UFFICIO DELLE LETTURE
Sabato, 07 dicembre 2024
SANT'AMBROGIO,
VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA
PATRONO DELLA CITTÀ
E DELLA DIOCESI DI MILANO
Solennità
V O Dio, vieni a salvarmi.
R Signore, vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen. Alleluia.
INNO
Quando l’Ufficio delle letture si dice nelle ore del giorno:
Vita dei santi, Cristo, unica via,
o sola speranza del mondo,
o sorgente di pace e di giustizia,
voci e cuori a te inneggiano.
Se qualche luce di virtù tu vedi,
ogni parola vera,
ogni infiammata volontà di bene,
è, Signore, tua grazia.
Dona quiete ai tempi incerti,
salda custodisci la fede,
rinvigorisci i deboli,
perdona i peccatori.
Gloria si canti al Padre
e all’unico suo Figlio,
dolce si levi la lode allo Spirito
negli infiniti secoli. Amen.
latino
Vita sanctórum, via, spes salúsque,
Christe, largítor probitátis atque
cónditor pacis, tibi voce, sensu
pángimus hymnum:
Cuius est virtus manifésta totum
quod pii possunt, quod habent, quod ore,
corde vel factis cúpiunt, amóris
igne flagrántes.
Témporum pacem, fídei tenórem,
lánguidis curam veniámque lapsis,
ómnibus præsta páriter beátæ
múnera vitæ.
Glória summum résonet Paréntem,
glória Natum, paritérque sanctum
Spíritum dulci modulétur hymno
omne per ævum. Amen.
in canto
O Cristo, sei vita dei santi,
salvezza e speranza del mondo;
sorgente di pace e giustizia,
ti cantano i cuori e le voci.
Se qualche virtù in noi vedi,
parole sincere di vita,
il nostro cammino nel bene
è frutto, Signore, di grazia.
Da’ quiete ai tempi insicuri,
saldezza a una fragile fede,
ai deboli dona vigore,
a tutti perdona i peccati.
Al Padre si cantino lodi
e all’unico Figlio Signore,
onore allo Spirito santo
per sempre nei secoli eterni. Amen.
INNO
Quando l’Ufficio delle letture si dice nelle ore notturne o nelle prime ore del mattino:
La nostra lode accogli,
o Creatore eterno delle cose,
che, notte e giorno avvicendando,
rendi più vario e grato il tempo.
Alta regna la notte
e già s’ode il canto del gallo,
gioioso presagio di luce
all’ansia del viandante.
Si desta allora e ad oriente appare
la stella palpitante del mattino,
la torma squagliasi dei vagabondi,
abbandonando i vicoli del male.
Il gallo canta. La sua voce placa
il furioso fragore dell’onda;
e Pietro, roccia che fonda la Chiesa,
la colpa asterge con lacrime amare.
Orsù leviamoci animosi e pronti:
tutti risveglia il richiamo del gallo
e gli indolenti accusa che si attardano
sotto le coltri dormigliando ancora.
Il gallo canta. Torna la speranza:
l’infermo sente rifluir la vita,
il sicario nasconde il suo pugnale,
negli smarriti la fede rivive.
Gesù Signore, guardaci pietoso,
quando, tentati, incerti vacilliamo:
se tu ci guardi, le macchie dileguano
e il peccato si stempera nel pianto.
Tu, vera luce, nei cuori risplendi,
disperdi il torpore dell’anima:
a te sciolga il labbro devoto
la santa primizia dei canti.
Gloria a Dio Padre
e all’unico suo Figlio
con lo Spirito santo
nella distesa dei secoli. Amen.
latino
Ætérne rerum Cónditor,
noctem diémque qui regis,
et témporum das témpora,
ut álleves fastídium;
Præco diéi iam sonat,
noctis profúndæ pérvigil,
noctúrna lux viantibus
a nocte noctem ségregans.
Hoc excitátus lúcifer
solvit polum calígine,
hoc omnis errónum chorus
vias nocéndi déserit.
Hoc nauta vires cólligit
pontíque mitescunt freta,
hoc ipse Petra Ecclésiæ
canénte culpam diluit.
Surgámus ergo strénue!
gallus iacentes excitat,
et somnoléntos íncrepat,
Gallus negantes arguit.
Gallo canénte spes redit,
ægris salus refúnditur,
mucro latrónis cónditur,
lapsis fides revértitur.
Iesu, labántes respice,
et nos vidéndo córrige,
si réspicis, lapsus cadunt,
fletúque culpa sólvitur.
Tu lux refúlge sensibus,
mentísque somnum díscute,
te nostra vox primum sonet
et ore solvámus tibi.
Deo Patri sit glória
eiúsque soli Fílio,
cum Spíritu Paráclito
in sempíterna sǽcula. Amen.
in canto
Accogli nel canto la lode,
eterno Creatore del mondo,
che notte e giorno avvicendi
rendendo più vario il tempo.
Ancora la notte è oscura
e già si ode il canto del gallo,
gioioso presagio di luce
all’ansia dell’uomo in cammino.
Si desta e appare ad oriente
la stella del primo mattino;
la torma di uomini infidi
rifugge da vie tortuose.
Il canto del gallo è una voce
sul cupo fragore dell’onda;
e Pietro, la roccia di Cristo,
con lacrime asperge la colpa.
Leviamoci pronti e animosi:
il canto del gallo risveglia
e accusa i pigri indolenti,
che ancora nel sonno si attardano.
Così la speranza ritorna:
il male abbandona il violento,
fluisce la vita all’infermo,
la fede rivive nei cuori.
Clemente Signore, difendici:
incerti e tentati noi siamo!
Se guardi, le macchie dileguano:
nel pianto il peccato laviamo.
Tu, luce, risplendi nell’uomo,
disperdi il torpore dell’anima:
a te sciolga il labbro devoto
la santa primizia dei canti.
La gloria innalziamo al Padre
e all’unico Figlio risorto,
insieme allo Spirito santo,
per sempre nei secoli eterni. Amen.
RESPONSORIO
Cfr. Ger 66, 2b; Sal 88, 21
R «Su chi volgerò lo sguardo?
– dice il Signore –.
Sull'umile, su chi ha lo spirito contrito,
poiché teme la mia parola.
V Ho trovato Davide, mio servo,
con il mio santo olio l'ho consacrato,
poiché teme la mia parola».
SALMODIA
Cantico - Ml 2, 4-7
Il sacerdote fedele
«E venni a Milano dal vescovo Ambrogio, noto a tutto il mondo come uno degli uomini migliori, e tuo servitore devoto. La sua eloquenza a quel punto dispensava strenuamente al tuo popolo la sostanza del tuo frumento, la letizia del tuo olio e la sobria ebbrezza del tuo vino» (S. Agostino).
Ant. 1 «Ecco, ti mando il mio messaggero
a indicarti la strada e a custodirti: *
ascolta fedelmente la mia voce
e il mio angelo ti accompagnerà».
«Saprete che io ho diretto a voi questo monito, †
perché c’è anche un’alleanza fra me e Levi, *
dice il Signore degli eserciti.
La mia alleanza con lui *
era alleanza di vita e di benessere
e io glieli concessi; alleanza di timore *
ed egli mi temette ed ebbe riverenza del mio nome.
Un insegnamento fedele era sulla sua bocca, *
né c’era falsità sulle sue labbra;
con pace e rettitudine ha camminato davanti a me *
e ha trattenuto molti dal male.
Infatti le labbra del sacerdote *
devono custodire la scienza
e dalla sua bocca si ricerca l’istruzione, *
perché egli è messaggero del Signore degli eserciti».
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
Ant. 1 «Ecco, ti mando il mio messaggero
a indicarti la strada e a custodirti: *
ascolta fedelmente la mia voce
e il mio angelo ti accompagnerà».
Cantico - Sap 18, 20-25
Un uomo incensurabile ci difese
«Io ho conosciuto di persona le benemerenze di Ambrogio, sia per le sue opera sia per i suoi discorsi, la sua costanza, le fatiche affrontate e i pericoli corsi a favore della fede cattolica, e con me non esita ad attestarlo l’intero mondo romano» (S. Agostino).
Ant. 2 «Come sono stato con Mosè,
così sarò con te – dice il Signore –; *
rianima il mio popolo e non temere:
il Signore tuo Dio non ti abbandona».
La prova della morte colpì anche i giusti *
e nel deserto ci fu strage di molti;
ma l’ira non durò a lungo, *
perché un uomo incensurabile
si affrettò a difenderli:
prese le armi del suo ministero, *
la preghiera e il sacrificio espiatorio dell’incenso;
si oppose alla collera
e mise fine alla sciagura, *
mostrando che era tuo servitore.
Egli superò l’ira divina
non con la forza del corpo, *
né con l’efficacia delle armi;
ma con la parola placò colui che castigava, *
ricordandogli i giuramenti e le alleanze dei padri.
I morti eran caduti a mucchi
gli uni sugli altri †
quando egli, ergendosi lì in mezzo, arrestò l’ira *
e le tagliò la strada che conduceva verso i viventi.
Sulla sua veste lunga fino ai piedi *
vi era tutto il mondo,
i nomi gloriosi dei padri intagliati †
sui quattro ordini di pietre preziose *
e la tua maestà sulla corona della sua testa.
Di fronte a questo lo sterminatore indietreggiò,
ebbe paura, *
poiché un solo saggio della collera bastava.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
Ant. 2 «Come sono stato con Mosè,
così sarò con te – dice il Signore –; *
rianima il mio popolo e non temere:
il Signore tuo Dio non ti abbandona».
Cantico - Sir 50, 5-20
Grandezza del sacerdote di Dio
Sant’Ambrogio, dispensatore di soave eloquio, era argomentatore solido e brillante, dolcissimo e vigoroso nel persuadere, sempre consonante nella vita col suo insegnamento (Cassiodoro).
Ant. 3 Ecco il sommo sacerdote,
che nella sua vita piacque a Dio *
e fu trovato giusto.
Come era stupendo
quando si aggirava fra il popolo, *
quando usciva dal santuario dietro il velo!
Come un astro mattutino fra le nubi, *
come la luna nei giorni in cui è piena,
come il sole sfolgorante sul tempio dell’Altissimo, *
come l’arcobaleno splendente fra nubi di gloria,
come il fiore delle rose
nella stagione di primavera, †
come un giglio lungo un corso d’acqua, *
come un germoglio d’albero d’incenso
nella stagione estiva,
come fuoco e incenso su un braciere, *
come un vaso d’oro massiccio,
ornato con ogni specie di pietre preziose,
come un ulivo verdeggiante pieno di frutti, *
e come un cipresso svettante tra le nuvole.
Quando indossava i paramenti solenni, *
quando si rivestiva con gli ornamenti più belli,
salendo i gradini del santo altare dei sacrifici, *
riempiva di gloria l’intero santuario.
Quando riceveva le parti delle vittime †
dalle mani dei sacerdoti, *
mentre stava presso il braciere dell’altare,
circondato dalla corona dei fratelli †
come fronde di cedri nel Libano, *
e lo circondavano come fusti di palme,
mentre tutti i figli di Aronne nella loro gloria, †
con le offerte del Signore nelle mani, *
stavano davanti a tutta l’assemblea di Israele,
egli compiva il rito liturgico sugli altari, *
preparando l’offerta all’Altissimo onnipotente.
Egli stendeva la mano sulla coppa *
e versava succo di uva,
lo spargeva alle basi dell’altare *
come profumo soave all’Altissimo,
re di tutte le cose.
Allora i figli di Aronne alzavano la voce, *
suonavano le trombe di metallo lavorato
e facevano udire un suono potente *
come richiamo davanti all’Altissimo.
E subito tutto il popolo insieme *
si prostrava con la faccia a terra,
per adorare il Signore, *
Dio onnipotente e altissimo.
I cantori intonavano canti di lodi, *
il loro canto era addolcito
da una musica melodiosa.
Il popolo supplicava il Signore altissimo *
in preghiera davanti al Misericordioso,
finché fosse compiuto il servizio del Signore *
e terminasse la funzione liturgica.
Allora, scendendo, egli alzava le mani *
su tutta l’assemblea dei figli di Israele
per dare con le sue labbra
la benedizione del Signore, *
gloriandosi del nome di lui.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito santo.
Come era nel principio e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
Ant. 3 Ecco il sommo sacerdote,
che nella sua vita piacque a Dio *
e fu trovato giusto.
Kyrie eleison, Kyrie eleison, Kyrie eleison.
V Tu sei benedetto, Signore.
R Amen.
L Benedicimi, Padre.
V Per l'intercessione del vescovo sant'Ambrogio
il Signore ci conceda benedizione e salvezza.
R Amen.
PRIMA LETTURA
Sir 44, 1-15
Dal libro del Siracide
Elogio dei nostri padri
Facciamo l’elogio degli uomini illustri,
dei nostri antenati secondo le loro generazioni.
Il Signore ha profuso in essi la gloria,
la sua grandezza è apparsa sin dall’inizio dei secoli.
Signori nei loro regni,
uomini rinomati per la loro potenza;
consiglieri per la loro intelligenza
e annunziatori nelle profezie.
Capi del popolo con le loro decisioni
e con l’intelligenza della sapienza popolare;
saggi discorsi erano nel loro insegnamento.
Inventori di melodie musicali
e compositori di canti poetici.
Uomini ricchi dotati di forza,
vissuti in pace nelle loro dimore.
Tutti costoro furono onorati dai contemporanei,
furono un vanto ai loro tempi.
Di loro alcuni lasciarono un nome,
che ancora è ricordato con lode.
Di altri non sussiste memoria;
svanirono come se non fossero esistiti;
furono come se non fossero mai stati,
loro e i loro figli dopo di essi.
Invece questi furono uomini virtuosi,
i cui meriti non furono dimenticati.
Nella loro discendenza dimora
una preziosa eredità, i loro nipoti.
I loro discendenti restano fedeli alle promesse
e i loro figli in grazia dei padri.
Per sempre ne rimarrà la discendenza
e la loro gloria non sarà offuscata.
I loro corpi furono sepolti in pace,
ma il loro nome vive per sempre.
I popoli parlano della loro sapienza,
l’assemblea ne proclama le lodi.
RESPONSORIO
R Quest'uomo grande ci fu inviato
perché cessasse la menzogna ariana;
gemma dei sacerdoti, rifulse tra i poeti;
portava le insegne del mondo
e rivestì la divisa del cielo.
V A lui fu detto: «Va’: non come un giudice,
ma come un vescovo governa il popolo».
Portava le insegne del mondo
e rivestì la divisa del cielo.
L Benedicimi, Padre.
V Il vescovo sant'Ambrogio,
che gioiosamente ricordiamo,
interceda per noi presso il Signore.
R Amen.
SECONDA LETTURA
Dal «Trattato sulla penitenza» di sant’Ambrogio, vescovo
(L. II, 8, 71-73: SAEMO 17, 267-269)
«Custodisci il dono che mi hai fatto»
Possa tu degnarti, Signore, di venire a questa mia tomba, di lavarmi con le tue lacrime, poiché nei miei occhi inariditi non ne ho tante da poter lavare le mie colpe! Se piangerai per me, sarò salvo. Se sarò degno delle tue lacrime, cancellerò il fetore di tutti i miei peccati. Se sarò degno che tu pianga qualche istante per me, mi chiamerai dalla tomba di questo corpo e dirai: «Vieni fuori» perché i miei pensieri non restino nello spazio ristretto (Gv 11, 43) di questo corpo, ma escano incontro a Cristo e vivano alla luce, perché non pensi alle opere delle tenebre, ma alle opere della luce. Chi pensa al peccato, cerca di chiudersi nella propria coscienza.
Chiama dunque fuori il tuo servo. Quantunque, stretto nei vincoli dei miei peccati, io abbia avvinti i piedi, legate le mani e sia ormai sepolto nei miei pensieri e nelle «opere morte» (Eb 9, 14), alla tua chiamata uscirò libero e diventerò «uno dei commensali» (Gv 12, 2) nel tuo convito. E la tua casa si riempirà di prezioso profumo, se custodirai quello che ti sei degnato di redimere. Si dirà infatti: «Ecco quello che non è stato allevato in grembo alla Chiesa, non è stato domato fin da ragazzo, ma è stato trascinato a forza dai tribunali, strappato dalle vanità di questo mondo; quello che, abituato un tempo alla voce del banditore, si è avvezzato al cantico del salmista, rimane nell’episcopato non per suo merito, ma per grazia di Cristo e siede tra i convitati della mensa celeste!».
Conserva, Signore, la tua grazia, custodisci il dono che mi hai fatto nonostante le mie repulse. Io sapevo infatti che non ero degno d’essere chiamato vescovo, perché mi ero dato a questo mondo. Ma per la tua grazia sono ciò che sono, e sono senz’altro l’infimo tra tutti i vescovi e il meno meritevole (cfr. 1 Cor 15, 9-10); tuttavia, siccome anch’io ho affrontato qualche fatica per la tua santa Chiesa, proteggine il risultato. Non permettere che si perda, ora che è vescovo, colui che, quand’era perduto, hai chiamato all’episcopato, e concedimi anzitutto di essere capace di condividere con intima partecipazione il dolore dei peccatori. Questa infatti, è la virtù più alta, perché sta scritto: «E non ti rallegrerai sui figli di Giuda nel giorno della loro rovina e non farai grandi discorsi nel giorno della loro tribolazione» (Abd 12). Anzi, ogni volta che si tratta del peccato di uno che è caduto, concedimi di provarne compassione e di non rimbrottarlo altezzosamente, ma di gemere e piangere, così che, mentre piango su un altro, io pianga su me stesso.
TE DEUM
Noi ti lodiamo, Dio, *
ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre, *
tutta la terra ti adora.
A te cantano gli angeli *
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo *
il Signore Dio dell’universo.
I cieli e la terra *
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli *
e la candida schiera dei martiri;
le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico Figlio, *
e lo Spirito Santo Paraclito.
O Cristo, re della gloria, *
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre *
per la salvezza dell’uomo.
Vincitore della morte, *
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.
Soccorri i tuoi figli, Signore, *
che hai redento col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria *
nell’assemblea dei santi.
Salva il tuo popolo, Signore, *
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo, *
Lodiamo il tuo nome per sempre.
Degnati oggi, Signore, *
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia: *
in te abbiamo sperato.
Pietà di noi, Signore, *
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza, *
non saremo confusi in eterno.
TE DEUM
Te Deum laudámus: *
te Dóminum confitémur.
Te ætérnum Patrem *
omnis terra venerátur.
Tibi omnes ángeli, *
tibi cæli et univérsæ potestátes:
tibi chérubim et séraphim *
incessábili voce proclámant:
Sanctus, Sanctus, Sanctus *
Dóminus Deus Sábaoth.
Pleni sunt cæli et terra *
maiestátis glóriæ tuæ.
Te gloriósus *
apostolórum chorus,
te prophetárum *
laudábilis númerus,
te mártyrum candidátus *
laudat exércitus.
Te per orbem terrárum *
sancta confitétur Ecclésia
Patrem *
Imménsæ maiestátis,
venerándum tuum verum *
et únicum Filium,
Sanctum quoque *
Paráclitum Spíritum.
Te rex glóriæ, *
Christe.
Tu Patris *
sempitérnus es Fílius.
Tu, ad liberándum susceptúrus hóminem, *
non horruísti Vírginis úterum.
Tu, devícto mortis acúleo, *
apertuísti credéntibus regna cælórum.
Tu ad déxteram Dei sedes, *
in glória Patris.
Iudex *
créderis esse ventúrus.
Te ergo, quæsumus, tuis fámulis súbveni, *
quos pretióso sánguine redemísti.
Ætérna fac cum sanctis tuis *
in glória numerári.
Salvum fac pópulum tuum, Dómine, *
et bénedic hereditáti tuæ.
Et rege eos, *
et extólle illos usque in ætérnum,.
Per síngulos dies *
benedícimus te;
et laudámus nomen tuum in sæculum, *
et in sæculum sæculi.
Dignáre, Dómine, die isto *
sine peccáto nos custodire.
Miserére nostri, Dómine, *
miserére nostri.
Fiat misericórdia tua, Dómine, super nos, *
quemádmodum sperávimus in te.
In te, Dómine, sperávi: *
non confúndar in ætérnum.
Se all’Ufficio delle Letture seguono immediatamente le Lodi si omettono l’orazione seguente e l’introduzione di Lodi e si recita immediatamente il Cantico di Zaccaria.
ORAZIONE
O Dio, che nel vescovo sant’Ambrogio
ci hai dato un insigne maestro della fede cattolica
e un esempio di apostolica fortezza,
suscita nella Chiesa pastori secondo il tuo cuore,
che la guidino con sapienza e coraggio.
Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio,
che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.
Quando l'Ufficio delle letture si recita nelle ore notturne o nelle prime del mattino, invece dell'orazione riportata si può sempre dire l'orazione seguente:
Allontana, o Dio, ogni tenebra
dal cuore dei tuoi servi
e dona alle nostre menti la tua luce.
Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio,
che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.
CONCLUSIONE
V Benediciamo il Signore.
R Rendiamo grazie a Dio.