Il breve racconto della guarigione della suocera di Pietro si conclude con un insegnamento importante: "Levatasi all'istante, la donna cominciò a servirli" (v.39). Qui troviamo il significato di tutto il miracolo e di tutti i miracoli. Il fatto che essa si metta al servizio degli altri indica una guarigione molto più profonda di quella dalla semplice febbre del corpo. Ella è liberata da quella febbre che le impedisce di servire e la costringe a servirsi degli altri per essere servita. "Servire" è una parola carica di significati nel Nuovo Testamento. Gesù è il Servo di Dio e dei fratelli, il Giusto che per amore si fa carico del peso della debolezza altrui. Il servirsi degli altri è il principio di ogni schiavitù nel male, il servire gli altri è il principio di ogni liberazione dal male. È nel servire che l'uomo diventa se stesso e rivela la vera identità di Dio di cui è immagine e somiglianza.


Con la parola "servire" il Nuovo Testamento intende l'amore fraterno concreto "non a parole, né con la lingua, ma coi fatti e nella verità" (
1Gv 3,18). Questa è la caratteristica specifica e fondamentale di Gesù, lasciata in eredità ai suoi discepoli prima di morire (Lc 22,24-27; Gv 13,1-17). La liberazione che Gesù ci ha portato non ottiene il suo risultato nella semplice professione della fede, come fanno i demoni (Lc 4,34.41; Gc 2,9), ma nel servire che è la vera liberazione dal male profondo dell'uomo, l'egoismo, che lo fa essere il contrario di Dio che è amore (1Gv 4,8.16). Alle tante domande “Chi conta veramente nella Chiesa?; con quali occhi dobbiamo leggere la storia della Chiesa?; chi dobbiamo guardare per imparare dal vivo il vangelo?”;... la risposta è una sola: A quelle persone "insignificanti" per il mondo, ma tanto significative per i credenti, che servono con umiltà e nel nascondimento. Essi ed esse sono la presenza viva e costante del Signore in mezzo a noi, essi ed esse sono i nostri maestri di vita cristiana. Anche alla fine della sua vita, Gesù chiamerà i suoi discepoli ad osservare una povera vedova che "dà tutta la sua vita" (Lc 21,4) perché imparino da lei la lezione fondamentale del suo vangelo.


Nei vv.40-41 Gesù ci insegna come dobbiamo accostarci ai malati. Prima di tutto per Gesù il malato non è un numero:" egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva", inoltre Gesù si occupa del malato, non del male. Il malato non è un caso clinico o un oggetto di studio: è una persona. All'arrivo di Gesù, il demonio, che è la causa del male, è sconfitto e fugge. Il diavolo conosce la vera identità di Cristo e la proclama, ma la vera fede che salva viene solo dall'adesione del cuore all'annuncio della salvezza (
Rm 10,8-10). E questa adesione del cuore e della vita il demonio non ce l'ha.


Il popolo comincia a seguire Gesù, ma Gesù si sottrae da loro perché la volontà del Padre, che egli ha compreso a pieno di buon mattino nel luogo deserto dove aveva conversato filialmente col Padre suo, lo vuole altrove. Questa volontà del Padre è presentata con le parole: " Bisogna che io annunzi il regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato". Il regno di Dio è esattamente il contrario del regno dell'uomo. Questo regno ci viene donato da Dio in Gesù. Esso non viene né per azione, né per evoluzione, ma solo per umile invocazione: "Venga il tuo regno" (
Lc 11,12).


Nei vv.40-41 Luca ci offre un primo sommario di opere miracolose. Nella storia della salvezza Dio si è sempre rivelato con parole e azioni, e Gesù ora fa lo stesso. Un lungo discorso aveva aperto il suo ministero a Nazaret, una lunga serie di guarigioni conclude ora a Cafarnao la sua attività missionaria. Per la prima volta Gesù si incontra con una folla numerosa di malati, venuti o trasportati da ogni luogo.


I vangeli presentano più spesso Gesù attorniato da folle bisognose di guarigione che desiderose di ascoltare la parola di Dio. In questa circostanza appare come un medico premuroso che si prende cura di ciascuno e impone le sue mani ad uno ad uno dei malati e li guarisce.


I miracoli biblici sono stati visti spesso più come una manifestazione della potenza di Dio che come momenti della salvezza dell'uomo. Essi, invece, sono come delle piccole luci che Dio accende sul cammino dell'uomo per dimostrargli che fa storia con lui, che non l'abbandona a se stesso o in balia del male, ma che l'assiste sempre con la sua paterna presenza. Il miracolo ha pure un significato di protesta contro il male e di annuncio di salvezza presente e futura. Cristo combatte il male con tutte le sue forze e comanda a noi di continuare la sua missione facendo altrettanto, ossia il massimo.


La malattia, la miseria d'ogni genere non sono un bene, ma uno squilibrio che deve scomparire grazie all'operosità congiunta di Dio e dell'uomo.

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