STRISCIA DI GAZA, L'APPELLO DELLE ONG E LA PREGHIERA DEI CRISTIANI
Pubblicato il 21/08/2025
115 organizzazioni internazionali hanno fatto sentire la loro voce con un appello lo scorso 23 luglio.
Cari amici lettori, in questi giorni estivi che in qualche modo segnano una “tregua” dal tran tran quotidiano, continua purtroppo, sotto gli occhi di tutto il mondo, la catastrofe umanitaria che si sta consumando nella Striscia di Gaza. Bombardamenti quotidiani, con il loro carico di morti e di feriti e, come se questo non bastasse, si muore ormai di fame, di malnutrizione acuta e di disidratazione. E si muore anche colpiti da bombe mentre si vaga disperatamente alla ricerca di qualcosa da mangiare: ad oggi sono 875 i morti nei punti di distribuzione di cibo, senza contare le migliaia di feriti. Una beffa in questa ingiustizia è rappresentata "dal fatto che gli aiuti umanitari internazionali ci sono e sono anche consistenti, ma non trovano accesso, per decisione del governo israeliano, in quella disperata striscia di terra che imprigiona oltre due milioni di persone.
Ci parla di questa tragica situazione monsignor Williain Shomali, vescovo ausiliare del patriarcato latino di Gerusalemme. La Chiesa, una realtà piccola in quella terra, non ha mancato di farsi presente, con i suoi leader. È stata una testimonianza toccante la visita del cardinale Pizzaballa e del patriarca greco-ortodosso Teofilo III alla parrocchia della Santa Famiglia a Gaza, dopo il bombardamento, lo scorso 22 luglio. Un segno di vicinanza ma anche una denuncia chiara dell'ingiustizia che si sta perpetrando da ormai quasi due anni.
Un gesto altrettanto forte viene da 115 Ong - tra cui molte realtà cattoliche come Caritas Germania, Caritas Internationalis, Caritas Jerusalem, Pax Christi International, insieme ad Amnesty International, Norwegian Refugee Council, Oxfam, Terre des Hommes, Cesvi, Un Ponte Per, Cafod, Islamic Relief. In un appello dello scorso 23 luglio esse chiedono l'apertura immediata di tutti i valichi terrestri, la fine dell'assedio imposto dal governo israeliano e un cessate il fuoco duraturo per permettere l'ingresso degli aiuti salvavita. Le Ong denunciano come «la fame viene ora usata come strumento di guerra, in violazione del diritto internazionale» e «osta coli burocratici, ritardi e restrizioni imposte da Israele impediscono la distribuzione e stanno creando caos e morte». Per una popolazione di oltre due milioni di persone, entrano più o meno 28 camion di aiuti al giorno: un numero irrisorio per le necessità della popolazione. L'appello prosegue con una serie di richieste precise alla comunità internazionale, che segnano anche una sorta di road map per porre fine a questo martirio. C'è speranza che arrivi alle orecchie delle grandi potenze?
Per parte nostra, cari amici lettori, non lasciamo cadere l'invito di monsignor Shomali: quello di pregare. Lo dobbiamo a questi fratelli e sorelle ignorati nella loro dignità umana da chi decide le sorti politiche di questo complesso e martoriato scenario. Non manchi almeno il nostro sostegno e la nostra vicinanza accogliendo questo popolo nella nostra preghiera al Padre celeste che «nel suo otre raccoglie le lacrime» dei giusti perseguitati (Salmo 56, 9).
di: don Vincenzo Vitale
da: Credere 31/2025
foto: https://www.terrasanta.net/2025/06/ora-a-gaza-si-muore-anche-per-fame/
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