Tutti gli articoli pubblicati

LA SINDONE FA DI NUOVO NOTIZIA, MA LA

Pubblicato il 04/09/2025

L'articolo di uno studioso ha suscitato clamore. Purtroppo conta di più il sensazionalismo che la solidità delle prove. 

Cari amici lettori, in questi giorni roventi di metà agosto ha fatto clamore una notizia di (presunte) nuove scoperte sulla Sindone. Il telo custodito a Torino sarebbe un falso medioevale, un'immagine realizzata con la sovrapposizione di un telo sulla "scultura" (e non sul corpo vero) di un crocifisso. La "notizia", frutto di uno studio tramite modelli in 3D di un ricercatore brasiliano, Cicero Moraes, e pubblicata su un'autorevole rivista scientifica internazionale, Archaeometry, si è presto rivelata una "non notizia": le tesi proposte dall'autore erano già state avanzate oltre un secolo fa e la metodologia usata dal ricercatore è, per sua stessa ammissione, lacunosa, dunque tutt'altro che portatrice di risultati "infallibili". E infatti è stata prontamente "smontata" - con argomentazioni ben più solide - dall'autorevole Centro internazionale Studi sulla Sindone di Torino (si può leggere l'analisi precisa in www.sindone.it).

La vicenda delle presunte "rivelazioni" sulla Sindone fa però riflettere per diversi aspetti. In un'intervista, Emanuela Marinelli, una delle sindonologhe più accreditate a livello internazionale (l'ha intervistata anche Credere), constatava come un suo articolo pubblicato su Archaeometry, la rivista su cui ha scritto anche Moraes, smentisse la datazione medievale della Sindone ma fosse stato ignorato dalla comunicazione mainstream, mentre oggi diventa virale una notizia sostanzialmente inaffidabile. Motivo? Secondo la nota studiosa la Sindone, «testimone forte della passione, morte e risurrezione di Gesù che ha suscitato molte conversioni», non può che «dare fastidio a chi è contrario al cristianesimo». Potremmo aggiungere la voglia di notorietà e di fare "sensazione".

E qui veniamo al secondo aspetto: la carenza scientifica dell'articolo di Moraes. Il Centro studi sulla Sindone l'ha mostrata, ma per il grande pubblico conta di più il "sensazionalismo" della notizia che l'esame attento delle argomentazioni. Bene ha fatto l'arcivescovo di Torino, Roberto Repole, che è anche custode della Sindone, a pubblicare una nota, asciutta ma incisiva, in cui si sottolinea «la preoccupazione per la superficialità di certe conclusioni, che spesso non reggono a un esame più attento del lavoro presentato», e si invita alla «necessaria attenzione critica a quanto viene così facilmente pubblicato». In questione non è la libertà della ricerca scientifica, ma il metodo parziale e discutibile usato da Moraes, che ha trascurato totalmente le evidenze che vengono dall'analisi fisica e chimica della reliquia e ha usato soltanto un programma digitale di simulazione tridimensionale.

La Sindone non è oggetto di fede, sia ben chiaro. Ma a milioni di credenti essa ricorda Colui che «mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (Galati 2, 20). Insomma, è «Un'immagine autentica di amore e di speranza» (Emanuela Marinelli). Autorevoli scienziati - come la stessa Marinelli, Baima Bollane e altri ancora - l'hanno studiata con rigore scientifico, portando nelle sedi appropriate le loro conclusioni, e hanno mostrato che è "plausibile" credere all'autenticità di quel telo che ancora oggi interpella e commuove. Bene discuterne in sede scientifica, come si fa da oltre un secolo, ma con criterio e onestà.


di: don Vincenzo Vitale
da: Credere 33/2025
foto: https://catt.ch/newsi/il-crocifisso-di-giulio-ricci-specchio-della-sindone


Commenti


Il tuo commento

Caratteri rimanenti: 500 / 500.


Ancora nessun commento pubblicato per questo articolo.