PAPA LEONE XIV, I PRIMI PASSI DI UN RICCO MAGISTERO
Pubblicato il 12/06/2025
Il sogno di una Chiesa fermento di unità e di riconciliazione, la pace, la verità, l'AI: tutti i tempi che stanno a cuore al Pontefice.
Cari amici lettori, stiamo piano piano imparando a conoscere papa Leone XIV. In pochi giorni ha fatto diversi discorsi, da cui stanno emergendo gradualmente i temi che gli stanno a cuore. Nella Messa di inizio pontificato, domenica 18 maggio, ha parlato programmaticamente della sua idea del ministero petrino («non un condottiero solitario», ma «servo della vostra fede e della vostra gioia») e della Chiesa, che sogna «unita, segno di unità e di comunione, che diventi fermento per un mondo riconciliato», «fondata sull'amore di Dio» e «missionaria, che apre le braccia al mondo, che annuncia la Parola, che si lascia inquietare dalla storia».
La pace è certamente un altro dei temi che stanno a cuore a papa Leone XIV. Già affacciandosi per la benedizione Urbi et orbi dopo l'elezione, l'ha citata ben 10 volte. E in soli 11 giorni, vi è ritornato sopra parecchie volte: nel discorso agli operatori della comunicazione, lunedì 11 maggio, nominandola 5 volte e sottolineando che essa è dono di Cristo risorto, ma anche che «comincia da ognuno di noi: dal modo in cui guardiamo gli altri, ascoltiamo gli altri, parliamo degli altri»; nel discorso al corpo diplomatico il 16 maggio l'ha citata 11 volte e l'ha descritta come un «dono attivo, coinvolgente, che interessa e impegna ciascuno di noi» e che «esige anzitutto un lavoro su sé stessi». Insomma, la pace non è solo questione politica e non esiste pace senza la nostra collaborazione, senza che ognuno faccia la propria parte, perché la pace «si costruisce nel cuore e a partire dal cuore». Dunque, grazia (dono di Dio) e libertà umana vanno insieme.
"Verità" è un'altra parola importante per papa Leone. Una parola un po' screditata da un certo uso che ne fa una specie di clava per imporre la propria visione, magari anche religiosa. Sempre parlando al corpo diplomatico, ha affermato che «nella prospettiva cristiana, la verità non è l'affermazione di principi astratti e disincarnati, ma l'incontro con la persona stessa di Cristo, che vive nella comunità dei credenti». E che la verità «non è mai disgiunta dalla carità, che alla radice ha sempre la preoccupazione per la vita e il bene di ogni uomo e donna». Parlando alla Fondazione Centesimus annus pro Pontifice (17 maggio), a proposito di "dottrina" (altra parola screditata su cui si è soffermato) ha spiegato che si tratta di «un cammino comune, corale e persino multidisciplinare verso la verità» e che «ogni dottrina si riconosce frutto di ricerca e quindi di ipotesi, di voci, di avanzamenti e insuccessi, attraverso i quali cerca di trasmettere una conoscenza affidabile, ordinata e sistematica su una determinata questione». La verità insomma non è possesso statico e la dottrina non è indottrinamento.
Sono parole con cui Leone XIV ci conduce ad apprezzare quel «ricco patrimonio della fede cristiana» evocato nella Messa del 18 maggio e che ogni successore di Pietro è chiamato a custodire. Ma lo farà senza dimenticare la capacità di «gettare lo sguardo lontano, per andare incontro alle domande, alle inquietudini e alle sfide di oggi». E tra queste, in prima linea, è ritornato più volte sull'intelligenza artificiale, che oggi costituisce la frontiera di nuove e grandi sfide. Lo sguardo posato su Cristo come ha detto in quella stessa Messa, ma anche sulle vicende di questo mondo. Una lezione spirituale per la nostra vita quotidiana.
di: don Vincenzo Vitale
da: Credere 21/2025
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