MA CHI OGGI PUÒ DIRSI DAVVERO CRISTIANO?

C'è stato, pochissimi giorni fa', un fatto inquietante che ha fatto il giro di tutti i giornali. È un giorno di festa e il sole pare voglia dare vita alla festa con la sua presenza, che invita molti a recarsi alla spiaggia. Fa davvero gola tuffarsi nel mare di maggio: cosa rara. E poi c'è tutta la gioia di ritrovare la libertà dagli ingorghi stradali, traversando la spiaggia in lungo ed in largo come si vuole. Ma...quella festa è totalmente rovinata da una persona che, non si sa per quale ragione, giace cadavere distesa sulla stessa sabbia. Quel cadavere avrebbe dovuto spaventare chiunque: o almeno attirare l'attenzione per avvertire chi di dovere. Ed invece capita l'impensabile: a quel cadavere nessuno rivolge la propria attenzione: come se ne accettasse la presenza con indifferenza: come fosse un ingombro di nessuna importanza, che non merita interesse.

Viene spontaneo chiedersi: "Ma che uomo è mai questo che si diverte alla presenza di un uomo morto, come questo fosse un mucchio di immondizia di cui non vale proprio la pena di interessarsi? E diciamocelo francamente, arrossiamo come uomini di fronte a questi episodi. Che poi non sono i soldi. Le cronache ci parlano che, ogni 30 secondi, muore un essere umano in qualche parte del mondo per la semplice ragione che non si hanno avuto i medicinali per curarlo. Poteva guarire...solo se qualcuno si fosse accorto di lui. Ma nessuno se ne è dato pensiero, preoccupati perché vivano accanto a noi, ma lasciandoli lontani dal nostro sguardo e quindi dal nostro cuore.

E chi si ferma oggi ad interessarsi dell'altro, sapendo benissimo che ogni uomo è nostro fratello? Non c'è nulla dell'uomo, ovunque si trovi, che non faccia parte di noi stessi: come tutti fossimo un corpo solo. E ce lo ricorda Gesù nella descrizione del giudizio universale, quando metterà a nudo il nostro comportamento e verremo giudicati proprio sul nostro agire verso i nostri fratelli, che Dio definisce "Lui stesso".

Avevo fame e mi avete dato da mangiare, ecc."Ricordate cosa dice a coloro che Gli hanno dato da mangiare o da bere o l'hanno accolto? "Venite benedetti del Padre mio nel Regno preparato per voi...Ogni volta che avete fatto questo a uno di questi piccoli l'avete fatto a Me". E "andate maledetti nel fuoco eterno preparato per voi" lo rivolge a chi si è disinteressato degli altri. Altro che inneggiare alla ricchezza, al benessere che se non sono servizio alla solidarietà ed alla carità, sono la negazione dell'essere di Cristo. Cristo è molto duro verso chi fa della ricchezza o del benessere l'oggetto del proprio culto, coltivando così ogni forma di egoismo, fino al deprecabile razzismo, che è "un mettere alla porta", buttandolo sulla strada e nella miseria, chi bussa alla nostra porta. E oggi la tentazione del razzismo e dell'egoismo, nato da una ricchezza senza solidarietà, è oscurare il cielo della speranza per chi cerca nella carità il diritto alla vita. Ricordiamo ciò che Gesù dice a chi di noi ha il cuore chiuso all'amore del prossimo, cominciando da chi ha bisogno, "Guai a voi ricchi, è più facile che un cammello entri nella cruna di un ago che un ricco in paradiso".

Ed oggi Gesù, nel Vangelo ci dà la vera carta di identità dei "suoi", ossia di quelli che veramente sono di Cristo. "Appena Giuda fu uscito dal cenacolo nell'ultima cena, per vendere Gesù stesso (e questo lo faceva perché a Giuda interessavano più i soldi che la vita di Gesù!) disse: " Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri: come io vi ho amato, così amatevi gli uni gli altri. Da questo sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri".

Fa riflettere quel "amatevi come io ho amato voi". Il termine di paragone "come io vi ho amati", mette veramente in discussione tutti. Lui, gratuitamente e liberamente, per trasmetterci l'amore del Padre, si è calato nell'uomo, facendosi uomo fino a prendersi cura di ogni nostra speranza e sofferenza, e non si è fermato a qualche elemosina; ma ha condiviso tutto, eccetto il peccato, fino a dare tutto ciò che aveva, la vita, sacrificandosi sulla croce. Si lasciava prendere dalla commozione di fronte all'ammalato e lo guariva; vedeva la fame di chi lo ascoltava e moltiplicava i pani: piangeva di fronte alla morte di Lazzaro e lo risuscitava. Il Suo non era e non è un amore che si ferma alla superficie, ma arrivava ad aprirci le porte della Sua Casa, il Cielo. E lo fa oggi, ancora, attraverso tanti cristiani che in ogni parte del mondo, "amano i fratelli, fino a dare la vita". Basta allungare lo sguardo sui missionari; sulle tante opere di carità che sono come "fiori di Dio" sparsi su questo mondo annebbiato dalla crudeltà o dalla indifferenza. Come Madre Teresa di Calcutta. Come i tanti luoghi di accoglienza. È lì che Dio annuncia la sua presenza.

E di gente che ha bisogno di amore a tutto campo ce n'è tanta: a volte chiedono un sorriso, una parola, una casa, un lavoro, fino al diritto alla vita... Ce ne sono tanti...tanti...tanti. Ma è facile imbattersi in tanti che sembra non abbiano occhi per vedere o mani per donare. E si chiamano cristiani!

Dio mi ha chiesto di vivere la mia vita di Sacerdote e Vescovo, in mezzo ai poveri. E sono felice perché ogni giorno posso dire a Gesù che lo amo nei poveri. Non c'è giorno che la mia vita non si incroci con chi cerca dignità e serenità. Ed ogni volta cerco di "vedere e amare Gesù".

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