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L'ESTATE, L'OVERDOSE DI NOTIZIE NEGATIVE E LA NECESSARIA VIGILANZA

Pubblicato il 31/07/2025

Di fronte a meccanismi di amplificazione dei fatti negativi, occorre il giusto senso critico per non generalizzare.  

Cari amici lettori, si sa che l'informazione estiva è piena di casi di cronaca, che colonizzano la nostra attenzione oltre che colonne di giornale e palinsesti televisivi. Pochi giorni fa, mi sono divertito a contare quanti casi di "nera" comparivano in un numero di un quotidiano nazionale di grande diffusione: il caso di Garlasco, che tiene banco ormai da settimane; il processo di Ciro Grillo per violenza sessuale; la vicenda del rapper Sean Combs ("Diddy"), tra scandali, pestaggi e risse; il duplice infanticidio di Chiara Petrolini (caso risalente a oltre un anno fa); la storia del modello svedese Daniel Nilsson che picchia la fidanzata; la denuncia del papà di Gaia Pagliuca, morta a 23 anni a causa di un intervento dentistico; il racconto horror su Francis Kaufmann, l’americano che è accusato di aver ucciso la compagna Anastasia e la loro piccola bimba; i due rottweiler di un'anziana signora che azzannano i nipotini; e per finire il caso del giovane Daniel Mastrapasqua, ucciso da un coetaneo a Rozzano per un paio di cuffiette. Un alieno che leggesse tutto questo penserebbe di essere arrivato in una sorta di Far West da evitare come la peste. E forse non soltanto un alieno!

Per carità, non è questione della veridicità o anche dell'opportunità di dare spazio a simili fatti, che possono anche far riflettere (penso ai casi di femminicidio o di violenza tra giovani), ma non possiamo ignorare né tantomeno sottovalutare l'effettivo distorsivo che deriva da una tale overdose di fatti negativi in un colpo solo. Non mancherà chi si dice «ecco, la società è un disastro, tutto va male» e così via. Insomma, il rischio di una percezione distorta ed eccessivamente negativa della realtà esiste, come esiste il rischio di generalizzazione o amplificazione indebita dei fatti negativi.

Per questo, ci è chiesto di vigilare e di coltivare il senso critico, per dare ai fatti che leggiamo le giuste proporzioni. Dobbiamo vigilare su quel meccanismo che ci porta a valutare la realtà solo a partire dal negativo che in questo periodo - magari anche solo per mancanza di fatti di maggiore importanza - assume un peso spropositato. E ci è chiesto di aprire gli occhi sul bene che c'è intorno a noi; magari anche andando a scovarlo tra le pieghe della grande informazione, in modo da non permettere che il nostro sguardo venga intorbidito da una percezione unilateralmente negativa.

Nel messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali 2025 papa Francesco chiedeva ai giornalisti di «non permettere che le reazioni istintive guidino la vostra comunicazione». Quelle «reazioni istintive», di pancia, poco razionali, riguardano in realtà tutti, anche chi legge, e dunque serve che tutti ne prendiamo coscienza. Parlando agli operatori della comunicazione il 25 gennaio scorso, il Pontefice raccomandava l'importanza di educarsi «alla pazienza del discernimento necessario alla conoscenza». E se riconosceva che «non tutte le storie sono buone e tuttavia anche queste vanno raccontate», invitava, quando si racconta il male, a «lasciare spazio alla possibilità di ricucire ciò che è strappato, al dinamismo di bene che può riparare ciò che è rotto» e a «seminare interrogativi», a fare uno storytelling (un racconto di storie) che sia anche hopetelling (un racconto di speranza). Allora tocca a tutti noi, nel leggere la realtà, positiva e negativa che sia, saper intravvedere barlumi di risurrezione.


di: don Vincenzo Vitale
da: Credere 28/2025


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