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PRESBITERIO, ALTARE, ARREDI: TUTTO A SERVIZIO DI DIO E DEL SUO POPOLO

Pubblicato il 12/10/2025

È rischioso affidarsi ad un archistar per edificare una nuova chiesa, non è sempre garanzia di successo. 

Ogni artista, chiamato ad operare in ambito liturgico, necessita di accettare umilmente di mettere la sua arte - a servizio di Dio e del suo popolo. La storia dell'arte sacra ci insegna che i veri artisti sono stati sempre positivamente sfidati e mai si sono sentiti umiliati o ingabbiati, anche quando alcune opere sono state respinte, costringendoli a rivedere il primitivo progetto. La descrizione biblica dell'investitura divina di Besalèl (Es 31, 1-11; 35, 30-35) e la descrizione delle opere compiute ci aiuta a capire la ministerialità dell'artista. L'affidarsi ad un'archistar per edificare una nuova chiesa, non sempre garanzia di successo.

Poste queste premesse, e tenuto conto delle sempre valide direttive circa l'arredamento della chiesa che deve ispirarsi «a una nobile semplicità, piuttosto che al fasto»; della scelta degli elementi per l'arredamento, perché curino la verità delle cose e tendano all'educazione dei fedeli e alla dignità di tutto il luogo sacro (Ordinamento generale del Messale romano, n. 292). Continua ad essere valido il fatto che la struttura organica e gerarchica del popolo di Dio che si raduna per la Messa deve trovare facile accoglienza nel luogo sacro che pertanto deve essere tale da presentare in un certo modo l'immagine dell'assemblea riunita, consentire l'ordinata e organica partecipazione di tutti e favorire il regolare svolgimento dei compiti di ciascuno (n. 294).

La terza edizione del Messale offre invece nuove considerazioni circa il presbiterio. Mentre in precedenza (cfr. Praenotanda n. 258) era semplicemente evidenziata la sua distinzione dalla navata, ora se ne sottolinea maggiormente la funzione: «È il luogo dove si trova l'altare, viene proclamata la parola di Dio, e il sacerdote, il diacono e gli altri ministri esercitano il loro ufficio. Si deve opportunamente distinguere dalla navata della chiesa per mezzo di una elevazione, o mediante strutture e ornamenti particolari. Sia inoltre di tale ampiezza da consentire un comodo svolgimento della celebrazione dell'Eucaristia e da favorire la sua visione» (Ordinamento, n. 295). Nel presbiterio l'altare, «centro dell'azione di grazie che si compie con l'Eucaristia» (n. 296) conviene sia fisso in ogni chiesa, in quanto «significa più chiaramente e permanentemente Gesù Cristo, pietra viva (1Pt 2, 4; Ef 2, 20)» (n. 298). Nuovo anche il n. 303 (che giustamente modifica il precedente n. 267): «Nelle nuove chiese si costruisca un solo altare che significhi alla comunità dei fedeli l'unico Cristo e l'unica Eucaristia della Chiesa. Nelle chiese già costruite, quando il vecchio altare è collocato in modo da rendere difficile la partecipazione del popolo e non può essere rimosso senza danneggiare il valore artistico, si costruisca un altro altare fisso, realizzato con arte e debitamente dedicato. Soltanto sopra questo altare si compiano le sacre celebrazioni. Il vecchio altare non venga ornato con particolare cura per non sottrarre l'attenzione dei fedeli dal nuovo altare».


di: don Carlo Cibien
da: Credere 16/2024


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