vieni forse da un viaggio? Perché dunque non sei sceso a casa tua?». Uria rispose a Davide: «L'arca, Israele e Giuda abitano sotto le tende, Ioab mio signore e la sua gente sono accampati in aperta campagna e dovrei entrare in casa mia per mangiare e bere e per dormire con mia moglie? Per la tua vita e per la vita della tua anima, io non farò tal cosa!». Davide disse ad Uria: «Rimani qui anche oggi e domani ti lascerò partire». Così Uria rimase a Gerusalemme quel giorno e il seguente. Davide lo invitò a mangiare e a bere con sé e lo fece ubriacare; la sera Uria uscì per andarsene a dormire sul suo giaciglio con i servi del suo signore e non scese a casa sua. La mattina dopo, Davide scrisse una lettera a Ioab e gliela mandò per mano di Uria. Nella lettera aveva scritto così: «Ponete Uria in prima fila, dove più ferve la mischia; poi ritiratevi da lui perché resti colpito e muoia». Allora Ioab, che assediava la città, pose Uria nel luogo dove sapeva che il nemico aveva uomini valorosi. Gli uomini della città fecero una sortita e attaccarono Ioab; caddero parecchi della truppa e degli ufficiali di Davide e perì anche Uria l'Hittita. La moglie di Uria, saputo che Uria suo marito era morto, fece il lamento per il suo signore. Passati i giorni del lutto, Davide la mandò a prendere e l’accolse nella sua casa. Essa diventò sua moglie e gli partorì un figlio. Ma ciò che Davide aveva fatto era male agli occhi del Signore.

RESPONSORIO

Cfr. Sal 50, 11. 5a. 12

R   Distogli lo sguardo dai miei peccati,
      cancella tutte le mie colpe:
           io riconosco la mia colpa.

V   Crea in me, o Dio, un cuore puro,
      rinnova in me uno spirito retto:
           io riconosco la mia colpa.

L    Benedicimi, Padre.
V   La grazia dello Spirito santo
      illumini i nostri sensi e il nostro cuore.
R   Amen.

SECONDA LETTURA

Da «Le due apologie di Davide» di sant’Ambrogio, vescovo

(II, 35-37: SAEMO 5, 181-185)
Cristo è la porta 

Poiché David non deve essere difeso - e non ha davvero bisogno del mio aiuto - ma ne trattiamo solo per giustificarlo o piuttosto per additarlo come esempio, perché in tanta profondità di mistero io non mi mostri incerto, è giusto che mi serva delle parole di colui di cui tratto la storia. Mi servirò perciò del responsorio del profeta dicendo: «Crea in me o Dio, un cuore puro e rinnova nel mio intimo uno spirito retto» (Sal 50, 12). Nessuno, infatti, senza l'infusione dello Spirito santo, può scrutare così profondi segreti del mistero divino. Se, infatti, quel profeta così grande chiede che gli sia infuso lo Spirito santo, che cosa dovrei fare io che sono molto più debole di lui? Tanto più che anche il santo apostolo ritiene di dover essere aiutato dalla preghiera dei fedeli perché si apra per lui la porta per annunciare il mistero del Verbo. O se Cristo si degnasse di aprire a me quella stessa porta! Bussiamo tuttavia; ascolta sempre infatti chi bussa, colui che disse: «Bussate e vi sarà aperto» (Lc 3, 9). O se mi si aprisse egli stesso: Cristo infatti è la porta; egli è l'interno, egli è l'esterno; egli è la via che conduce, egli è la vita alla quale ci sforziamo di arrivare.
Vieni, dunque, Signore Gesù, apri per noi la tua sorgente, perché beviamo di quell'acqua, chi beve la quale non avrà più sete in eterno. Se non possiamo ancora attingere alla tua sorgente, degnati di concederci che beviamo almeno da quel pozzo da cui promettesti acqua alla donna samaritana, prima ancora che fosse sicura nella fede. Tu certo prometti a tutti l'acqua della tua sorgente, ma per chi ha una fede ancora incerta, come era quella della samaritana, la tua sorgente è ancora quel pozzo profondo. Beviamo anche noi l'acqua dei celesti segreti; e poiché abbiamo ottenuto di avvicinarci alla tua sorgente, ci sia permesso contemplare almeno l'immagine dei misteri celesti. Perciò, se non sbaglio, possiamo interpretare il profeta come lo Spirito santo, mentre nella figura dell'adultera è possibile riconoscere le molteplici fornicazioni della Sinagoga. Comprendiamo che per questo, molto tempo prima, è stato rivelato che dallo Spirito santo e dal popolo dei Giudei, «i cui padri sono quelli da cui discende Cristo secondo la carne» (Rm 9, 5), doveva nascere il Signore Gesù, il quale, in quanto Giudeo, è nato da una stirpe peccaminosa, ma, in quanto privo di ogni macchia, è nato da una vergine. Fu sottoposto alla Legge, come la stirpe dei Giudei, per così dire, era sottoposta a un uomo; doveva essere abolita l'osservanza della Legge, perché ad essa si sostituissero verità e grazia.

LAUS ANGELORUM MAGNA

Gloria a Dio nell’alto dei cieli, *
     e pace in terra agli uomini di buona volontà.

Noi ti lodiamo, ti eleviamo un inno, *
     ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo.
Ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, *
     Signore Dio, Re del cielo.

Dio Padre onnipotente, *
     Gesù Cristo e Spirito santo.

Signore Dio, *
     Figlio del Padre.

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, *
     accogli la nostra supplica.
Tu che siedi alla destra del Padre, *
     abbi pietà di noi.

Sii tu la nostra guida e il nostro aiuto; *
     salvaci, rendici puri, conservaci nella tua pace.
Liberaci dai nemici *
     e dalle tentazioni.

Perché tu solo il santo, *
     tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo,
Gesù Cristo, *
     nella gloria di Dio Padre con lo Spirito santo.

Ogni giorno ti benediciamo, *
     e lodiamo il tuo nome per sempre.
Dégnati oggi, Signore, *
     di custodirci senza peccato.

Benedetto sei tu, Signore; *
     mostrami il tuo volere.
Vedi la mia miseria e la mia pena *
     e perdona tutti i miei peccati.

Dalle mie labbra fiorisca la lode, *
     la lode al nostro Dio.
Possa io vivere per lodarti: *
     mi aiutino i tuoi giudizi.

Come pecora smarrita vado errando; *
     cerca il tuo servo perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.

Presto ci venga incontro la tua misericordia, †
     perché siamo troppo infelici: *
     aiutaci, Dio, nostra salvezza.

Benedetto sei tu, Signore, Dio dei nostri padri, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.   Amen.

LAUS ANGELORUM MAGNA

Glória in excélsis Deo *
     et in terra pax homínibus bonæ voluntátis.

Laudámus te, hymnum dícimus tibi, *
     benedícimus te, adorámus te, glorificámus te.
Grátias tibi ágimus propter magnam glóriam tuam, *
     Dómine Deus rex cæléstis.

Deus Pater omnípotens, *
     Iesu Christe et sancte Spíritus.

Dómine Deus, *
     Fílius Patris.

Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi, *
     sύscipe deprecatiónem nostram;
qui sedes ad déxteram Patris, *
     miserére nobis.

Miserére nobis: sύbveni nobis, dírige nos: *
     consérva nos, munda nos, pacífica nos,
libera nos ad inimícis, *
     a tentatiónibus.

Quia tu solus sanctus, *
     tu solus Dóminus, tu solus Altíssimus
Iesu Christie *
     in glória Dei Patris cum sancto Spíritu.

Per síngulos dies benedícimus te, *
     et laudámus nomen tuum in ætérnum, et in sæculum sæculi.

Dignáre, Dómine, die isto, *
     sine peccáto nos custodíre.

Benedíctus es, Dómine, *
     doce me iustítias tuas.
Vide humilitátem meam et labórem meum *
     et dimítte ómnia peccáta mea.

Eructábunt lábia mea hymnum, *
     hymnum Deo nostro.
Vivet ánima mea et laudábit te, *
     et iudícia tua adiuvábunt me.

Errávi sicut ovis, quæ períerat: *
     requíre servum tuum, quia mandáta tua non sum oblítus.

Cito antícipet nos misericórdia tua, Dómine, †
     quia páuperes factin sumus nimis, *
     ádiuva nos, Deus salutáris noster.

Benedíctus es, Dómine, Deus patrum nostrórum, *
     et laudábilis et gloriósus in sæcula sæculórum.   Amen.

Se all’Ufficio delle Letture seguono immediatamente le Lodi si omettono l’orazione seguente e l’introduzione di Lodi e si recita immediatamente il Cantico di Zaccaria.

ORAZIONE

Ascolta, o Dio, chi ti invoca
e dall’abisso delle nostre colpe
donaci di risalire.
Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio,
che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.


Quando l'Ufficio delle letture si recita nelle ore notturne o nelle prime del mattino, invece dell'orazione riportata si può sempre dire l'orazione seguente:

Allontana, o Dio, ogni tenebra
dal cuore dei tuoi servi
e dona alle nostre menti la tua luce.
Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio,
che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.

CONCLUSIONE

V   Benediciamo il Signore.
R   Rendiamo grazie a Dio.