La festa dell’apostolo Mattia ci induce quest’oggi a lasciare ancora una volta la lettura del vangelo di Giovanni per ascoltare un brano del vangelo di Matteo. I capitoli 19-20 del vangelo di Matteo segnano il passaggio di Gesù dal ministero galilaico per arrivare fino a Gerusalemme. Approfittando di questo viaggio, Gesù intende istruire ancora una volta i suoi discepoli su qualcosa che sta a Lui molto a cuore in particolare sull’uso dei beni e sulla ricchezza. Pietro fa una domanda a Gesù: “Noi Signore abbiamo lasciato tutto - e quando Pietro dice tutto intende veramente tutto - abbiamo lasciato le nostre case, i nostri beni, i nostri affetti, il nostro lavoro, che cosa otterremo in cambio?” Gesù risponde con una affermazione molto chiara “Voi siederete con me in trono a giudicare le 12 tribù di Israele, formerete con me un unico collegio giudicante”. Significa allora che gli apostoli che hanno annunciato il Regno di Dio saranno coinvolti anche nell’ultimo giudizio. E questo giudizio avrà come criterio fondamentale l'accettazione o il rifiuto della predicazione apostolica del Regno di Dio. La fede o la incredulità  sono dunque delle scelte storiche che sembrano essere secondo Gesù decisive per la sorte di vita o di morte dell’uomo. Che cosa riceverà l’apostolo come ricompensa e come promessa? Riceverà un’unica ricompensa che ripaga, un dono che supera addirittura ogni calcolo umano; il giudizio finale si rivelerà come un rovesciamento di tutti quei valori che sono tanto cari a noi uomini contemporanei, la casa, i campi, gli affetti. Tutte queste cose sono come pseudo valori rispetto all’unica perla preziosa che è il Signore Gesù, la cui scoperta rivoluziona già fin d’ora il nostro modo concreto di agire.

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