LA CURA DEL CREATO, UNA QUESTIONE DI FEDE E DI UMANITÀ
Pubblicato il 18/09/2025
Serve poco lamentasi dei "tempi cattivi". Come discepoli di Gesù abbiamo una responsabilità verso il nostro tempo.
Cari amici lettori, proprio quest'anno cade il decimo anniversario dell'enciclica sull'ecologia integrale Laudato si’, firmata da papa Francesco il 24 maggio del 2015. Sembra un'epoca fa, ma tanto più appare evidente oggi come su questo tema Bergoglio abbia colto, con sguardo profetico, un tema di grande attualità. […] Papa Leone ha a sua volta raccolto il testimone da papa Francesco sul tema ecologico: vi è ritornato più occasioni, in particolare con il Messaggio per la X Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato 2025 (che cade il 1° settembre), intitolato Semi pace e di speranza. Il 2 luglio inoltre ha voluto - proprio per i 10 anni della Laudato si' - la pubblicazione del testo per la Messa per la custodia della creazione, così che anche nella preghiera pubblica tutta la Chiesa abbia un formulario dedicato.
«La giustizia ambientale», scrive il Pontefice nel Messaggio con la consueta chiarezza, «rappresenta una necessità urgente, che va oltre la semplice tutela dell'ambiente. Si tratta, in realtà, di una questione di giustizia sociale, economica e antropologica». Parole che dovremmo leggere e rileggere, perché sintetizzano il magistero della Laudato si' e della Laudate Deum. Leone XIV precisa poi: «Per i credenti, in più, la giustizia ambientale è un’esigenza teologica, che per i cristiani ha il volto di Gesù Cristo, nel quale tutto è stato creato e redento». Evidente l'allusione a testi biblici come la Lettera ai Colossesi 1, 15-20. E prosegue: «In un mondo dove i più fragili sono i primi a subire gli effetti devastanti del cambiamento climatico, della deforestazione, e dell'inquinamento, la cura del creato diventa una questione di fede e di umanità». Una consapevolezza, spiega, che ancora sembra mancare.
Rimane la sfida lanciata dal Papa: «È ormai davvero il tempo di far seguire alle parole i fatti». Ma possiamo davvero fare qualcosa? Se lo chiedono in molti. Mi viene mente un aneddoto su una nota teologa tedesca, Dorothee Sȍlle, che anni fa, alla fine di una sua conferenza, fu criticata perché non aveva parlato abbastanza del peccato. «È vero», rispose, «ho dimenticato che mangio banane... ». Non fu capita. Spiegò poi in un libro ciò che intendeva: «Per ogni banana che mangio, io defraudo coloro che le coltivano della maggior parte del loro salario e sostengo la United Fruit Company [la multinazionale che le commercializzava, ndr] nella sua spoliazione dell'America Latina». Il messaggio è chiaro: tocca anche a noi essere consapevoli delle nostre scelte. Secondo un rapporto del WWF uscito il 24 luglio scorso per l'OvershootDay, per quella data abbiamo già consumato il «budget ecologico annuale del pianeta». Per invertire la rotta, addita soluzioni come l'alimentazione sostenibile (diminuire il consumo di carne e preferire cibi locali e stagionali) e l'economica circolare (riciclare, riutilizzare, azzerare gli sprechi), la mobilità green.
«Se diminuissimo del 50% il consumo globale di carne, guadagneremmo 17 giorni» (sull'Overshoot Day, ndr), scrivono, e così per altre azioni a noi possibili. Un esame di coscienza ci si impone. «I tempi siamo noi; come siamo noi così sono i tempi», ha detto papa Leone, citando sant'Agostino, lo scorso 12 maggio. Serve poco lamentarsi dei "tempi cattivi". Serve la nostra responsabilità. Che è "fedeltà alla terra" (D. Bonhoeffer). Anche così si vive da discepoli di Gesù in questo tempo.
di: don Vincenzo Vitale
da: Credere 35/2025
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