PENTECOSTE, MOVIMENTI, LAICATO E IL SILENZIOSO LAVORIO DELLO SPIRITO
Pubblicato il 26/06/2025
Uno dei frutti del Vaticano II è la lenta maturazione dei laici consapevoli e responsabili nella Chiesa.
Cari amici lettori, con la solennità di Pentecoste, da diversi anni ormai, è uso che movimenti ecclesiali, associazioni e nuove comunità si incontrino con il Papa in piazza San Pietro. Pentecoste significa effusione dei doni e dei carismi che vengono dallo Spirito e che “animano” interiormente la vita della Chiesa. Movimenti, associazioni e nuove comunità rientrano in queste realtà suscitate dallo Spirito per il bene della Chiesa: Focolarini, Rinnovamento nello Spirito, Comunione e Liberazione, Sant’Egidio, il Cammino neocatecumenale, Nuovi Orizzonti, solo per citarne alcuni.
Gli anni Ottanta e Novanta hanno visto un tempo di vera esplosione e affermazione dei movimenti, grazie anche all’impulso dato ad essi da Giovanni Paolo II. Accanto alle associazioni tradizionali del laicato cattolico (come Azione cattolica, Acli e scoutismo, ad esempio) hanno rappresentato un momento di grande risveglio. E, a guardare bene, hanno contribuito a formare generazioni di laici alla vita cristiana e a diverse forme di impegno, risvegliando la passione per Cristo e il Vangelo, dando vita a nuove e capillari forme di impegno cristiano, dall’evangelizzazione all’attenzione a varie forme di povertà.
Con la scomparsa dei fondatori, i movimenti sono passati anche per una fase di assestamento e di purificazione interna, soprattutto dopo il Duemila. Un assestamento dovuto al passaggio di testimone ai primi successori e alla riforma delle regole di “governo” di queste realtà, talvolta gestite in modo eccessivamente carismatico e verticistico. Si sono dovute trovare nuove vie, passando dall’entusiasmo tipico degli inizi a un più saggio realismo. Molti hanno vissuto (e alcuni vivono ancora) una fase di revisione degli statuti e dei metodi di governo, in un “travaglio” che non può che essere benefico perché significa crescita e maturazione. Una “potatura” evangelica, perché la pianta possa portare sempre più frutti.
Guardando a ritroso, quella esplosione dei movimenti ha portato con sé una nuova stagione di presenza e protagonismo laicale, perché tale è la loro natura: sono fatti di laici, spesso anche nei vertici. È anche questo un frutto del Vaticano II, che vede i laici non come esecutori passivi al servizio della gerarchia ma come soggetti dotati di una propria autonomia e responsabilità. E se è vero che oggi sia l’associazionismo tradizionale che i movimenti non hanno più (forse) la forza propulsiva di 30 anni fa, il laicato cattolico è ancora vitale e si è sviluppato, dando vita a nuove esperienze, magari più diffuse e meno strutturate, ma significative. Ce ne siamo accorti all’Assemblea sinodale della Chiesa italiana di aprile, quando la maggioranza – fatta di laici – ha bocciato il documento finale ritenuto inadeguato e povero rispetto a quanto emerso nei lunghi confronti che avevano preceduto l’Assemblea. Un piccolo segno che la lezione di papa Francesco sulla sinodalità è stata in qualche misura assorbita e ha dato i suoi frutti. E, se vogliamo, anche un simbolo del fatto che lo Spirito soffia silenziosamente, opera spesso sotto traccia, provocando inattesi scossoni di cui beneficia tutta la comunità ecclesiale.
di: don Vincenzo Vitale
da: Credere 23/2025
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