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I TRATTI PERSONALI DI UN PAPA CHE VUOLE «SPARIRE PERCHÈ RIMANGA CRISTO»

Pubblicato il 19/06/2025

Pochi gli accenni fatti da Leone XIV sulla sua vita, ma significativi. Tra tutti, spicca il suo cuore missionario. 

Cari amici lettori, in poco più di 15 giorni di pontificato papa Leone XIV ha fatto alcuni riferimenti, seppur brevissimi, a sé stesso. Il non voler "apparire" come persona fa parte del suo "programma", come ha detto ai cardinali all'indomani della sua elezione (chi esercita un'autorità nella Chiesa deve «sparire perché rimanga Cristo»). Perciò vale la pena ripercorrere questi fugaci tratti personali che pure sono trapelati dal Pontefice americano.

La prima volta che ha detto «io» è stato a proposito della pace, parlando al corpo diplomatico (16 maggio): «Perché questa pace si diffonda, io impiegherò ogni sforzo... I popoli vogliono la pace e io, col cuore in mano, dico ai responsabili dei popoli: incontriamoci, dialoghiamo, negoziamo!». Leone XIV aveva esordito proprio parlando di pace: ma non possono sfuggire la forza e l'implicazione dell'uso della prima persona, così come l'aver messo a disposizione la Santa Sede per i negoziati è un segno concreto di come intende quell'essere «fermento per un mondo riconciliato».

Nello stesso discorso ha poi evocato la sua vicenda biografica: «La mia stessa storia è quella di un cittadino, discendente di immigrati, a sua volta emigrato». Parlava qui del compito dei governanti di «adoperarsi per costruire società civili armoniche e pacificate» e di «favorire contesti in cui sia tutelata la dignità di ogni persona, specialmente di quelle più fragili e indifese,... sia esso cittadino o immigrato». Un richiamo quanto mai significativo in una società che spesso fa dei migranti i capri espiatori di altri problemi. Additando se stesso, un cittadino americano, ha sottolineato la possibilità - positiva - dell'accoglienza e dell'integrazione.

Ancora un riferimento personale l'ha fatto nella Messa di inizio del ministero petrino (18 maggio) affermando di essere stato scelto «senza alcun merito»: «Con timore e tremore, vengo a voi come un fratello che vuole farsi servo della vostra fede e della vostra gioia». Un riconoscimento umile di "inadeguatezza" rispetto a un compito immenso e il significativo presentarsi come «fratello» che intende farsi «servo», cioè come cristiano tra cristiani, sebbene con una missione specifica.

L'ultimo riferimento personale il Santo Padre l'ha fatto lo scorso 22 maggio esprimendo la sua gratitudine ai partecipanti dell'assemblea generale delle Pontificie Opere Missionarie per il loro servizio alla missione di evangelizzazione della Chiesa, «come posso testimoniare personalmente dalla mia esperienza pastorale negli anni di ministero in Perù». E qui si sente, sommessamente, il suo cuore missionario. Ha sottolineato la comunione e la dimensione universale della Chiesa: «In Cristo siamo uno, una famiglia di Dio, al di là della ricca varietà di lingue, culture ed esperienze». E, ricordando il prezioso servizio reso dalle quattro Pontificie Opere missionarie, ha citato «quelle aree del mondo dove la Chiesa è giovane e in crescita».


di: don Vincenzo Vitale
da: Credere 22/2025


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