IL GRANDE SEGNO DELL'AMORE

Ricordate cosa vi dicevo all'inizio del tempo pasquale? Vi dicevo che Gesù risorto, oggi, lo si riconosce solo attraverso dei "segni", cioè degli "input" attraverso i quali gli apostoli riescono a riappropriarsi del loro Signore. Così per Maria di Magdala il segno è il tono di voce di Gesù che la chiama per nome, per Tommaso le ferite, per i discepoli di Emmaus il pane spezzato, per Pietro e gli altri la rete piena di pesci. Abbiamo riconosciuto Gesù risorto che ci guida come un pastore nella vita dai piccoli segni di tenerezza con cui cosparge la nostra vita. E oggi... ah, oggi! Osiamo il massimo, diciamo cose inaudite. Siete pronti?

Partiamo allora da una domanda che non fa vincere soldi ma scoprire nuovi orizzonti: "Cosa contraddistingue un cristiano? Cosa lo identifica come tale?"; forza con le risposte: il fatto di andare a Messa? Il fatto di non commettere peccati? Il fatto di pregare? L'8 per 1000 alla Chiesa Cattolica (a proposito: per favore firmate che devo finire di pagare la macchina!)? Cosa, dunque? Gesù dice: dall'amore. Un cristiano si riconosce dal modo che ha di amare, un cristiano lo vedi tra mille per il colore della sua passione, per lo sguardo di tenerezza che ha sulle cose. Dall'amore, solo dall'amore. Non dai vestiti o dalle croci appesa al collo, non dalle abitudini domenicali o dalle sue scelte politiche. Dall'amore, solo dall'amore. Ma un amore che imita Cristo. Occorre ripeterlo e precisarlo, perché nulla di più ambiguo – oggi – si nasconde sotto la parola "amore". Com'è, allora, l'amore cristiano? Un amore dal collo torto e lo sguardo melenso rivolto ad un improbabile Gesù? Un amore fatto di sacrifici o – all'opposto – un amore che giustifica ogni sbaglio?

L'amore dei cristiani è anzitutto un amore ricevuto, accolto. Come una fontana dei nostri villaggi di montagna che riceve l'acqua di sorgente, si riempie e alla fine trasborda per lasciar correre questo amore. Non è sforzo o iniziativa, non facciamo parte del club dei bravi ragazzi. Amiamo, ci amiamo perché siamo amati. Ci scopriamo pensati, dentro un progetto, cercati e svelati a noi stessi, ci scopriamo belli dentro perché illuminati dal Signore, capaci di amare oltre il possibile perché riempiti dall'amore di Dio. Scopriamo che è l'amore e solo l'amore che riempie il mondo e regge l'universo. Ci possiamo amare ed accogliere perché lui per primo ci ha amati e ci ama. Di qui non si sfugge. E – alla maniera di Dio – abbiamo pazienza verso noi stessi: il Signore paziente e misericordioso ci ha dato la vita intera perché possiamo imparare ad amare noi stessi, sapendo che chiusure e fragilità, traumi e paure alle volte limitano la nostra possibilità di amare, ma non la impediscono. Conosco ragazzi finiti nel baratro della disperazione e dell'annientamento con esperienze insostenibili rinascere e imparare ad amare una volta toccati dalla discreta e serena onnipotenza di Dio.

L'amore tra i cristiani è un amore sofferto e faticoso, come raccontano Paolo e Barnaba: un amore che passa nel confronto reciproco (tra i litigi Pietro e Paolo hanno fondato la Chiesa!) Amarsi tra cristiani significa dire: "voglio il tuo bene e mi adopero per realizzarlo", non siamo un club che condivide le stesse idee ma un gruppo di persone scelte da Cristo, non fondiamo il nostro rapporto sulla simpatia ma sulla fraternità e possiamo avere il coraggio del perdono reciproco dicendo: "voglio più bene a te che alle mie ragioni". Quanto dobbiamo lavorare affinché – almeno! – nelle nostre preghiere domenicali si respiri accoglienza e calore e non la noiosa fatica di assolvere a un dovere... Sì. Dall'amore siamo riconosciuti: fuori dalle chiese, in ufficio, al lavoro, a scuola. Un amore virile, duro, a volte, ma reale e leale. Sogno? Utopia? Cristo è morto per realizzare questo sogno, il "suo" sogno che è la Chiesa. Tutto questo costruendo il Regno che Gesù ha inaugurato e che fa dire al Signore: "Ecco, io faccio nuove tutte le cose". Sì: il nostro cuore è nuovo, la nostra vita è nuova perché, amati, possiamo amare.

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