UFFICIO DELLE LETTURE

Domenica, 29 giugno 2025

DOMENICA
DELLA TREDICESIMA SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

V   O Dio, vieni a salvarmi.
R   Signore, vieni presto in mio aiuto.

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.
Alleluia.

INNO

Quando l’Ufficio delle letture si dice nelle ore del giorno:

Col prodigio stupendo della luce,
rifulgente primizia,
hai dato origine al mondo
e all’implacabile corsa dei giorni.

Tu che hai domato il caos tenebroso
con l’alternarsi mirabile
di aurore e di tramonti,
ascolta, Padre, la voce che implora.

Oh! Non accada all’anima,
dispersa nei beni fuggevoli,
di legarsi ostinata nella colpa
e perdere la tua vita;

ma, immune dal peccato,
eluso ogni pericolo,
arrivi alla porta del cielo
ed entri al premio eterno.

Ascolta, Dio pietoso, la preghiera
per Gesù Cristo Signore,
che regna con te nei secoli
e con lo Spirito santo.   Amen.

latino

Lucis creátor óptime,
lucem diérum próferens,
primórdiis lucis novæ
mundi parans oríginem;

Qui mane iunctum vésperi
diem vocári præcipis:
tætrum chaos illábitur;
audi preces cum flétibus.

Ne mens graváta crímine
vitæ sit exsul múnere,
dum nil perénne cógitat
seséque culpis ílligat.

Cælórum pulset íntimum,
vitále tollat præmium;
vitémus omne nóxium,
purgémus omne péssimum.

Præsta, Pater piíssime,
per Iesum Christum Dóminum,
qui tecum in perpétuum
regnat cum sancto Spíritu.   Amen.

in canto

Prodigio stupendo è la luce!
Con essa origine hai dato
al mondo e alla corsa dei giorni,
o Padre, creatore potente.

Il caos tenebroso hai domato,
donandoci aurore e tramonti,
mirabile danza nel tempo:
ascoltaci, eterno Signore!

Il cuore dell’uomo assetato,
disperso nei beni fuggevoli,
non cerchi ostinato la colpa,
perdendo la vita e la pace;

ma, immune da ogni peccato,
elusi pericoli e inganni,
arrivi alla porta del cielo
ed entri felice nel regno.

Ascoltaci, Dio pietoso,
per Cristo Signore risorto:
uniti allo Spirito santo
vivete e regnate per sempre. Amen.

INNO

Quando l’Ufficio delle letture si dice nelle ore notturne o nelle prime ore del mattino:

La nostra lode accogli,
o Creatore eterno delle cose,
che, notte e giorno avvicendando,
rendi più vario e grato il tempo.

Alta regna la notte
e già s’ode il canto del gallo,
gioioso presagio di luce
all’ansia del viandante.

Si desta allora e ad oriente appare
la stella palpitante del mattino,
la torma squagliasi dei vagabondi,
abbandonando i vicoli del male.

Il gallo canta. La sua voce placa
il furioso fragore dell’onda;
e Pietro, roccia che fonda la Chiesa,
la colpa asterge con lacrime amare.

Orsù leviamoci animosi e pronti:
tutti risveglia il richiamo del gallo
e gli indolenti accusa che si attardano
sotto le coltri dormigliando ancora.

Il gallo canta. Torna la speranza:
l’infermo sente rifluir la vita,
il sicario nasconde il suo pugnale,
negli smarriti la fede rivive.

Gesù Signore, guardaci pietoso,
quando, tentati, incerti vacilliamo:
se tu ci guardi, le macchie dileguano
e il peccato si stempera nel pianto.

Tu, vera luce, nei cuori risplendi,
disperdi il torpore dell’anima:
a te sciolga il labbro devoto
la santa primizia dei canti.

Gloria a Dio Padre
e all’unico suo Figlio
con lo Spirito santo
nella distesa dei secoli.   Amen.

latino

Ætérne rerum Cónditor,
noctem diémque qui regis,
et témporum das témpora,
ut álleves fastídium;

Præco diéi iam sonat,
noctis profúndæ pérvigil,
noctúrna lux viantibus
a nocte noctem ségregans.

Hoc excitátus lúcifer
solvit polum calígine,
hoc omnis errónum chorus
vias nocéndi déserit.

Hoc nauta vires cólligit
pontíque mitescunt freta,
hoc ipse Petra Ecclésiæ
canénte culpam diluit.

Surgámus ergo strénue!
gallus iacentes excitat,
et somnoléntos íncrepat,
Gallus negantes arguit.

Gallo canénte spes redit,
ægris salus refúnditur,
mucro latrónis cónditur,
lapsis fides revértitur.

Iesu, labántes respice,
et nos vidéndo córrige,
si réspicis, lapsus cadunt,
fletúque culpa sólvitur.

Tu lux refúlge sensibus,
mentísque somnum díscute,
te nostra vox primum sonet
et ore solvámus tibi.

Deo Patri sit glória
eiúsque soli Fílio,
cum Spíritu Paráclito
in sempíterna sǽcula.   Amen.

in canto

Accogli nel canto la lode,
eterno Creatore del mondo,
che notte e giorno avvicendi
rendendo più vario il tempo.

Ancora la notte è oscura
e già si ode il canto del gallo,
gioioso presagio di luce
all’ansia dell’uomo in cammino.

Si desta e appare ad oriente
la stella del primo mattino;
la torma di uomini infidi
rifugge da vie tortuose.

Il canto del gallo è una voce
sul cupo fragore dell’onda;
e Pietro, la roccia di Cristo,
con lacrime asperge la colpa.

Leviamoci pronti e animosi:
il canto del gallo risveglia
e accusa i pigri indolenti,
che ancora nel sonno si attardano.

Così la speranza ritorna:
il male abbandona il violento,
fluisce la vita all’infermo,
la fede rivive nei cuori.

Clemente Signore, difendici:
incerti e tentati noi siamo!
Se guardi, le macchie dileguano:
nel pianto il peccato laviamo.

Tu, luce, risplendi nell’uomo,
disperdi il torpore dell’anima:
a te sciolga il labbro devoto
la santa primizia dei canti.

La gloria innalziamo al Padre
e all’unico Figlio risorto,
insieme allo Spirito santo,
per sempre nei secoli eterni. Amen.

CANTICO DEI TRE GIOVANI

Cfr. Dn 3, 52-56

Ogni creatura lodi il Signore

Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto il tuo nome glorioso e santo, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto sei tu nel tuo tempio santo glorioso, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto sei tu sul trono del tuo regno, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi †
     e siedi sui cherubini, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Benedetto sei tu nel firmamento del cielo, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito santo, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

Come era nel principio e ora e sempre
     nei secoli dei secoli, amen, *
     degno di lode e di gloria nei secoli.

SALMODIA

Cantico - Is 26, 9-20

Carme di risurrezione

Svégliati, o tu che dormi, dèstati dai morti e Cristo ti illuminerà (Ef 5, 14).

Ant. 1   Signore, nostro Dio, donaci la tua pace.

Di notte anela a te l’anima mia, *
     al mattino ti cerca il mio spirito,
perché quando pronunzi i tuoi giudizi sulla terra, *
     giustizia imparano gli abitanti del mondo.

Si usi pure clemenza all’empio, *
     non imparerà la giustizia;
sulla terra egli distorce le cose diritte *
     e non guarda alla maestà del Signore.

Signore, sta alzata la tua mano, *
     ma essi non la vedono.

Vedano, arrossendo, il tuo amore geloso per il popolo; *
     anzi, li divori il fuoco preparato per i tuoi nemici.

Signore, ci concederai la pace, *
     poiché tu dài successo a tutte le nostre imprese.

Signore nostro Dio, altri padroni, diversi da te, ci hanno dominato, *
     ma noi te soltanto, il tuo nome invocheremo.

I morti non vivranno più, *
     le ombre non risorgeranno;

poiché tu li hai puniti e distrutti, *
     hai fatto svanire ogni loro ricordo.

Hai fatto crescere la nazione, Signore, †
     hai fatto crescere la nazione, ti sei glorificato, *
     hai dilatato tutti i confini del paese.

Signore, nella tribolazione ti abbiamo cercato; *
     a te abbiamo gridato nella prova, che è la tua correzione.

Come una donna incinta che sta per partorire †
     si contorce e grida nei dolori, *
     così siamo stati noi di fronte a te, Signore.

Abbiamo concepito, sentito le doglie, *
     abbiamo partorito vento;
non abbiamo portato salvezza al paese *
     e non sono nati abitanti nel mondo.

Ma di nuovo vivranno i tuoi morti, *
     risorgeranno i loro cadaveri.

Si sveglieranno ed esulteranno *
     quelli che giacciono nella polvere,
perché la tua rugiada è rugiada luminosa; *
     la terra darà alla luce le ombre.

«Va’, popolo mio, entra nelle tue stanze *
     e chiudi dietro di te la porta.
Nasconditi per un istante *
     finché non sia passato lo sdegno».

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. 1   Signore, nostro Dio, donaci la tua pace.

Cantico - 1 Cr 16, 8-22

Lode dell’alleanza con il Signore

Tutte queste cose sono state scritte per ammonimento nostro, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi (1Cor 10, 22).

Ant. 2   Cantate in onore del Signore,
             e inneggiate a lui, *
             ripetete a tutti i suoi prodigi.

Lodate il Signore, acclamate il suo nome; *
     manifestate ai popoli le sue gesta.

Cantate in suo onore, a lui inneggiate, *
     narrate tutti i suoi prodigi.
Gloriatevi del suo santo nome; *
     gioisca il cuore di quanti ricercano il Signore.

Cercate il Signore e la sua forza, *
     ricercate sempre il suo volto.
Ricordate i prodigi che egli ha compiuto *
     i suoi miracoli e i giudizi della sua bocca.

Stirpe di Israele suo servo, *
     figli di Giacobbe, suoi eletti,
egli, il Signore, è il nostro Dio; *
     in tutta la terra fanno legge i suoi giudizi.

Si ricorda sempre dell’alleanza, *
     della parola data a mille generazioni,
dell’alleanza conclusa con Abramo, *
     del giuramento fatto a Isacco,

confermato a Giacobbe come statuto, *
     a Israele come alleanza perenne:
«A te darò il paese di Canaan, *
     come tua parte di eredità».

Eppure costituivano un piccolo numero: *
     erano pochi e per di più stranieri nel paese.
Passarono dall’una all’altra nazione, *
     da un regno a un altro popolo.

Egli non tollerò che alcuno li opprimesse; *
     per essi egli castigò i sovrani:
«Non toccate i miei consacrati, *
     non maltrattate i miei profeti».

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. 2   Cantate in onore del Signore,
             e inneggiate a lui, *
             ripetete a tutti i suoi prodigi.

Cantico - 1 Cr 16, 23-33

Il Signore re e giudice di tutta la terra

Essi cantavano un cantico nuovo davanti al trono al cospetto dell’Agnello (Ap 14, 3).

Ant. 3   Gli dèi di tutti i popoli sono un nulla; *
             il Signore, invece, ha formato il cielo.

Cantate al Signore, abitanti di tutta la terra; *
     annunziate ogni giorno la sua salvezza.
Proclamate fra i popoli la sua gloria, *
     fra tutte le nazioni i suoi prodigi.

Difatti grande è il Signore, degno di lode, *
     tremendo sopra tutti gli dèi.
Gli dèi di tutti i popoli sono un nulla; *
     il Signore, invece, ha formato il cielo.

Davanti a lui stanno maestà e splendore; *
     potenza e bellezza nel suo santuario.

Date al Signore, stirpi dei popoli, *
     date per il Signore gloria e onore.
Date per il Signore gloria al suo nome, †
     presentatevi a lui con offerte, *
     prostratevi al Signore in sacri ornamenti.

Tremate davanti a lui, abitanti di tutta la terra; *
     egli fissò il mondo sì che non crolli.

Gioiscano i cieli ed esulti la terra; *
     si dica fra i popoli: «Il Signore regna».

Frema il mare con quanto contiene; *
     tripùdi la campagna con quanto è in essa.
Gridino di giubilo gli alberi della foresta †
     di fronte al Signore, *
     perché viene per giudicare la terra.

Gloria al Padre e al Figlio *
     e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
     nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. 3   Gli dèi di tutti i popoli sono un nulla; *
             il Signore, invece, ha formato il cielo.

Kyrie eleison, Kyrie eleison, Kyrie eleison.

V   Tu sei benedetto, Signore.
R   Amen.

L    Benedicimi, Padre.
V   Per Cristo, che è via e verità,
      la divina Maestà  ci benedica.
R   Amen.

PRIMA LETTURA

1Sam 5, 16 – 6, 5a. 10-12. 19 – 7, 1

Dal primo libro di Samuele

L’arca di Dio è rimandata in Israele

I Filistei, catturata l'arca di Dio, la portarono da Eben-Ezer ad Asdod. I Filistei poi prèsero l'arca di Dio e la introdussero nel tempio di Dagon. Il giorno dopo i cittadini di Asdod si alzarono ed ecco Dagon giaceva con la faccia a terra davanti all'arca del Signore; essi presero Dagon e lo rimisero al suo posto. Si alzarono il giorno dopo di buon mattino ed ecco Dagon con la faccia a terra davanti all'arca del Signore, mentre il capo di Dagon e le palme delle mani giacevano staccate sulla soglia; solo il tronco era rimasto a Dagon. A ricordo di ciò i sacerdoti di Dagon e quanti entrano nel tempio di Dagon in Asdod non calpestano la soglia fino ad oggi. Allora incominciò a pesare la mano del Signore sugli abitanti di Asdod, li devastò e li colpì con bubboni, Asdod e il suo territorio.
I cittadini di Asdod, vedendo che le cose si mettevano in tal modo, dissero: «Non rimanga con noi l'arca del Dio d'Israele, perché la sua mano è troppo pesante contro Dagon nostro dio!». Allora, fatti radunare presso di loro tutti i principi dei Filistei, dissero: «Che cosa si deve fare dell'arca del Dio d'Israele?». Dissero: «Si porti a Gat l'arca del Dio d'Israele». E portarono a Gat l'arca del Dio d'Israele. Ma ecco, dopo che l'ebbero trasportata, la mano del Signore si fece sentire sulla città con terrore molto grande, colpendo gli abitanti della città dal più piccolo al più grande e provocando loro bubboni. Allora mandarono l'arca di Dio ad Accaron; ma all'arrivo dell'arca di Dio ad Accaron i cittadini protestarono: «Mi hanno portato qui l'arca del Dio d'Israele, per far morire me e il mio popolo!».
Fatti perciò radunare tutti i capi dei Filistei, dissero: «Mandate via l'arca del Dio d'Israele!». Infatti si era diffuso un terrore mortale in tutta la città, perché la mano di Dio era molto pesante. Quelli che non morivano erano colpiti da bubboni e i lamenti della città salivano al cielo.
Rimase l’arca del Signore nel territorio dei Filistei sette mesi. Poi i Filistei convocarono i sacerdoti e gli indovini e dissero: «Che dobbiamo fare dell'arca del Signore? Indicateci il modo di rimandarla alla sua sede». Risposero: «Se intendete rimandare l'arca del Dio d'Israele, non rimandatela vuota, ma pagate un tributo in ammenda della vostra colpa. Allora guarirete e vi sarà noto perché non si è ritirata da voi la sua mano».
Chiesero: «Quale riparazione dobbiamo pagarle?». Risposero: «Secondo il numero dei capi dei Filistei, cinque bubboni d'oro e cinque topi d'oro, perché unico è stato il flagello per tutto il popolo e per i vostri capi. Fate dunque immagini dei vostri bubboni e immagini dei vostri topi che infestano la terra e datele in omaggio al Dio d'Israele.
Quegli uomini fecero in tal modo. Presero due vacche allattanti, le attaccarono al carro e chiusero nella stalla i loro vitelli. Quindi collocarono l'arca del Signore sul carro con la cesta e i topi d'oro e le immagini dei bubboni. Le vacche andarono diritte per la strada di Bet-Semes percorrendo sicure una sola via e muggendo continuamente, ma non piegando né a destra né a sinistra. I capi dei Filistei le seguirono sino al confine con Bet-Semes.
Ma il Signore percosse gli uomini di Bet-Semes, perché avevano guardato l'arca del Signore; colpì nel popolo settanta persone su cinquantamila e il popolo fu in lutto perché il Signore aveva inflitto alla loro gente questo grave castigo. Gli uomini di Bet-Semes allora esclamarono: «Chi mai potrà stare alla presenza del Signore, questo Dio così santo? La manderemo via da noi; ma da chi?». Perciò inviarono messaggeri agli abitanti di Kiriat-Iearìm con questa ambasciata: «I Filistei hanno ricondotto l'arca del Signore. Scendete e portatela presso di voi».
Gli abitanti di Kiriat-Iearìm scesero a prendere l'arca del Signore e la introdussero nella casa di Abinadàb, sulla collina; consacrarono suo figlio Eleàzaro perché custodisse l'arca del Signore.

RESPONSORIO

Cfr. Sal 131, 8-9; 1Sam 6, 20

R   Àlzati, Signore, verso il luogo del tuo riposo,
      tu e l'arca della tua potenza.
           I tuoi sacerdoti si vestano di giustizia,
           i tuoi fedeli cantino di gioia.

V   Chi mai potrà stare
      alla presenza del Signore nostro Dio?
           I tuoi sacerdoti si vestano di giustizia,
           i tuoi fedeli cantino di gioia.

L    Benedicimi, Padre.
V   La grazia dello Spirito santo
      illumini i nostri sensi e il nostro cuore.
R   Amen.

SECONDA LETTURA

Dal trattato «Contro le eresie» di sant’Ireneo, vescovo

(L. IV, 18,1-2.4.5:, SC 100, 596-598, 606. 610-612)
L’offerta pura della Chiesa

 L'offerta della Chiesa, che il Signore comandò di presentare in tutto il mondo, è ritenuta da Dio un sacrificio puro ed è a lui accetta. Non che egli abbia bisogno del sacrificio da parte nostra, ma piuttosto avviene che l'offerente, se il suo dono viene accolto, riceve lui stesso gloria in ciò che offre. Infatti con il dono si manifesta verso il re sia l'onore che l'amore. Volendo il Signore che noi lo offrissimo in semplicità e purità di cuore, ci ha ammonito dicendo: «Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello, e poi torna ad offrire il tuo dono» (Mt 5, 23). È cosa doverosa offrire a Dio le primizie delle cose create come dice anche Mosè: «Nessuno si presenterà davanti al Signore a mani vuote» (Es 23, 15), cosicché l'uomo, esprimendo la sua riconoscenza per mezzo delle cose donategli gratuitamente da Dio, riceverà l'onore che da lui proviene.
Di offerte ne furono sempre presentate a Dio, anticamente presso gli Ebrei, ora nella Chiesa. Dio gradisce queste ultime, ma non respinse le prime. Da ciò non si può concludere che siano identiche. Di uguale c'è solo l'apparenza. In effetti le prime venivano fatte da servi, le seconde da figli.
Unico e identico è il Signore, ma l'offerta dei servi ha un suo carattere proprio, ed un altro invece l'offerta dei figli, perché la libertà sia resa palese anche per mezzo delle offerte.
Presso Dio infatti niente è senza valore, né senza significato. E perciò quelli consacravano a Dio solo le decime dei loro prodotti, mentre quanti hanno ricevuto la libertà di figli consacrano a Dio tutto quanto loro appartiene: donano in letizia e libertà ciò che è di maggior valore, sicuri di essere ripagati con i beni superiori. Fanno proprio come quella povera vedova del vangelo la quale mette nel tesoro del tempio tutto quello di cui vive. È necessario che noi facciamo l'offerta a Dio e ci dimostriamo in tutto riconoscenti al Creatore, nella sincerità del linguaggio e nella fede senza ipocrisia, nella speranza salda, nell'amore ardente, offrendo le primizie di quelle cose create che gli appartengono. Soltanto la Chiesa offre a Dio creatore questa offerta pura, presentandogli in rendimento di grazie quanto proviene dall'azione creatrice divina. Infatti gli offriamo cose che sono sue, proclamando in modo conveniente la comunione e l'unità e confessando la risurrezione della carne e dello spirito. Come il pane terreno dopo aver ricevuto l'invocazione di Dio non è più pane comune ma eucaristia e comprende due realtà: quella terrena e quella celeste, così anche i nostri corpi, ricevendo l'eucaristia, non sono più corruttibili, ma posseggono la speranza della risurrezione.

TE DEUM

Noi ti lodiamo, Dio, *
ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre, *
tutta la terra ti adora.

A te cantano gli angeli *
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo *
il Signore Dio dell’universo.

I cieli e la terra *
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli *
e la candida schiera dei martiri;

le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico Figlio, *
e lo Spirito Santo Paraclito.

O Cristo, re della gloria, *
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre *
per la salvezza dell’uomo.

Vincitore della morte, *
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.

Soccorri i tuoi figli, Signore, *
che hai redento col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria *
nell’assemblea dei santi.

Salva il tuo popolo, Signore, *
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo, *
Lodiamo il tuo nome per sempre.

Degnati oggi, Signore, *
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia: *
in te abbiamo sperato.

Pietà di noi, Signore,
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza,
non saremo confusi in eterno.

TE DEUM

Te Deum laudámus: *
     te Dóminum confitémur.
Te ætérnum Patrem *
     omnis terra venerátur.

Tibi omnes ángeli, *
     tibi cæli et univérsæ potestátes:
tibi chérubim et séraphim *
     incessábili voce proclámant:

Sanctus, Sanctus, Sanctus *
     Dóminus Deus Sábaoth.
Pleni sunt cæli et terra *
     maiestátis glóriæ tuæ.

Te gloriósus *
     apostolórum chorus,
te prophetárum *
     laudábilis númerus,
te mártyrum candidátus *
     laudat exércitus.

Te per orbem terrárum *
     sancta confitétur Ecclésia
Patrem *
     Imménsæ maiestátis,

venerándum tuum verum *
     et únicum Filium,
Sanctum quoque *
     Paráclitum Spíritum.

Te rex glóriæ, *
     Christe.
Tu Patris *
     sempitérnus es Fílius.
Tu, ad liberándum susceptúrus hóminem, *
     non horruísti Vírginis úterum.

Tu, devícto mortis acúleo, *
     apertuísti credéntibus regna cælórum.
Tu ad déxteram Dei sedes, *
     in glória Patris.
Iudex *
     créderis esse ventúrus.

Te ergo, quæsumus, tuis fámulis súbveni, *
     quos pretióso sánguine redemísti.
Ætérna fac cum sanctis tuis *
     in glória numerári.

Salvum fac pópulum tuum, Dómine, *
     et bénedic hereditáti tuæ.
Et rege eos, *
     et extólle illos usque in ætérnum,.

Per síngulos dies *
     benedícimus te;
et laudámus nomen tuum in sæculum, *
     et in sæculum sæculi.

Dignáre, Dómine, die isto *
     sine peccáto nos custodire.
Miserére nostri, Dómine, *
     miserére nostri.

Fiat misericórdia tua, Dómine, super nos, *
     quemádmodum sperávimus in te.
In te, Dómine, sperávi: *
     non confúndar in ætérnum.

Se all’Ufficio delle Letture seguono immediatamente le Lodi si omettono l’orazione seguente e l’introduzione di Lodi e si recita immediatamente il Cantico di Zaccaria.

ORAZIONE

O Dio, che ti sei accompagnato
ai tre giovani nella fornace infocata
mitigando con la tua potenza
l’ardore e l’impeto delle fiamme,
proteggi e libera dall’insidia del male
la vita dei tuoi servi.
Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio,
che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.


Quando l'Ufficio delle letture si recita nelle ore notturne o nelle prime del mattino, invece dell'orazione riportata si può sempre dire l'orazione seguente:

Allontana, o Dio, ogni tenebra
dal cuore dei tuoi servi
e dona alle nostre menti la tua luce.
Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio,
che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.

CONCLUSIONE

V   Benediciamo il Signore.
R   Rendiamo grazie a Dio.